Agropoli 2023 – Vittoria e futuro

Agropoli-Torchiara, maggio 2023, Ravenna vince il titolo nazionale juniores di pallavolo dopo 30 anni.

Appunti di viaggio di chi, anche stavolta, c’era…

 

AGROPOLI. Bellissima località, accogliente, ordinata, rassicurante ma viva, anche la notte. Ha organizzato 5 finali nazionali giovanili negli ultimi 10 anni, mentre Ravenna 0 (zero) in trent’anni. Mi sono fatto spiegare qualcuno dei loro segreti, magari prima o poi…

TORCHIARA. Località vicina arrampicata su un greppo usata come sede alternativa di alcune partite. 1800 abitanti, nessuna squadra di vertice e palasport da 2500 posti. E questo, invece, rimane un mistero…

LA STORIA: Campionati Italiani Under19. Ovvero la competizione giovanile più importante nella pallavolo maschile. Ravenna l’ha vinta a ripetizione negli Anni Sessanta, una volta a metà degli Anni Settanta (organizzando la finale in casa, ultima volta che successe…) e a ripetizione negli Anni Novanta (con i soldi del Messaggero, la direzione sportiva di Skiba, un giovane ambizioso come vice, mi pare che si chiamasse Marco Bonitta, un lungagnone veneto in campo, mi pare si chiamasse Vigor Bovolenta…). Poi si è lavorato sempre bene sui vivai (qualche titolo in categorie minori e varie finali) ma senza i soldi ferruzziani non è più riuscita la raccolta dei migliori talenti italiani e lo scudettone giovanile non era arrivato più.

LE PREMESSE. Alla finale del 2022 la squadra ravennate (quasi lo stesso gruppo di quest’anno) perse ai quarti di finale contro Monza, in un match molto combattuto, arrivando al quinto posto finale. Nello sport ci sono regole di prudenza e di scaramanzia, ma il pur esperto Marco Bonitta fu da subito chiaro: “I nostri ragazzi rimarranno in categoria un altro anno, sono certo che il prossimo anno vinceremo noi”. E, anche in occasioni pubbliche, non ha mai nascosto il ruolo di favorito che sentiva di avere.

LA VIGILIA. La Romagna ha vissuto il mese di maggio più tragico del Dopoguerra. I riflessi ci sono stati anche per la squadra. Un giocatore ha avuto la casa allagata, altri hanno visto da vicino la devastazione e hanno lavorato per aiutare. Gli allenamenti sono stati sospesi qualche giorno e ripresi nella lontana Cesenatico. Non certo il modo migliore per prepararsi, ma forse un’occasione per darsi una motivazione in più, per battersi per qualcosa di più alto di una vittoria sportiva.

IN CAMPO. Nella prima giornata, venerdì, i ravennati hanno battuto Padova e Treviso (avversarie storiche) con una dimostrazione di forza quasi imbarazzante. A qualificazione acquisita sono entrate in campo tutte le riserve (i ragazzi dell’under17) che non hanno fatto mancare la vittoria. Alessandro Bovolenta ha espresso un gioco di altezza e potenza fuori portata.  Bonitta a bordo campo mormorava “lui fa un altro sport…”.  Sembrava dover essere tutto facile. Una marcia trionfale.

INVECE… Al sabato mattina ci si arrampica a Torchiara per giocare il quarto di finale. Avversari: i Diavoli Rosa di Brugherio, località a poca distanza da quella Monza che ci eliminò e nostra bestia nera (anzi, rosa) per le tante sconfitte in altre occasioni. E non è una marcia trionfale, ma una partita difficile, incastrata, punto a punto, di alto valore tecnico, fra squadre di grande mentalità, che non mollano mai. Vinciamo il primo set con un guizzo ai vantaggi, perdiamo il secondo, siamo in sostanziale parità nel terzo quando Ranieri Truocchio ricade con la caviglia sopra il piede di un avversario sotto rete. E’ uno dei traumi più tipici di questo sport. Dolore forte alla caviglia e anche al cuore, perché “Ragno” si rende conto che, delle parti decisive di questa finale tanto attesa, non potrà essere protagonista.

PASCUCCI. Non so se mi potete capire. Ma segnare sul taccuino degli appunti “Entra Pascucci”, dà un certo brivido. Stefano Pascucci è uno dei supereroi della mia gioventù, uno degli scudettati del Messaggero. Il ragazzino che entra è figlio del suo gemello Paolo (a sua volta buon giocatore a Forlì e anche nel beach volley) e della mamma Costanza, che ricordo in campo con le giovanili della Teodora. Giovanni entra, ma non è a posto. La responsabilità lo sopraffà e lo costringe a molti errori. Penso che non sia pronto e che in quel ruolo avremo un “buco” che pagheremo caro. Ma mi sbaglio.

GLI DEI. Arriviamo 2 a 1 e 24-23 per i “Diavoli” che vanno al servizio con il match ball. Tirano la battuta in salto che cade su quel tratto di linea di fondo flaschato dal riflesso del sole campano sul rettangolo di gioco. Dentro o Fuori? Io non ho visto, ma temo il peggio. L’arbitro ci mette un secolo a decidersi. Fuori! Fuori! Al Diavolo i Diavoli. Siamo ancora vivi. E qualche dio del volley ci guarda con simpatia.

INDIAVOLATI. E va così. Rimontiamo sugli esterrefatti avversari che pensavano di avere già vinto. Nel quinto set Minnitti apre il break con insidiosi servizi jump flot e Mancini, con lo spin, fa fuochi artificiali che neanche per lo scudetto del Napoli. Cari ragazzi per voi, l’avventura alle finali, continua!

IL VECCHIO ORTO. In tribuna stampa il vecchio Orto è quasi commosso per l’ennesima emozione che questo sport gli regala. Ma è anche incazzato perché non ne potrà scrivere quasi affatto. Innanzitutto perché lo spazio concesso dal giornale è minimo (purtroppo i giornali, in questo periodo, sono costretti a parlare di ben altro) E comunque in serata, si gioca la semifinale. Se si perde tutto non avrà più valore. E se si vince la proiezione sulla finale del giorno dopo oscurerà il racconto di un quarto così impegnativo. Mi tocca incazzarmi anche quando sono contento.

SABATO PIAN PIANO SE NE VA. Anche l’altra semifinalista (la Meta Pian di Sorrento) vince al quinto set e contropronostico batte Milano. Le squadre hanno bisogno di riposo e la semifinale, programmata alle 17.30 ad Agropoli, viene rinviata di un’ora e poi di un’altra mezzora, mentre i fisioterapisti fanno del loro meglio per riattivare qualche muscolatura sovraffaticata. I campani hanno tifosi al seguito (Sorrento è a 1 ora d’auto da qui), hanno un buon palleggiatore, ma “Pascuccino” si è ristorato con gli abbracci e la fiducia dei compagni e dello staff. Non sbaglia più niente. Ha capito come funziona, è diventato grande in poche ore. Si soffre, ma il 3-0 finale fa risparmiare un po’ di preziose energie.

Dal giornale mi dicono “E’ tardi, la pagina è chiusa, ne scriverai domani”. Mi impongo come, finora, non mi era mai capitato di fare. Riaprite tutto. Domani l’articolo ci deve essere. E così fanno. Si può andare tutti in discoteca a festeggiare il compleanno di Bovolenta! Scherzo. I ragazzi vanno a letto presto. Noi ci concediamo un pizza-e-birra sul belvedere di Agropoli a 11 euro e un rinforzino in “cornetteria” (la chiamano proprio così) con un dolce spropositato come il suo prezzo: 1 euro. (cos’è che non abbiamo capito bene a Ravenna in tema di politica dei prezzi?)

E’ DOMENICA MATTINA. Il palasport è proprio davanti al mio B&B. Lo raggiungo a piedi dopo gratificante giretto con colazione in centro. Arrivano presto anche le squadre, alloggiate entrambe nello stesso hotel sul lungomare, cosa che ha concesso loro di familiarizzare. Parlo con Michieletto, avversario dei miei eroi al tempo del Messaggero, ora ds a Trento e padre di un campione e una campionessa. Mi dice una cosa che non sapevo. Le regioni “piccole” sono svantaggiate dalla formula. Devono passare sempre dai preliminari e non possono accedere direttamente al tabellone finale, come capita a chi vince nelle regioni più grandi. Ma non è un ranking di risultati a decidere quale regione è “grande”, bensì la conta dei tesserati. In questo modo il Trentino potrebbe vincere cento scudetti, ma sarebbe sempre trattato come quella squadra che vien giù dalle montagne con la piena, come un Molise qualsiasi…

PARTITA. E’ una partitona. Livello altissimo. Si tira forte, si sbaglia pochissimo. I due palleggiatori duettano in giocate estreme. L’imperturbabile Guarnieri schiera Mancini-Bovolenta, Pascucci-Orioli, Tomassini-Chirila e Simone Orto. Non farà nessun cambio in una partita elettrica di quasi due ore. Una circostanza piuttosto rara per il volley moderno. In tribuna la segue anche Julio Velasco, in divisa della Nazionale, forse all’ultima uscita di un incarico che gli scadrà fra poche settimane.

Ancora un 24-23 per gli altri (ma siamo noi a condurre 2-1). Stavolta meno pathos. Annulla Orioli con la consueta sicurezza nell’esecuzione. Punto a punto. Squadre stremate. Bisogna evitare la lotteria del quinto set. Al quinto match ball va in battuta Pascuccino. “Vuoi vedere che…”. Sì, voglio vederlo e lo vedrò. Ace laterale. Tutti per terra, poi tutti a volare nell’abbraccio dei parenti in tribuna. Che figata.

EPILOGO. La cerimonia di premiazione è ben congegnata, con buon ritmo. Di solito sono noiose. Le autorità della cittadina di Agropoli e della Federazione Volley non mancano di sottolineare la solidarietà per la nostra terra ferita. Intuisco che, con una parte di cuore, abbiano tutti tifato per noi.

PREMI. Il premio per il miglior palleggiatore viene dato al regista della squadra sorrentina, ma lo meritava Mancini. Come miglior attaccante viene scelto un trentino (se vinceva Orioli non era uno scandalo). Come centrale vince un “Diavolo” (ma Tomassini aveva entusiasmato anche alla battuta in salto e come cuore agonistico della squadra). Comincio a innervosirmi. Miglior libero viene proclamato Simone Orto (ah, meno male). L’attesa per il nome del MVP è lunga. Adesso sono proprio nervoso. Mi alzo dalla postazione e mi avvicino al campo. Giuro a me stesso che se non sento il nome che devo sentire entro e faccio un casino. Ma non ce n’è bisogno.

BOVO. Alessandro “un altro sport” Bovolenta ha appena compiuto 19 anni, ma ha vissuto già 100 vite sia sportive che umane. La storia della sua famiglia è un romanzo che la madre Federica ha voluto condividere col mondo e che si arricchisce di sempre nuovi capitoli. Bovo ha la complessità del suo percorso di vita filtrata dalla semplicità dei suoi gesti. Quando viene chiamato il suo nome si muove nella direzione opposta a quella del palco. Ma dove cazzo va? Va a prendere il recalcitrante RanieriPotrebbe essere un'immagine raffigurante 4 persone, persone che giocano a pallavolo e testo Truocchio, disperato per non aver potuto dare il proprio contributo. Lo trascina zoppicante verso il palco e divide con lui le foto con il premio. In tribuna stampa e in tutto il palasport siamo a bocca aperta. Un dirigente FIPAV si appropria subito del gesto “Il nostro sport è differente!” proclama.

La regia del palasport manda un “Romagna Mia” carico di significati (forse la nostra società poteva pensare a uno striscione, un simbolo, una foto, qualcosa che inserisse questa grande vittoria nel momento storico che stiamo vivendo). Bovo e Ragno sono il simbolo della rinascita di una terra che potrà esserci solo se continueremo ad abbracciarci e ad aiutarci.

Romagna in fiore / lontan da te / il volley non ci sa stare.

La guida sicura del Presidente Rossi mi riporta a casa in poche ore. Ce la ricorderemo, questa esperienza.

 

Ho finito. E non stuzzicatemi altrimenti vi rifilo i pipponi relativi a tutti gli altri titoli giovanili che ho potuto vedere, a partire da Mogliano 1986 e Volterra 1990 (ci sono anche i femminili!).

 

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