Roma dicembre 2015 – 18 Raduno Clab

  • Scritto da Marco
  • 14.12.2015  12:20.02

L’Associazione CLAB, fondata da Claudio Baglioni per coordinare l’attività dei suoi tifosi, ha celebrato il suo 18mo raduno annuale. In realtà la storia dell’associazione è più lunga, perché qualche volta questo atteso appuntamento è saltato. Ma, insomma, il numero è diventato “importante”. Facendo un rapido conto personale io mi persi il primo (perché, in epoca pre-tecnologica, non ero stato informato), poi il secondo (la mia fidanzata straniera di allora rispose con un risoluto “no se abla por nada!” alla mia proposta) e altri due più recenti, perché avevo impegni sportivi all’estero. Quindi in totale 14 presenze, pari a 14 giornate speciali, piene di musica, di energia, di incontri, di benessere e dell’orgoglio di una comunità che è trasversale alla geografia dell’Italia, ai vari ceti sociali, alle attività professionali, agli orientamenti politici. Uomini e donne (ehm… soprattutto donne… che meraviglia… laugh) d’Italia liberi, curiosi, creativi e appassionati del concetto di “vita come arte dell’incontro”.

Il raduno Clab è stato preceduto da una cena di reduci della mailing list “Reginella”. Ma nessuna nostalgia e non troppi “come eravamo”. Interessa come siamo e che cosa ancora possiamo fare insieme di allegro e divertente. Sento di voler molto bene a queste persone che, con l’idea di scambiare opinioni sulle opere di un artista, hanno creato un percorso che dura ancora e che mi ha fatto una compagnia preziosa.

Arriviamo, quindi, al Teatro Tendastrisce, sede da quattro anni del raduno. Ci sono persone in fila dalle 4 del mattino. Il loro “sacrificio umano” non ha alcuna corrispondenza nel beneficio che ne deriverà (essere due/tre metri più avanti in platea), ma molte persone vi si sottopongono perché la fila per aspettare uno spettacolo di Claudio non è una “fila normale”, stressante e alienante. E’ un happening, un momento di condivisione e di familiarità. Molti (ehm… molte) ricorderanno il raduno per le amicizie che si sono costruite proprio in queste ore di fila, a parlarsi di tutto.

Io sono un po’ più snob per queste cose. Mi accodo “solo” un paio d’ore prima dell’apertura. La fila del popolo di Claudio dà spettacolo di civiltà, di pazienza, di educazione, di allegria.

Gli incaricati di Clab la “passano” con calma, per il riconoscimento e per anticipare le operazioni di ingresso. Un’ “ideona” che viene solo al quarto anno, ma che sarà finalmente decisiva per la velocità e la sicurezza dell’afflusso.

Clab è un’Associazione (Claudio l’ha chiamata “culturale” perché dice che questo aggettivo è un paravento per ogni disfunzione – e lui parecchio “paravento” lo è…) che è priva di ogni legalità ed è (lo dico serenamente e pacatamente) gestita da cialtroni. Ci sarebbe anche da arrabbiarsi, se non fosse che nessuno di noi aderisce per avere democrazia ed equità. Si riconosce la monarchia assoluta e illuminata di un magico “tiranno” e si accetta e gli si concede che lui abbia deciso di appoggiarsi sui suoi amici pasticcioni per la gestione di queste cose.

Appunti al volo: per il quarto anno il flusso di persone viene diviso illogicamente in due parti in base al cognome: dalla A alla L e dalla M alla Z…. Tristissimo… pensate a madre e figlia che vengono da Agrigento o da Bolzano che devono fare tre ore di file lontane una dall’altra… pensate a comitive di amici che volevano stare insieme… pensate a piccoli grandi amori che volevano tubare un po’ nell’attesa del grande mago e che magari si chiamano lui Abbatangelo e lei Zuzzurro… Niente. Divisi. Come ad Auschwitz. Si saluteranno teneramente. Chissà se si incontreranno più… Non c’è NULLA di logico che possa giustificare questa quadriennale sciocchezza organizzativa.

Ma andiamo avanti: ore di fila, dicevamo. La volta scorsa era caldissimo. Stavolta fa fresco. Le persone sono in piedi. Su di morale e di spirito, ma indubbiamente un po’ scomode. A Roma e in qualsiasi altra parte d’Italia, di solito orde di ambulanti ti assediano per venderti quello che non serve. Qui… no! Non c’è ombra di uno che venda panini, che venda acqua, bibbbite… che scaldi la porchetta, che spacci cioccolata, patatine, gelati, pop corn… nulla. E soprattutto non c’è nessuno che venda il merchandising di Claudio. Io penso che c’erano decine di migliaia di euro da tirare su. Non se ne fa nulla. Boh… che strana Associazione…

Entriamo. Dentro c’è un bar che va forse bene per un ufficietto di periferia. Non per un luogo che deve attendere 4000 persone.

Chiude la fila delle surrealità di Clab la lettura del bilancio. Si presenta il solito Remo Coccia che bacia Claudio (lo baci per bene: non troverà mai più nessun altro che gli possa avallare una gag del genere) e legge il bilancio. Sono numeri a caso, privi di senso (1900 euro di spese telefoniche??? ma con chi hanno il contratto? con la Sip? tot mila euro di spillette… spillette????). Il bilancio, nel 2015, andrebbe messo on line e lì discusso pubblicamente. Le cariche dell’associazione andrebbero votate, il Presidente dovrebbe apparire o almeno firmare delle comunicazioni, andrebbe eletto un Consiglio, eccetera… ma davvero non siamo lì per questo. La maggioranza si gode la breve gag e approva festosamente il bilancio. Una minoranza vota contro (tentativo ostinato e fortunatamente sterile di far sapere che in un’associazione non si fa così; sai che barba se si facesse tutto secondo norma…) e qualche eccentrico si astiene! (scusate, ma io quando vedo uno che si astiene alla votazione del bilancio di Clab vengo preso da riso compulsivo che mi dura almeno cinque minuti).

Basta! Via tutti. Palco libero. Arriva il dominatore. Chitarra e microfono (spento!). Canta “Tutti qui”. Poi gli accendono il microfono. Allora la ricomincia. Senza arrabbiarsi. “A-ri santa musica leggera… Se nel sole di domani / ci perdessimo / se anche fossimo lontani / noi saremo sempre tutti qui”. Basterebbe già questo. Potremmo andare quasi via.

“Grazie che siete venuti ancora una volta. Magari qualcuno non è mai mancato a nessuno dei 18 incontri… Ma come fate? Io fossi in voi non lo farei… per nessuno… nemmeno per me!”

Comincia un lungo (forse troppo) one man show, con alternanza alla chitarra e al pianoforte e scelta di “lati B”, di brani meno noti (alla fine mancheranno all’appello Avrai, QPGA, La Vita è Adesso, Poster, E Tu, Mille Giorni, Via… la sola Strada Facendo si fa largo fra la sua produzione meno conosciuta). Ma un pubblico così “preparato” non fa una piega e le sa tutte!

Claudio prova a creare quattro sezioni “cinematografiche”: interno giorno, esterno giorno, interno notte, esterno notte… ma ci capisce solo lui. Anzi, direi nemmeno lui. Infatti apre la sezione “interno giorno” con “Fotografie” (orizzonti di cani, foglie lungo il viale, campagne, marciapiedi… andiamo bene come interni…)

L’esibizione “a solo” non è la mia preferita. Brani ricchissimi meritano orchestrazioni raffinate. Ma Claudio mette impegno massimale in ogni brano, in ogni nota, in ogni parola, in ogni acuto. Si spolmona rischiando sempre il massimo e vincendo sempre. Le “ovations” sono quasi tutte “standing” perché il prodigio, dopo 18 anni di raduno, raggiunge la maggiore età, ma rimane giovane e, in alcuni passaggi, ancora sbalorditivo, anche per noi che ne abbiamo viste tante… La forma psico-fisica e direi “agonistica” del nostro eroe continua ad essere al top.

A metà spettacolo il palco si scalda (prima faceva un misterioso freddo di cui si lamenta anche Claudio): arrivano Rinalduzzi, Spiriti, Pagani (questi ultimi due protagonisti di una serata al Piccolo di Forlì il prossimo 9 gennaio) e i cinque componenti del coro. Mancano la batteria (umpf… non si trovava uno???) e Gianolio. Poi arriva Gianni, il nuovo amico, il più convincente nel dire “io sono qui perché sono fan di Baglioni”. In passato lo dissero anche Pino Insegno, Fazio o altri, ma poi, se non era prevista la loro presenza sul palco, cucù che si facevano vedere. Gianni ha la capacità di convincerci e conquistarci. Lo show si accende della sua umanità e offre il suo lato più divertente e scoppiettante. Gianni è veramente uno di noi.

Nel finale c’è il numero che ricorderò più volentieri. Claudio propone “Il Sogno è Sempre” su una base strumentale orchestrata (e non, come al solito, suonandola con un solo strumento). L’effetto è clamoroso. La coda di cori rappresenta più chiaramente il mio concetto di “ninnanna”: una voce rassicurante e una ripetizione di note e parole semplici.

Le strofe aggiunte di recente sono un monumento alla sua onestà:

 

 

 

Questo uomo che cammina a fianco del suo sole

Sulle strade del tramonto e dell’aurora

Questo uomo un po’ più musica che parole

E il sogno era e il sogno è ancora

Guarda fino a dove il proprio sguardo ce la fa

Questo uomo nato per sapere… cosa sa?

Questo uomo che si ferma in vista del suo mare

Sulle spiagge di silenzio e di memoria

Questo uomo che sa prendere e a volte dare

E’ in mezzo al fiume della sua storia

E quando canta e suona solo allora non ha età

Questo uomo nato per amare come fa.

 

Alla fine ce ne andiamo. Finisce sempre troppo presto. Ognuno raggiunge il suo pezzo di Italia. Ognuno torna a quello che c’è da fare. Perché in fondo, la vita, è un grande raduno. A volte però la organizzano addirittura peggio che a Clab sad

 

Commenti a Roma dicembre 2015 – 18 Raduno Clab

  1. Il 16/12/2015 13:32:42 Chil ha detto:
    Che dire di più Viajero ? Quest’anno non ho potuto partecipare per causa dei perversi meccanismi dei cialtroni di Clab…ma menomale che ci sono reginelli e amici come te che ti fanno recuperare almeno il senso dell’incontro di cui questa vita è arte.La Vita è e sarà sempre ADESSO…sognando!
    Un abbraccio e la prox ci sarò!
    Zil
  2. Il 14/12/2015 17:52:20 Paola ha detto:
    Grazie Marco, in questi anni di Reginella ho sempre aspettato con trepidazione i tuoi racconti, mi par di essere li, mi piace che squarci di mondo claudiesco entrino a far parte dei miei ricordi come se anche io avessi vissuto quel momento. Tu sei sempre bravissimo nel regalarmi questo immenso sogno.
    Chissà magari prima o poi un raduno da raccontare lo avrò anche io….
    Non smettere di trasmettere.
    Buona Vita.
    Paola

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