Il secondo Sanremo di Claudio e la Grande Bruttezza
Ho atteso qualche giorno per esprimermi sulla polemica nata a Sanremo per le dichiarazioni di Claudio Baglioni sul problema dei migranti. Ho voluto metabolizzare almeno una parte del dolore che la vicenda mi ha creato e che si aggiunge alle spine che mi tormentano ogni giorno sin da quando – ed ero bambino – presi coscienza dell’atroce condizione di miliardi di persone, a prescindere dal fatto che se ne stessero a soffrire e morire in qualche luogo lontano del mondo o che, come accaduto negli ultimi anni, trovassero il modo di spingersi ai confini di casa mia per cercare una risposta e un futuro alle loro sofferenze.
Vediamo di schematizzare, come piace fare a me, anche per argomenti che sono davvero ardui da descrivere sinteticamente, in lunghezze compatibili con la bontà di chi mi vorrà leggere.
- Claudio Baglioni parla di “imbruttimento del mondo” ed è titolato a farlo, perché ha cosparso di arte e bellezza i 50 anni del suo percorso artistico. Ha insegnato a vivere le gioie dei rapporti sentimentali, a conoscere il buio profondo che nasce alla fine degli stessi. Ha parlato, scritto e soprattutto cantato con grazia e gentilezza di natura, vecchi, bambini, animali, piante, oggetti, viaggi, popoli, sport, storia, religione, arte. Ha sempre fornito chiavi per un’esistenza migliore delle persone intese come comunità e come singole individualità. Non gli si ricordano gesti o parole “brutte”. Lo ritengo il miglior intellettuale italiano vivente. Ammetto che il mio parere conta poco, perché non conosco in modo approfondito l’opera di tutti gli intellettuali italiani. Però sono convinto che se non il migliore in senso assoluto (concetto che, in una materia del genere, non può esistere) almeno il più utile socialmente, il più funzionale ad un’Italia e ad un mondo migliore, perché detentore (grazie alla popolarità dei suoi inni all’amore) di una credibilità presso il grande pubblico che nessun altro “intellettuale” può vantare.
- Alla denuncia di “imbruttimento” buona parte del pubblico ha risposto in modo “brutto”, confermando le parole di Claudio. I suoi oppositori hanno messo immediatamente mano a quel sacco di livore e aggressività che quasi ogni italiano sembra avere a fianco alla scrivania o al telefonino quando accede ai mezzi di informazione o ai social. E’ nata contro Claudio una delle tante “gare all’insulto” che caratterizzano il nostro tempo. Gli insulti più appuntiti, le vignette più sarcastiche, il male vomitato come se scriverlo sul web servisse a togliercelo dal cuore, dove non vorremmo più farlo stare, ma dove se ne riproduce una quantità che sembra inesauribile
- I sostenitori di Claudio sono stati ovviamente più garbati, perché avvezzi alla bellezza di cui sopra vi parlavo. Eppure anche fra loro si sono avute rabbiose competizioni all’insulto (di segno opposto, ovviamente, verso chi aveva lanciato il primo “attacco”). Fra questi insulti trovo sgradevoli soprattutto quelli che richiamano all’aspetto fisico. Come se attaccare Claudio perché “è di plastica” fosse sacrilegio, mentre attaccare la nuova direttrice di RaiUno perché “è una bruttona” fosse chic e opportuno. Se il confronto viaggia su questi binari dopo pochissimo tempo sarà difficile distinguere chi aveva una primitiva “ragione”, perché la merda si alza e schizza dappertutto e non permette più di ricordare chi all’inizio fosse il più “pulito”.
- Si è parlato di “un’imboscata”, di un tentativo deliberato di creare gazzarra intorno alla figura di Claudio per poterlo rimuovere da quel punto apicale di attenzione e di interesse popolare che è il Festival di Sanremo. Si è parlato di “fascismo”, per la volontà del “potere” di imporre i propri servi. Non è così. Questa orribile Italia è tutto meno che fascista. Il fascismo era (ed è, dove c’è) la prepotenza armata di pochi contro i molti. Qui in Italia non è così. Non sono pochi quelli che urlano a Claudio. La direttrice di RaiUno è la rappresentante politica, culturale e morale di tantissimi italiani. Di una maggioranza, almeno relativa, degli italiani. Fa il suo lavoro. Rappresenta quelli che lei pensa essere i valori centrali del Paese, le persone che l’hanno portata a ricoprire quel ruolo. Il mandato non è “fascista”, non è il diktat di un tiranno, ma l’espressione di un’opinione popolare largamente diffusa ed espressa con un voto popolare del tutto libero e democratico (altro che fascismo). La direttrice di RaiUno fa il suo lavoro di direttrice di RaiUno. Il suo “editore di riferimento” (questa espressione fu resa famosa da una dichiarazione di Bruno Vespa) sono i milioni di persone che votano per la Lega, che ritengono la difesa armata del territorio nazionale la via “giusta” per risolvere il problema dei migranti e ritengono loro fieri avversari coloro che hanno altre idee.
- Lo scagliarsi del web contro Claudio non è solo frutto della sua opinione sui migranti. Questa società ha ormai imparato a diffidare dei migliori, dei bravi, dei colti, dei capaci, degli studiosi, dei meritevoli. Il desiderio è di appiattire, di trovare nella politica, ma anche nella cultura e nello spettacolo, non tanto i “bravi”, quanto “quelli come me”. Un fenomeno nato con i primi reality show, dove i protagonisti non erano più quelli che “sapevano fare qualcosa” (cantare, ballare, far ridere, giocare, ecc), ma quelli che non sapevano fare un cazzo di niente, che mettevano in scena solo la loro mediocrità, quei limiti che sono propri di ognuno di noi, permettendo ai telespettatori di diventare a poco a poco orgogliosi di essere stupidi, di essere sleali, di essere squallidi, di essere bugiardi. Il principio si è esteso in politica. Nella “prima repubblica” il popolo votava i politici scegliendo i “migliori”, quelli lontani dalle bassezze del popolo stesso. Gente come Moro, Berlinguer, Andreotti, Nenni, Saragat erano quanto di più lontano dalle abitudini quotidiane delle persone che li votavano. Vestivano diversamente, parlavano diversamente, avevano passatempi diversi da quelli del popolo. Li si sceglieva come dire “io sono un operaio e vado in fabbrica, tu sei un politico e devi far andar per il verso giusto tutta la baracca”. Oggi (non solo in Italia) sembra dominare il concetto di “uno di noi”, di uno che sbavi per la figa, che strepiti per la squadra di calcio, che riduca il confronto politico a slogan da stadio, che parli un italiano basic, che non abbia studiato, che non abbia meriti, che non si distingua per alcun valore speciale, che si mantenga informato con i tweet, con l’informazione di grana grossa, con le catene di fake news. Che sia un coglione come noi, insomma. Viene visto con sospetto chi propone stili più alti, più nobili, più complicati, meno immediati. Claudio è uno di essi. Finché “canta” è l’idolo di tutti (“pensi a cantare” gli ha scritto il ministro dell’interno, icona vivente di quanto dicevo prima), ma appena deraglia e si propone per ruoli più alti genera l’insofferenza di molti. Chi cazzo si crede di essere. E via al livore del web, anche se si è stati trasognati ad ascoltare il mare, accoccolati fino ad un minuto prima, rapiti e portati in un mondo di bellezza e grazia dalla voce di chi ha capito tante cose. Gratitudine zero. Cuore zero. Solo stomaco, solo pancia, solo viscere. Solo tristezza infinita.
- Maestro e fratello Claudio sto preparando le valigie. Arriverò anche quest’anno a Sanremo. L’anno scorso la mia povera presenza voleva essere quella di un soldatino che dava un’umile mano ad una battaglia artistica, che doveva portarti ad un ulteriore passo nel riconoscimento di un ruolo “carducciano” di vate degli italiani, di saldo riferimento per tutti gli amanti delle arti popolari. Ed è stata una battaglia vinta con modalità trionfali che sono andate persino al di là delle mie aspettative. Quest’anno sarà più dura. Quest’anno c’è da battersi contro i demoni del mondo e con la parte più nera di ognuno di noi. Un liquore di malvagità che sembra dilagare nel sangue di ciascuno di noi come probabilmente mai era successo, almeno negli anni che ho vissuto io.
- Inutile prendersela con i politici. I politici non contano niente. Tra poco saranno presi a calci e mandati via, come tutti i loro predecessori. Sono i popoli che devono migliorare. Popoli migliori eleggono politici migliori e determinano un Paese migliore. Le chiavi per migliorare i popoli sono le arti popolari: la canzone, il cinema, lo sport. Lì c’è la base di tutto. Lì c’è il modo di diventare italiani migliori. Per quello ritengo che l’intellettuale italiano più importante sia un cantante. Se diventiamo migliori, se ognuno di noi diventa migliore, meno avido, meno egoista, meno sicuro che tutto quello che possiede gli “spetti” veramente, poi arriva la primavera, le felpe si ripiegano nel cassetto, la Terra torna a curvarsi, le cose vanno a posto.
Stupenda sintesi del nostro quotidiano Amare, Sperare, Lottare e ricevere delusioni enormi e dolorose! Ma non mi importa. Il mio cuore e la mia fiducia restano intatte e salde nella mia parte piú profonda: la mia Anima. E una delle sue parti migliori appartiene a Claudio. Grazie
Marco irraggiungibile come al solito. Aria fresca da vetta alpina, da respirare a pieni polmoni.
Un grande discorso che va dritto al cuore. Complimenti! Io però sono fiduciosa, alla fine sarà la musica a vincere,ci ritroveremo tutti nelle notti di note, cantando insieme, perché solo la musica riesce ad innalzare i cuori!!
Complimenti. Bellissimo pezzo. Tristemente vero.
….poi arriva la primavera, le felpe si ripiegano nel cassetto, la Terra torna a curvarsi, le cose vanno a posto……’ Grazie Marco, come sempre riesci a portare bellezza nelle tue parole! #iostoconClaudio
hai il dono della parola ed è da tempo che lo sappiamo , un immagine purtroppo molto obbiettiva della barbarie di questi tempi , ed uscirne sarà dura , sembra evidente che non si riesce a gestire la democrazia in modo profiquo ” Sono i popoli che devono migliorare ” a questo ahime si arriva dopo eventi molto trumatici .