Tu mi giudichi!
“Quella lì … GIUDICA!!!”
Fate caso a quando una donna – più spesso una ragazza o una ragazzina – pronuncia questa frase: sguardo fisso, occhi sgranati, espressione categorica e sdegnata.
“Giudicare” è considerato (soprattutto dalle donne) un peccato gravissimo. Può far saltare delle amicizie.
Eppure “giudicare” è attività umana essenziale, come respirare o mangiare. Nessuno se ne può sottrarre. Mi è capitato di sentir dire: “quella lì è una stronza, perché giudica!!!”(emettendo quindi un giudizio a propria volta, ma… “sai com’è…”)
Se devo attraversare la strada a piedi, calcolo la distanza che mi separa dalla macchina che passa più vicina e “giudico” se è il caso di farlo o no. Se sono da solo al porto alle tre di notte e quattro uomini vestiti male con delle bottiglie rotte in mano mi vengono incontro squadrandomi da capo a piedi, io li “giudico”. E “giudico” che sia il caso di non approfondire la conoscenza e togliersi velocemente di lì. Se devo trasportare qualcosa di molto pesante e vicino a me ho solo una novantenne con il bastone “giudico” che mi toccherà far da solo. Se una persona mi chiede degli spiccioli per la strada suppongo che non se la passi bene. Eccetera.
Tutti giudichiamo – quasi in ogni momento della nostra vita – situazioni, cose, persone, popoli, idee.
Quindi l’accusa “tu giudichi!” – che le donne fanno con questa perentoria severità – non avrebbe senso.
Ma, allora, cosa vuol dire in “femminese” questa espressione?
Le donne raramente usano le parole per dire quello che pensano. Gli uomini, esseri semplici, sono più decifrabili: “ho fame”, “ho sete”, “voglio uscire”, “sono stanco”, “forza Roma”, dette da un uomo non lasciano dubbi. Dette da una donna aprono mondi di possibili significati (“devi capirlo da solo…” “se mi conosci dovevi aver già capito” e altre astrusità tipiche delle donne quando sono in vena di indovinelli, e cioè spesso)
Il “Tu giudichi!” di partenza, tanto per cominciare, diventa “tu MI giudichi”. Perché eventuali giudizi espressi insieme su altre persone in quel momento non presenti, non porterebbero allo stesso sdegno.
Quando una ragazza abbraccia un’amica dicendole “sei una persona preziosa, ti ammiro tanto, hai grandi qualità, ti comporti da vera amica!” esprime un giudizio, che però non determina lo sdegno.
Quindi, l’accusa “tu giudichi!” deve ulteriormente estendersi in “tu MI giudichi MALE” (se mi giudichi bene il problema non esiste).
Andiamo avanti. Se una donna esprime un giudizio errato, l’altra donna in principio si difenderà razionalmente. Ad esempio: “Sei in ritardo! Faremo tardi per colpa tua”. Se l’accusa non è vera l’accusata non dirà “Tu mi giudichi!” (una ritardataria) , ma risponderà qualcosa del tipo “Ma no! Sei tu che mi hai dato appuntamento all’ora sbagliata”.
La nostra frase di partenza quindi si arricchisce ancora. “Tu giudichi!” corrisponde a “tu MI giudichi MALE e POTRESTI ANCHE AVERE RAGIONE” (perché nei casi di torto si ricorre ad altro tipo di spiegazioni o di reazioni).
Le bacheche di facebook sono piene di orgogliosi proclami del tipo “IO SONO FATTA COSI’ CON I MIEI DIFETTI!” oppure “IO VADO AVANTI PER LA MIA STRADA, E I MIEI ERRORI FANNO PARTE DI ME!”
Tutta roba che suona benissimo e fa incetta di “likes”, ma che, sempre tradotto dal femminese, significa “Lasciatemi fare sempre quello che mi pare. E zitti”.
Se una donna viene colta in castagna in qualche mancanza (fra ragazzine si parla di solito di piccole sciocchezze) e non ha per le mani un’arringa difensiva efficace, quello è un buon momento per ricorrere allo sguardo sgranato e al tremendo: “ma tu giudichi!”.
Quindi cosa dovremmo fare per “andar bene”??? Dovremmo “non giudicare”. Cioè: una fa una cazzata e tutti gli altri (e tutte le altre) zitti e zitte. Bon, forse abbiamo trovato la chiave…
Invece no! Perché sempre nella stessa bacheca della stessa persona – orgogliosa dei propri errori e disprezzante chi “giudica” – troviamo un’altra vignetta con le sante parole: “Amo le persone schiette, che le cose te le dicono in faccia, senza parlarti dietro le spalle!!!” (vari punti esclamativi, varie orgogliose sottolineature e fiumi di “likes”).
Quindi riepiloghiamo: 1) una fa una cazzata 2) non puoi dirglielo, perché se no “giudichi” 3) non puoi star zitto perché non saresti schietto 4) non ne puoi parlarne con gli altri perché non si parla dietro le spalle 5) non puoi nemmeno dirgli – mentendo – che ha fatto bene, perché in qualche altro post di facebook ci sarà ben scritto che la suddetta “non sopporta gli ipocriti”.
E allora che si fa??? La soluzione è quella classica. All’accusa “tu mi giudichi” si alzano le mani e ci si dichiara prigionieri politici.
Marco Ortolani – agosto 2014
E’, l’amico è,
una persona schietta come te
che non fa prediche
e non ti giudica (MALE)
fra lui e te è divisa in due la stessa anima
D.Baldan Bembo