“Lo leggerò stasera…”
Una mezzoretta di piacevole conversazione. A bassa voce, come in un salotto di amici, come avevo sempre sperato che succedesse, semmai doveva succedere.
Poi, in una piccola pausa, l’occasione per buttare lì un sorriso, uno scherzo.
“Claudio, ho scritto un libro che parla anche di te. Te lo vorrei regalare. Così io non ho un tuo autografo, ma tu adesso potrai averne uno mio”.
Risatine come monete e battutine di circostanza da parte dei presenti.
Claudio – di scatto e di sua iniziativa – si alza dalla poltrona di fronte a me su cui si stava godendo il meritato riposo del guerriero, dopo 3 ore di show fantastico e adrenalinico. Si viene a mettere nella posizione che vedete nella foto. E, con la coda dell’occhio, manda un perentorio cenno di intesa alla coppia di amici che ci aveva introdotto.
Lui si chiama Diego. Lo chiamerei Diego della Vega, per la prontezza con cui interpreta il cenno di Claudio che suggeriva e autorizzava la foto, come se capisse l’importanza che avrebbe avuto per me.
Don Diego estrae rapidamente la sua “spada” (il telefonino) e realizza questa immagine che mi fa preziosa compagnia da tre anni.
“Non mi ero portato dietro niente da leggere, quindi posso cominciarlo stanotte”.
Eh, sì… addirittura! (sì, addirittura… so per certo che lo fece).
“Al maestro e fratello Claudio, l’uomo della mia storia a-canto”.
“Bella!”
“Lo so che è bella. L’hai scritta tu”.
Quando usciamo li guardo incredulo, come si guardano le persone che non basterà la vita a ringraziare. Loro mi guardano felici di avermi fatto felice.
Una fatina buona, don Diego della Vega e un brandello di infinito.
Che serata!