A Delfinolandia con i Kacà e le Olibrì
- Scritto da Marco
- 08.08.2012 19:01.13
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Ricordate la canzone “Se io se lei” di Biagio Antonacci? E’ una vecchia hit “strappamutande” (potete riascoltarla qui http://www.youtube.com/watch?v=6ML30EQ2hts se siete in vena di smielature d’autore o se volete dedicare qualcosa di intenso ad una ex) in cui ci si chiedeva cosa sarebbe potuto succedere se il protagonista, o la sua amata, avessero fatto certe scelte, avessero evitato determinati errori, avessero preso decisioni diverse che avrebbero potuto dare alla loro storia un esito diverso da quello (disastroso) della conclusione finale, del fallimento, della sconfitta.
Solitamente un articolo di sport comincia con la celebrazione dei vincitori. Noi invece partiamo da qui per raccontare l’ottava edizione del Trofeo Città di Cervia, meglio noto come “Delfino” e da molti ribattezzato“il Wimbledon del beach tennis”.
Ogni volta – nelle pieghe di un torneo, specie se ad eliminazione diretta – ci sono episodi, oscurati dai risultati finali, che avrebbero potuto dare sviluppi alternativi ed inaspettati.
Semplicemente e solo… se io… se lei… se loro… parole sicuramente risuonate nella testa di molti usciti sconfitti da “BeachTennisCity”.
Se lui… La nostra “rubrica” si apre con le 3 avversarie della coppia romana più forte, composta da Petrini e Petrucci. Al primo turno Faccini-Angeli vanno sopra un set, lottano nel secondo e si arrendono 10/6 al long. Al secondo turno il veterano ravennate Trubia e Tarlazzi vincono il secondo set, vanno in vantaggio nel long, prima di arrendersi con grande onore e solo 8/10.
Ma il percorso di guerra dei “Petrus” non è ancora finito! Il pronostico li avvantaggia su Totti-Bagnaresi, ma – forse perché intimiditi dal cognome “importante” del loro avversario – vengono a capo dell’ottavo di finale solo dopo aver annullato due match ball (12/10 ancora al long!), mandando anch’essi a casa… ad ascoltare Antonacci.
Poi ci sono due espertoni come Sarti-Barbieri che arrivano a due game dal successo su rivali classici come Mingozzi-Marighella (6/4 e 4/4) prima di subirne la rimonta e di cedere al terzo set. Ma anche i leggendari M&M (pare certa la loro separazione dopo sei anni di trionfi e una storia sportiva ormai già nella storia) avevano in serbo altre scintille: contro Maldini e Cramarossa il quarto di finale èequilibrato e palpitante. Il pubblico si arrampica (non è un modo di dire) ovunque, per seguirlo nel campo laterale designato. Sul 9/6 del long la nuova coppia sembra prossima al colpo del ko, ma arrivano un anticipo a rete di “Mingo” e due aces di “Matrix”. Sì, certo. Occorre sangue freddo. Ci vuole classe. Ci vuole carattere. Ma è anche il caso che, da una nuvola a forma di racchettone, si affacci anche qualche spiritello benevolo…
E se il sardo Paolo Tronci e il milanese Penzaavessero trasformato uno dei match ball del loro sedicesimo di finale contro i già citati Totti-Bagnaresi? Due turni al “Delfino” potevano valere punti e ulteriore prestigio per questi due valorosi globe trotter…
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Se lei… E venendo alle ragazze… cosa sarebbe successo se l’intorpidimento delle supercampionesse Briganti e Olivieri nei sedicesimi di finale fosse durato più della sconcertante mezzoretta iniziale? La mancina DelPasqua e la Gallinari (foto a lato Smash on the Beach) avrebbero sicuramente gradito, ma…niente. E Antonacci anche per loro.
E se Gadoni-Curzi avessero messo la palla giusta nella chiusura thrilling del quarto di finale contro le amiche Bacchetta-Spazzoli (10/8 al long)?
E se le brasiliane Cortez-Barijan avessero avuto lo spunto necessario per lo sprint agli ottavi su Daina-Bellagamba? Sarebbe stata una nota internazionale che (ci comprenderanno le nostre conterranee per le quali sempre e comunque tifiamo) avrebbe dato lustro al nostro gioco. Come si chiama l’Antonacci brasiliano? (assaggio di campo centrale anche per le gemelle reunionnaises Horeau, ma niente Antonacci, visto il maltrattamento senza attenuanti rifilato dalle “OliBrì” mondiali).
E se Elisa Marino (con Ridolfi) avesse messo nel carniere della sua lunga carriera anche il tie-break del primo set dei quarti contro Bonadonna-D’Elia? Ma lei preferisce altri cantanti…
E se Sofia Cimatti, con le attenuanti dei suoi begli anni verdi, fosse riuscita a giocare più di un set come il primo della finale, ricco di bum-bum imprendibili con il suo bilanciere armato?
Chi canta e chi no. Non è stato un Delfino solo di rimpianti, naturalmente. La copertina va a Michele Cappelletti e Luca Carli, che lo hanno vinto tritando tutto il tabellone proposto nel loro spicchio. Un power beach tennis che travolge avversari come birilli. Che parte dal servizio (per entrambi super), ma che si è affinato nel palleggio, con quella soluzione in smash in salto che toglie agli avversari qualsiasi velleità di pallonetto, pena rischio-dentiera e obbligo di ascolto di Antonacci.
La prima edizione del Delfino la vinse nel 2005 il padre di Miky, Stefano “Pelacc”, in coppia con Zamagna. Era davvero un altro mondo, un racchettone fatto di pane e salame e di tanti sogni.
Oggi, su un centrale ancora imbullonato (duemila persone: che meraviglia meravigliosa!) con fotografi di ogni testata, con la TV, con gli sponsor, con l’ufficialità ITF, con internet, con materiali avveniristici, con i giocatori stranieri… quel primo titolo del pur ancor pimpante Pelacc (scatenato nel tifo in tribuna) vale i gol di Meazza in confronto a quelli di Messi.
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Nell’arena centrale – fino all’ultimo minuto “sul pezzo” – c’erano ancora Paolo Tazzari e Marco Garavini, come nelle due precedenti edizioni, quando vinsero. Ora cedono le armi, abbracciano gli avversari chiudendo in fairplay le battaglie agonistiche portate avanti in campo.
La “sigla” di Tazzari. Paolo si dice sicuro: “non giocherò più”. “Queste tre finali – aggiunge – mi lasciano ricordi fra i migliori della mia carriera”. Ma non sono mai state le chiacchiere il forte di “Tazza”. Nel terzo set il punteggio era 2-5, c’era aria di abdicazione e di fine avventura. Serviva una… “sigla”. E allora Tazza va in battuta e tira quattro colpi di biliardo all’angolo, liftati, a scavalcare. Quattro aces, gioco a zero!!! I giovani avversari raccolgono da terra la pallina. La vittoria è rimandata di poco, ma la sigla è degna del finale di carriera di un campione inimitabile e merita anche l’applauso dei “Kacà”.
Ragazze d’oro. Le belle ragazze sono il “sale” di ogni evento di spiaggia. E parlare di sale a Cervia non è un caso (qui se ne produce una qualità rinomatissima). Al Delfino ce n’erano tante: gladiatrici in campo con i racchettoni, attraenti in tribuna e fra gli ombrelloni con i fisici addolciti dagli ozi e dai divertimenti.
Alla fine (e sono tre volte consecutive) i sorrisi più larghi sono ancora delle insuperabili Simona Briganti e Laura Olivieri, le “Olibrì”, capaci (si vede la mano dell’allenatore Tazzari) di inventarsi variazioni al loro gioco regolare e pulito, come quella di battere a campanile per neutralizzare le risposte spinte di Visani e Cimatti, che le hanno comunque spaventate a lungo. Pare pronostico di quelli facili, dire che la sfida fra queste due coppie non finirà certo qui… Ci saranno sicuramente altre canzoni. Altro che il lamentoso Antonacci…
Perché il Delfino è il Delfino. E ormai sappiamo che finisce sempre così: i tanti volontari esausti, ma felici, il pubblico a caccia di autografi e foto ricordo, le autorità locali che si fregano le mani nel vedere come “questi matti” del BT Cervia pensino a tutto, facendo fare alla località un figurone mondiale con un evento totalmente “autoprodotto” e a costo (per loro) zero.
Paolo Caponigri (in arte “wikibeach.it” foto dal suo facebook) si gode rilassato il frutto di mesi di stressante preparazione e ci spiega la sua rasserenante filosofia: “Ho capito che, contro ogni ogni decisione che prendi con coscienza ed equilibrio, c’è sempre un ragionamento buono e condivisibile che suggerirebbe la decisione contraria. Chiarito questo si va avanti cercando di fare del proprio meglio”.
Linea verde. Premi per tutti, anche per i ragazzini (under12, 14 e 16) che per 9 giorni hanno calpestato le sabbie nobili cervesi con i tornei di categoria. Li hanno ritirati dal presidente AGB Buccelli fra i boati dell’arena centrale. Un giorno riusciranno ad entrarvi dalla porta principale, nel giorno della finale di un Città di Cervia? Antonacci lo chiederebbe ad ognuno di essi con il suo stile: caro ragazzo… sotto quale cielo pensi al tuo domani?
NUMERI E NUMERI della finale (rilevazione con Bullor System)
CAPPELLETTI-CARLI b. TAZZARI GARAVINI 2/6 7/5 6/3
Punti complessivi 87 a 78
Durata set 24′ 47′ 35 . Totale 113′.
Punti individuali: Cappelletti 33 (13 battute, 13 attacchi, 4 colpi bassi, 2 lob, 1 corta) con 16 errori punto (di cui 7 battute).
Carli 29 punti (17 batt, 6 att, 2 c.b, 1 lob, 1 corta) con 15 errori (5 battute).
Garavini 31 punti (12 batt, 8 att, 4 cb, 6 difese, 1 muro) con 11 errori (4 battute)
Tazzari 25 punti (11 batt, 2 att, 7 cb, 2 lob, 1 corta, 2 muro) con 5 errori (2 battute).
Curiosità: Luca Carli ha mantenuto tutti e sette i suoi turni di servizio, in taluni casi risolvendo la situazione di 40pari con una battuta vincente.
I quattro errori di Garavini al servizio sono concentrati in un unico game.
Nove situazioni di 40pari: zero nel primo set, 5 nel secondo (3-2 per Ca-Ca), 4 nel terzo (3-1 per Ca-Ca)