Cinquantottesima allerta meteo
1 settembre 2022. Cinquantottesima allerta meteo proclamata dal Comune in cui vivo nel corrente anno.
Solita liturgia di avvisi e raccomandazioni. Potrebbero mettere anche “amen” alla fine, ci starebbe bene per quella che è diventata la preghiera laica ad un moloch soprannaturale e onnipotente: il “satellite che ci prende sempre” (anche se non ci prende praticamente mai).
C’è qualcuno fra i numerosi amici giornalisti che mi legge, che si prende la briga di fare una statistica degli esiti di questi avvisi che la “scienzaaahh” metereologica ci ha propinato con questa insistenza?
A spanne ve lo posso fare io: su 58 giorni di allerta proclamata ce ne saranno stati almeno (almeno) una trentina in cui non è accaduto niente. Niente. Capito? Niente, nada nisba, nulla. Come stavolta. Non ha mosso una foglia, non ha fatto una goccia. Niente.
In altri casi, diciamo, 25, ci sono stati fenomeni (vento o pioggia) estremamente moderati e limitati, tali da non giustificare alcun tipo di allerta (a meno che non si voglia sdoganare il concetto che una pioggerellina debba determinare un’allerta).
In tre casi (sono generoso) è accaduto qualcosa per la quale era opportuno avvisare la popolazione, le imprese, le forze dell’ordine affinché mettessero in sicurezza cose, persone, arredamenti, animali, macchinari, ecc. In alcuni casi, al contrario, anche in anni recenti, tali eventi disastrosi si sono verificati proprio in momenti in cui non era stata nemmeno proclamata l’allerta.
Quindi la percentuale di efficacia è di 3 su 58, il 5,17%. La percentuale di errore è del 94,83%.
Un po’ di domande:
- Prima domanda: ma non vi vergognate proprio mai mai mai mai?
- A cosa serve un servizio che sbaglia il 94,83% delle volte? Chi di voi fa un lavoro che permette di sbagliare il 94,83% delle volte?
- Quanto costa alla collettività? E’ congruo mantenerlo in essere?
- Le allerte vengono proclamate un giorno ogni tre. Voi cosa fate di particolare quel giorno che c’è l’allerta? Vi comportate in modo diverso? Quanti modificano il loro comportamento in base all’allerta? Se sono in pochi a modificarlo non sarebbe meglio che costoro si procurassero in proprio la notizia della previsione meteo (peraltro sbagliata) utilizzando i facili e gratuiti mezzi elettronici di cui oggigiorno tutti dispongono?
- Nelle occasioni in cui vi sono stati eventi metereologici devastanti, che avrebbero meritato un VERO provvedimento di allerta, vi risulta che i toni usati dal “servizio” siano stati diversi da quelli usati quando si è verificata una innocua pioggerellina o addirittura niente del tutto?
- Non sarebbe meglio sostituire l’attuale “servizio” di allerta che viene emessa con 24 ore di anticipo, con un’allerta circostanziata, ad alta percentuale di veridicità emessa una o due ore prima degli eventi che si prevedono pericolosi? Con l’attuale interattività sarebbe un tempo sufficiente per informare tutti e consentire a tutti di attuare i comportamenti più congrui.
- Perché i siti che sbagliano nel 94,83% dei casi fanno fatturati da capogiro?
E passiamo agli aspetti psicologici (psicotici?)
- Perché consultate compulsivamente le previsioni (sbagliate) del tempo? Quanti di voi svolgono un’attività per cui è assolutamente necessario conoscere in anticipo il tempo che farà?
- Perché molti dicono “Oramai con i satelliti possono dirti esattamente a che ora comincia a piovere e quanti millimetri di pioggia farà”, ma pochi minuti dopo la stessa persona potrebbe dire “Ah, con queste previsioni non ci si capisce mai niente, le cambiano sempre e non ci prendono mai”? Ma il risultato finale di qualsiasi pensiero è che un occhio quotidiano (o anche pluri quotidiano) al meteo lo danno praticamente tutti?
- Perché molti dicono con grande convinzione di saper distinguere i fantomatici siti che “ci prendono” da quelli che “non ci prendono mai”, dimostrando così la perversa abitudine di frequentare anche i siti che “non ci prendono mai”? I siti che “non ci prendono” non farebbero meglio a chiudere e occuparsi di raccolta di barbabietole (cercano sempre gente) oppure ad attrezzarsi per ricopiare le info dai “siti che ci prendono”?
- Chi dirama le allerte si basa su siti che ci prendono o che non ci prendono?
- Perché molti dicono “il tempo non si può prevedere con più di tre giorni di anticipo” ma subito dopo vanno a vedere che tempo farà fra una settimana?
- Perché quelli che dicono “il tempo si può prevedere con ottima approssimazione per le 48 ore successive” non traggono alcuna forma di insegnamento dal fatto che questa frase risulta ripetutamente smentita dai fatti?
- Avete mai visto un Gran Premio di Formula Uno o una gara di vela in cui il servizio meteo sbaglia la previsione di lì a poche ore o a pochi minuti?
- Avete sentito quel telecronista di tennis che disse “Su Parigi non dovrebbe esserci pioggia, alla luce delle previsioni meteo che, in Francia, sono particolarmente affidabili…” e sull’ultima parola della frase cominciare a fuggire perché stava arrivando un tifone?
- Non concordate sul fatto che una previsione che viene continuamente cambiata (con termine tecnico si dice che le condizioni vengono “costantemente monitorate”) sia, oggettivamente, una previsione sbagliata?
- Non trovate che anche se (anche se) il servizio fosse una semplice approssimazione (“ti dicono più o meno il tempo che farà… è chiaro che non possono essere precisi al minuto…”) la notizia del tempo che “forse” farà sia di scarsissima utilità e non permetta sostanzialmente alcun tipo di scelta sul da farsi se non il fatalistico “speriamo bene”?
- Può essere che molti trovino perversamente divertente il sentirsi in una situazione di emergenza?
Badate bene che stiamo parlando di un argomento frivolo. Ma questo meccanismo diabolico è stata la base per… no, va là, non ve lo dico. Buon week end.