Nil: il ragazzo di favela diventato “O’Rey” delle feste ravennati
Recife. Anno 2003. Un giovane brasiliano parte per l’Europa in cerca di esperienze e, magari, di un po’ di fortuna. Valigia leggera, piena soprattutto di sogni. Tappa a Barcellona, poi un passaggio per l’Italia. Il permesso di soggiorno scadrà a breve, ma c’è un invito per lavorare al mare, in uno stabilimento dal nome simpatico: Coco Loco.
Josenilson Muniz Da Cruz accetta. Diventa uno dei ragazzi al banco. Ma quando parte la musica dell’happy hour l’istinto lo trascina, fra un bicchiere da sciacquare e un caffè da preparare. Cristina sta ballando sopra un tavolo, Josenilson la raggiunge e, per gioco, si scatena con lei su quello che dj Alex mette su. E’ nata una magia. Josenilson diventa Nil. E poi Nil do Brasil. Saranno le grandi domeniche del Coco Loco, che faranno storia per 7 anni, entusiasmando i clienti dello stabilimento e i tanti che, puntualmente alle 18, non mancavano l’appuntamento con le sue mossette, le sue acrobazie, l’energia travolgente di uno spettacolo che, mano a mano, si arricchiva di un palco, di costumi (“all’inizio mi sono esibito anche continuando a portare il grembiule del bar”), di nuove coreografie, di nuove ballerine, sempre sulle note di una playlist leggendaria con brani ballabili di vario tipo che, dopo poco tempo, tutti avevano mandato a memoria.
“Il mio preferito è ‘Liberal Geral’ un samba che uso come apertura, a cui sarò legato per sempre”. Anche per un testo in portoghese che è tutto un programma: “Lasciati andare! Perdi le staffe! Il samba è la ragione di vita!”.
Poi il divieto imposto dalla Polizia Municipale. “Venivano al Coco Loco, puntavano il dito e mi dicevano: tu oggi non balli. Ho pianto tanto…”. La fine di un’epoca. Nil si concentrerà sulla scuola di ballo che aveva subito fatto nascere e che oggi ha sede al Move It e diventando il più richiesto animatore di feste da ballo. “Ho cercato di proporre il mio stile. Non ho accettato inviti nelle discoteche a ballare, magari su un cubo. Non fa per me. Anche le ragazze sono belle e naturalmente hanno costumi succinti, ma non ho mai voluto esagerazioni sexy. Cerco sempre di costruire un clima allegro, di festa per tutti”.
Il rapporto con Ravenna? “Qui sto benissimo. Molti mi conoscono e mi trattano bene. Forse Ravenna ha dei difetti, ma me li dimentico, in mezzo a tanti pregi”.
Hai conosciuto anche la durezza dell’inverno… “A Recife, quando fa freddo, ci sono 18 gradi. La prima neve fu un’emozione violentissima e malinconica, perché ero abituato a condividere tutte le cose importanti con i miei 6 fratelli e la mia famiglia, che ovviamente mi manca, anche se sono riuscito a tornare a casa quasi tutti gli anni”.
Sette fratelli! Tutti ballerini? “Beh, a tutti loro piace ballare, ma io sono stato il più determinato. Ho studiato e ballato Afro, Classico, Jazz, Lambada, oltre ovviamente al samba”.
Progetti per Capodanno? “Sarò per il terzo anno a Filetto!”.
Non sembra una scelta molto glamour… “Ma a me piace così: c’è attesa per il mio spettacolo, affetto vero, la giusta atmosfera. Molto meglio che una discoteca alla moda in cui non riuscirei ad avere la giusta attenzione per il mio show”.
Sei sempre “acceso”, sempre pronto ad esibirti? “Quando salgo sul palco sì, anche se sono stanchissimo, mi arriva un’onda di energia che mi trasforma. Per il resto ho tagliato i capelli (che sono stati a lungo un elemento coreografico formidabile, come lo fu il caschetto per la Carrà, ndr) e cerco di far capire che esiste anche una persona diversa da quella che balla scatenata”.
E per il 2025? “Celebrerò i miei 20 anni a Ravenna con un flash mob in piazza e uno spettacolo all’Alighieri il 17 maggio, pieno di sorprese, in cui ballerò e racconterò la mia vita, le mie emozioni, la beneficienza…”
Vent’anni da “O’Rey” delle feste ravennati. Un bel traguardo per Nil, ragazzo di favela, capace di inseguire e raggiungere i suoi sogni.