Halloween 2014

 

Arriva Halloween. In pochi anni (direi meno di dieci) questa festa che prima in Italia era nota solo ai lettori dei fumetti americani di Peanuts (soprattutto con il personaggio di Charlie Brown), è diventata popolarissima e un punto fermo nel calendario dei bambini, delle loro famiglie, delle discoteche, della programmazione televisiva e di parecchi locali che offrono serate a tema.

Un po’ di creatività (trucchi, travestimenti), un po’ di mistero (mostri, fantasmi), un po’ di consumi (dolci, accessori), un po’ di cattivo gusto (per i tanti che senza non sanno stare), qualche ritualità (dolcetto-scherzetto). Tutto fila liscio, tutti si divertono, non si segnalano incidenti o deviazioni di alcun genere.

Bon, dovrebbe finire lì.

Invece no. Insorgono almeno due categorie di oppositori. Gli snob e gli integralisti cattolici.

Gli snob sono quelli che, quando gli altri stanno bene e si divertono, hanno bisogno di trovare una posizione di visibilità per recitare il loro controcanto e sperare di conquistare un po’ di attenzione riflessa. Alcuni sottolineano la pochezza del tema-Halloween, la volgarità che avvolge alcune rappresentazioni di questa festa e soprattutto sfoderano poderosi giustificazioni storiche sul fatto che “la festa non è nostra”.

Sono dei poveri infelici, si smontano facilmente. Anche il calcio o il basket non sono “nostri” eppure ci giocano tutti. Mentre la lippa o la ruzzola sono italiane ma non piacciono a nessuno. Anche il Natale, in origine, è una festa palestinese. Anche Jingle Bells o Stille Nacht sono canzoni straniere. Quanto alla volgarità… io se vedo dei bambini allegri con un po’ di trucco nero sul viso che esultano per un cioccolatino… boh… mi sento solo di solidarizzare.

Veniamo agli ultras religiosi che sono più incattiviti e sono spesso giunti agli anatemi e alle diffide: “non festeggiate Halloween! E’ la festa del demonio!”. Sono ridicoli solo a leggerli. E li si percepisce veramente in difficoltà. Il 1 novembre, in effetti, sarebbe Ognissanti… Che cosa cxxxo è “Ognissanti”? (e perché con due “S”?) Come mai a un bambino se proponi di festeggiare Ognissanti piuttosto si mangia la zuppa di verdure per cena? Come mai se chiedi ad un adulto cosa si festeggia a Ognissanti comincia a sudare come un quattordicenne all’interrogazione?

Succede perché è una festa che manca di immagini, di simboli, di ritualità, di consumi, e di tradizioni; purtroppo lo scellerato Patto Lateranense ce la propina da quasi un secolo, senza che nessuno abbia mai obiettato qualche minima critica.

La Chiesa ha constatato da tempo la “crisi” di Ognissanti (posto che ci sia mai stato un suo momento di popolarità), e adesso trema dinnanzi ad una laicità che si pone sul mercato con una festa alternativa, che intercetta (qui si va a finire) anche un bel po’ di quel flusso di denaro che in qualche modo, in questa giornata, andava alle chiese (offerte, mercatini religiosi, anche connessi con la adiacente commemorazione dei defunti, ecc) e che invece oggi finisce alle cartolerie che vendono vernici per il viso o cappelli a punta o zucche di plastica.

E a queste cose i preti sono sensibili, perché… tengono famiglia.

Più in generale la Chiesa comincia a misurare con preoccupazione il proprio ruolo aggregatore nella società. Vediamo la situazione di mercato delle varie ricorrenze che la coinvolgono.

–          Natale. E’ il prodotto che regge meglio. Soffre una pesante contaminazione laica e consumistica (Babbo Natale, frutto pubblicitario della Cocacola, ha del tutto superato Gesù Bambino nella visibilità del 25 dicembre), ma attira folle e denaro sulle chiese.

–          Epifania. Sostanziale tenuta. E comunque anche qui il personaggio (laico) della Befana è considerato il principale, con i Re Magi in forte ritardo, come sempre, del resto.

–          Pasqua. In forte ribasso.

–          Patrono e Immacolata. Praticamente cancellati nel loro significato religioso. Divenute occasioni buone per sagre della porchetta e gare amatoriali di ciclismo.

–          Capodanno. Completamente secolarizzato

–          Ricorrenza dei morti. Forte ribasso. La commemorazione dei defunti ha trovato mille altre manifestazioni laiche di maggior impatto. Eventi sportivi, fiaccolate, memorial di vario genere, cene di ricorrenza, serate speciali, spazi sui social network… In pochi attendono il 2 novembre per dedicare tempo ed attenzione a qualche loro caro che non c’è più. E’ rimasta una festa soprattutto per vecchi.

–          Funerali. Ribasso. Si va ancora in Chiesa per abitudine e perché non si sono ancora trovati luoghi e ritualità alternativi, accoglienti e riconoscibili per gli Estremi Saluti. Tuttavia i simboli religiosi sono confinati in angolo da una crescente ondata di simboli laici: la maglia da gioco, il casco della moto, la canna da pesca, la musica o i libri o i poster dell’artista preferito, eccetera, tutti ritenuti molto più rappresentativi dello scomparso rispetto a crocefissi, preghiere e musiche sacre, che un tempo bastavano da soli a ritenere “celebrato” un defunto.

–          Matrimoni. Crollo. Sposarsi in chiesa è opzione costosissima e con varie controindicazioni, a partire dal pippone di messa, quasi sempre con contenuti inascoltabili, noiosissimi e di evidente assurdità. I laici sono all’assalto del fortino che vogliono contaminare con unioni omosessuali e con celebrazioni più semplici e più tagliate sulle personalità dei ragazzi che uniscono le loro storie. I Comuni stanno affinando la loro concorrenza, proponendo sempre meglio quella solennità e quel rispetto per l’evento che un tempo mancava in quasi tutte le municipalità.

–          Confessione. Non frequento, non ho dati precisi. Personalmente spero che nessuna delle persone che conosco e di cui ho stima vada a confessarsi, ma temo che qualcuno non resista.

– Comunione e Catechismo. Stazionari. Molte famiglie percepiscono la Comunione dei figli come un obbligo a cui non possono disobbedire. I figli la richiedono (vestiti, regali, foto, parenti… come potrebbero resistere?) e il mondo laico non si è ancora inventato niente per la fascia di mercato di quella età. Il Catechismo, invece, è una insulsa palla al piede per bambini e genitori, che non lascia nessun insegnamento e nessun ricordo (mai sentito qualcuno dire “Ah, i bei tempi del catechismo…”). Di solito, se si propone di lasciar perdere, la risposta è un imbarazzato: “Mah… è obbligatorio!”. E’ solo la tassa da pagare per accedere all’ambita Prima Comunione.

–          Soprannaturale. Rialzo. Constatando una certa crisi di fede e di vocazione la Chiesa ha sparpagliato con geografica astuzia un certo numero di apparizioni di madonne nei suoi mercati più vivaci: le classiche Loreto e Lourdes in aggiunta alle moderne Cheztokowa e Medjugorie, frutto della diffusione cattolica globalizzata (nel valutare altre apparizioni le autorità ecclesiastiche si uniformano ad una beffarda e ironica “prudenza”) . Rimane il grande dubbio del perché non si verifichino apparizioni a Londra, a Stoccolma, a Pechino, a Sydney, a New York, magari al cospetto di qualche professore universitario, invece che di pastorelli analfabeti… E’ il segno di un grande e umano desiderio di conforto e di consolazione per le difficoltà della vita, su cui la laicità è ancora impreparata. E per questo il prodotto “apparizione della Madonna” vende ancora bene. Sull’aereo che sta precipitando non ci sono laici.

 

Insomma, cari preti, il mercato vi sta sostanzialmente mangiando. Siete sempre stati ridicoli venditori di sciocchezze e il gioco, dopo un incredibile numero di secoli, sembra non reggere più. Anche una personalità di spicco come papa Francesco finisce con l’essere apprezzata per la sua opera politica e umana (la vicinanza ai poveri, le battaglie di giustizia, lo slancio solidale) e assai poco per il suo contributo alla dottrina in senso classico.

Quindi, se volete sopravvivere (ma se non volete è lo stesso) mettete due zucche intorno all’altare e concedete i vostri spazi alla nuova ritualità mostreggiante. Non devo insegnarvi io che, quando il nemico non si può combattere, deve diventare un alleato.

M (ottobre 2014)

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