Politica ai giardini
Allo Chalet dei giardini pubblici di Ravenna si è svolto un incontro fra la cittadinanza e i 5 candidati sindaci, ideato e moderato dal settimanale “Ravenna e Dintorni”.
Notevole l’affluenza di pubblico (circa 500 persone), gradevolissima l’ambientazione fra gli alberi, temperatura ottimale, protagonisti in buona forma, nonostante gli stress di una campagna elettorale resa più impegnativa dai pronostici molto aperti e dalla conseguente caccia agli ultimi voti.
I moderatori dimostrano di aver preparato con cura l’avvenimento. Il direttore, l’amico Fausto Piazza, ci tiene al rigoroso ruolo di super partes. Ha ben delimitato (col gong) i tempi a disposizione di ciascun candidato, ha preparato schede di presentazione brevi e complete, ha allestito una scaletta con tutti i temi più “caldi”, ha creato astutamente le basi per qualche “fuori programma” a disposizione dei protagonisti, che accoglieranno con giusta misura questa possibilità.
Prima di tutto bisogna complimentarsi con Fausto Piazza, con Ravenna e Dintorni, con tutti quelli che si muovono in un mondo dell’informazione svilito dalle scelte del grande pubblico di non spendere praticamente più una lira per l’informazione locale (fra i 500 presenti nessuno ha in mano un quotidiano, lo stesso “Ravenna e Dintorni” è un foglio gratuito), di ritenere che tutto si possa imparare facilmente e gratuitamente, on line o buttando gli occhi su qualche titolo nei giornali sopra il banco dei gelati al bar. Giornali se ne vendono pochi; i governi comprimono di continuo i fondi per la stampa (depauperati in passato da scelte sciagurate tese a premiare fogliacci di partito o stra-finanziando testate prive di radicamento e di vendite). La cultura politica complessiva della città e del Paese ne risente, scivolando a livelli di volgarità e approssimazione paurosi.
C’è chi fa ancora informazione con equilibrio e passione (e tirando su pochi soldi). Onore a loro, innanzi tutto.
Torniamo all’arena. I candidati messi così vicini sul palco sembrano i concorrenti di un quiz. Pronti ad essere tempestati di domande e obbligati a sapere tutto, a sciorinare i punti del proprio programma come semplici ricette di felicità e a demolire i progetti degli avversari, forieri di sicure sciagure.
Un minuto e via. “Noi faremo questo e tutti saremo felici. Voi non ne sareste capaci…”-
Sanno tutto, questi 5 ravennati. Non c’è nulla che li colga impreparati. Svolazzano dalla sicurezza, al lavoro, al turismo, alla cultura, all’integrazione, ai bilanci, ai servizi, al porto… Il pubblico è schierato in modo equilibrato fra di loro. Applaude i propri beniamini, ma concede ascolto paziente a tutti. C’è un po’ di estrema destra rumoreggiante, ma rimane sotto controllo. E’ tutto sommato una bella prova di civiltà democratica che la città offre. Altrove ce la potrebbero invidiare.
(nella foto a lato di “Ravenna e Dintorni” il direttore Fausto Piazza spiega le modalità del dibattito ai 5 candidati)
Molti si avvicinano con curiosità da talk show televisivo. Il candidato Bucci, della lista civica, è quello che li soddisfa di più, perché è decisamente il più simpatico. Ma anche gli altri hanno imparato a concedere qualcosa all’audience, compresa la signora Sutter, che sembrava quella inizialmente più lontana da questi meccanismi.
Chi viene per ascoltare i programmi e valutare politicamente i candidati, invece, ottiene poco. Parlando per flash e per slogan i candidati finiscono per somigliarsi molto. Tutti vogliono lavoro, benessere, sicurezza, flussi turistici, aria pulita, servizi efficienti. Tutti si dicono pronti a scegliere collaboratori in base ai meriti (ci sarà mai qualcuno che proporrà di metterà lì persone a caso???). Una certa sorpresa (mi) desta l’onore delle armi concesso a FabrizioMatteucci: “è stata una persona onesta”, riconoscono tutti. Poi, i candidati della destra e delle due civiche, accusano il suo sistema di potere di “poltronismo”, ovvero di aver distribuito incarichi e compensi a propri “amichetti”. L’accusa è talmente ovvia da essere “obbligatoria” e inevitabile. Chi vince le elezioni utilizza il potere e piazza i propri uomini. Succede così ovunque. E’ successo così anche a Ravenna e succederà anche dopo, qualunque candidato vinca. Poi bisogna vedere quanto si abusa di questa possibilità. Bisognerebbe avere metri di confronto con altre realtà. Io non ne ho. Gli avversari del PD, però, si dicono sicuri: “a Ravenna è stata una vergogna!”. Lo dice persino il candidato di Lega-Forza Italia-Destra, il partito del Trota, il partito delle modelle-ministro, delle igieniste dentali, il partito del sacco di Roma di Alemanno, eccetera. Da che pulpito… Ma non può esistere una verità assoluta. Solo opinioni e percezioni (e la mia è che non sia andata così male e ce ne fossero! di ripartizioni delle cariche pubbliche come nei 10 anni di governo Matteucci, nonostante ci sia stato più di qualcosa di rivedibile). Ma gli uomini che fanno politica a Ravenna sono controllabili: non hanno cambiato automobile, non hanno comprato ville, non hanno tenori di vita “strani”. Per me vale come garanzia che non siano da considerare casta vorace e furbastra.
Tutti i candidati hanno un “portafoglio virtuale” per comprare ogni sogno, interrare la stazione, pagare redditi di cittadinanza, de-fiscalizzare, potenziare la raccolta rifiuti, costruire grandi opere… tanto per adesso si può pagare a chiacchiere. Poi vedremo.
In particolare Alberghini della destra dichiara che, se eletto, dismetterà le partecipazioni comunali e si procurerà un tesoretto di varie centinaia di milioni. Ci si chiede, visto che è così facile e indolore, come mai non ci abbia pensato l’attuale giunta, strozzata dalla continua riduzione di entrate… Con quel denaro avrebbe potuto piazzare un sacco di altri amichetti (o forse avevano finito gli amichetti da sistemare?) (nella foto a lato di “Ravenna e Dintorni” Michele de Pascale e Michela Guerra)
Alberghini, a mio avviso, commette anche un autogol populista che a me sembra grave. Afferma “Io guadagno bene, sono benestante, quindi non ho bisogno dei soldi della politica”. La frase riscuote l’applauso dei suoi e (temo) anche una certa ammirazione del pubblico neutrale. Ma il principio è molto negativo: in questo modo sarebbero autorizzati a far politica solo i ricchi, come i nobili una volta. Democrazia (parola che non è fra le preferite di quella base elettorale) vuole invece che siano gli esponenti migliori del popolo (gli “eletti”) a occuparsi di politica e per questo motivo ricevere un adeguato compenso . Che poi a livello nazionale questo compenso sia diventato smodato è altro discorso… ma nel nostro Comune, lo ricordo ancora, il sindaco guadagna 3500 euro e un assessore poco più di duemila, per dodici mensilità. A me sembra uno… “scandalo alla rovescia”. Conosco un sacco di persone che si proclamano “lavoratori” che guadagnano molto di più facendo infinitamente di meno.
La signora Sutter dimostra coraggio quando afferma che, come primo atto da eventuale sindaco, si occuperà di potenziare i servizi sociali. Parla dei problemi di Lido Adriano (che è più grande e più in difficoltà) invece che di Marina di Ravenna (che è più glamour e salottiera). Sono posizioni che affascinano marginalmente una platea prevalentemente borghese, scolarizzata e attiva. I beneficiari di un simile intervento non sono ai Giardini, hanno altro da pensare, non seguono la politica. Chissà se andranno a votare. Chissà se riconosceranno alla signora Sutter di averli pensati in un’epoca dove è così demodè pensare ai poveri…
L’incontro fila a gran ritmo per due ore. La gente non se ne va, ascolta e “tifa”. Rimane a lungo anche dopo la sigla finale. Cerca i candidati per un saluto o un confronto “volante”. Approfitta della possibilità di conversazioni di qualità fra i presenti.
De Pascale dice che il 99% dei presenti ha già scelto. Si va alla raccolta di qualche raro “incerto”. Ma la modalità a spot di 30 secondi poco dice dello stile del candidato. Guidare un Comune non sarà lavoro di spot, ma più frequentemente di estenuanti confronti, di logoranti trattative, di attese, di silenzi, di ragionamenti… gli spot, finita la campagna elettorale, rimarranno un ricordo.
Alle 20.30 i candidati si concedono un brindisi insieme. Mi dicono che andranno assieme a Roma per sostenere un’ultima apparizione televisiva. “Ormai siamo una compagnia di giro” – ammette Michela Guerra, immersa in un meccanismo per lei nuovo e da scoprire, che ha già visto i 5 candidati ritrovarsi insieme in molte occasioni (forse troppe: specialmente De Pascale avrebbe fatto meglio a concentrarsi sui propri giri elettorali, trascurando confronti troppo “americani” in cui il suo nome e il suo simbolo – che sono già ben noti e riconoscibili – avevano meno da guadagnarci). (foto a lato di “Ravenna e Dintorni”)
Viene chiesto anche “cosa vorreste lasciare dopo di voi”. I candidati si attorcigliano i sogni e visioni. Io penso che quello che debba tramandarsi non sia un’opera in muratura o una rivoluzione sociale. Se lo avessero chiesto a me io avrei risposto che Ravenna ha già bellezze monumentali e naturali in abbondanza. La vera cosa da tramandare è quella ricetta di benessere che ha stregato i turisti di mezza Europa; quel sorriso che si apre nei nostri connazionali quando gli si dice “sono romagnolo”; quel “uei ciò” che sa sistemare le faccende più serie; quelle tavolate, di cui siamo specialisti, piene di cibo colorato e di buon vino che scaldano il cuore e fanno ripartire con più forza verso le difficoltà della vita. Cari candidati, pensate a difendere, conservare, potenziare, tramandare questo jolly che la nostra città gioca da sempre, nel rispetto e nell’ammirazione dell’Italia e dell’Europa. Fatto salvo questo, tutto il resto diventa più facile.