Dopo 33 anni lascio la CGIL
Cari amici e care amiche del mio ex sindacato, buongiorno.
Avrei voluto fare in presenza questo mio ultimo intervento da iscritto alla CGIL, ma non mi è stato possibile, perché il mio ex sindacato ha posto un miliziano di guardia all’entrata dell’assemblea per verificare la mia certificazione medica, pronto a non ammettermi se non l’avesse trovata adeguata.
Peraltro, una volta entrato, sarei stato costretto ad indossare un ridicolo e osceno straccio davanti alla faccia che avrebbe impedito, innanzitutto a me stesso, di prendere con serietà le cose che avevo da dire.
Il tutto con il pieno consenso ideologico del Segretario Generale Landini e della maggioranza dei dirigenti e degli iscritti, in mezzo ai quali mi rendo conto di essere percepito come un corpo estraneo e ostile.
Riconsegno oggi la tessera della CGIL il sindacato nel quale ha militato attivamente mio padre operaio dal 1959 e quello a cui mi sono iscritto nel 1988 e nel quale ho svolto una modesta attività, versando però sempre regolarmente la quota, nella convinzione di dare un contributo ad una forza nobile del panorama economico e sociale del nostro Paese.
Rimango incredulo di fronte ai tempi che stiamo vivendo e alla mutazione genetica che il mondo ha vissuto negli ultimi mesi. Dal primo giorno non l’ho mai percepita congrua ai pericoli connessi alla crisi sanitaria dovuta alla malattia virale che ci ha colpiti.
Per combattere tale crisi sanitaria gli esseri umani hanno ritenuto opportuno offrire ogni tipo di sacrificio sull’altare pagano della malattia. Si sono privati o fortemente limitati nelle libertà democratiche, politiche, sindacali ed elettorali sancite dalla Costituzione, della libertà di movimento, di associazione, di vita scolastica ed universitaria, di espressione culturale, musicale, sportiva, ludica, religiosa eccetera. L’imposizione dello straccio infame davanti al viso ha scavato un solco di insicurezza e di instabilità, trasformando ogni persona sana in un potenziale nemico della nostra salute e di quella dei nostri cari. La tradizione occidentale di aprire ogni incontro di lavoro, di amicizia, di affari con l’esibizione della mano destra disarmata e l’atteggiamento sorridente del viso è stata sostituita da osceni saluti col gomito e da frasi farfugliate e depotenziate pronunciate dietro mascherine, generatrici di un immediato ed esplicito messaggio di diffidenza e distacco.
Avrei trovato tutto questo orrendo e deplorevole ANCHE SE fosse servito in qualche modo a contenere il problema sanitario. Figuriamoci se ogni evidenza, di chi ha cuore e onestà intellettuale per riscontrarla, ci dice che tutto quello che ci è stato imposto – e che forse ci siamo noi stessi imposti, con furore psicotico – è risultato inutile e finanche dannoso.
Il mio ex sindacato non ha mai eccepito nulla nelle linee di condotta di un Governo che si è macchiato di crimini bestiali per i quali mi auguro che arrivi presto il giudizio della Magistratura, della Storia e, per chi ci crede, di Dio. Ha contribuito alla morte diretta delle persone attraverso la negazione delle cure, ha bruciato cadaveri che avrebbero fornito risposte alle perplessità dei medici, ha rifiutato strade alternative di lotta al problema sanitario proposte in altre Nazioni; ha negato al popolo lo sport, la vita all’aria aperta, le piazze, le campagne, le spiagge, le montagne, le pinete, fiere alleate del sistema immunitario; ha viceversa costretto ad una vita rinchiusa, bulimica, spaventata, psicotica, rincoglionita e segaiola un popolo che non ha avuto forza per reagire, forse perché segretamente e perversamente attratto da questo progetto di nuova normalità domestica, digitalizzata, distanziata, anaffettiva, sociopatica e ipocondriaca.
Il mio ex sindacato non eccepisce che da oltre un anno un kapò prelevi all’entrata il dato sensibile della mia temperatura; il mio ex sindacato non mi ha difeso da un provvedimento disciplinare di sospensione senza stipendio adottato nei miei confronti da questa Direzione che ha autonomamente e immotivatamente modificato le linee di comportamento che la Direzione Generale aveva chiaramente fornito con formazione video da noi tutti obbligatoriamente fruita con attestazione di firma impegnativa di osservanza.
Ora, il mio ex sindacato, avalla la messa fuori legge di milioni di cittadini e di un 15% del proprio corpo-iscritti (percentuale che sarebbe molto più ampia se ai lavoratori fosse stata concessa una scelta veramente libera del proprio percorso di prevenzione sanitaria e non una scelta condizionata da paura e ricatti) . Un 15% che viene ritenuto nemmeno degno di accedere al luogo di lavoro, quel lavoro che è strumento di realizzazione della dignità di ciascuno, quel lavoro che è strumento di sostentamento di ogni lavoratore e delle rispettive famiglie, senza che mai sia stato chiarito quale futuro economico e sociale spetti a queste persone perbene, sane e oneste che vengono marchiate al vergognoso fuoco della discriminazione per scelte individuali sulla tutela del proprio corpo, dichiarate sacre e inviolabili dalla nostra Costituzione, con metodi mai usati nella storia della Repubblica e simili a quelli attuati nei periodi antecedenti, i più bui della nostra Storia.
Metodi che hanno devastato il tessuto sociale del Paese e i rapporti fra connazionali, fra colleghi, fra familiari, fra amici, fra coniugi.
Nulla vale tale devastazione! Nemmeno se fosse utile al miglioramento della situazione sanitaria del Paese. Figuriamoci se è pateticamente inutile come ogni evidenza dimostra.
Da un anno e mezzo attendo che il mio popolo esca da questo strano vortice in cui è stato sospinto da un concentrato di forze alleate: un potere politico che ambisce al controllo; un potere di grandi multinazionali farmaceutiche che ambisce agli utili; un sistema di mass media oscenamente allineato al potere che ambisce agli ascolti e ai consensi… ma un popolo rapito dall’ammaliante seduzione che si possa sbarcare più rapidamente in un futuro con regole sociali diverse che ha contagiato – come una vera pandemia – menti anche intelligenti, nobili e sensibili, come tante di quelle presenti a questo incontro.
Nuove regole sociali che mi disgustano e contro le quali mi batterò fino all’ultima energia.
Ringrazio i compagni del mio ex sindacato per il percorso fatto insieme e mi dichiaro pronto a riprenderlo appena saremo usciti da questo incubo.
Complimenti alla chiarezza ed alla lucidità di quanto esposto che condivido pienamente peraltro.
Spero che un giorno ognuno paghi per i propri comportamenti in ogni sede competente e non, legale, morale ed anche per chi crede nelle dimensioni future.
A presto