2012: La profezia dei Maya

Quali misteri dietro il mistero dei Maya?

 

La cosiddetta premonizione dei Maya per la data del 21 dicembre 2012 ha trovato un seguito e un successo mediatico imprevedibile.

Siccome penso che queste cose non nascano (e soprattutto non crescano) per caso, ho pensato a quali ragioni possano aver gonfiato le vele della superstizione e dell’attenzione popolare, alla quale, mi rendo conto, sto dando un contributo anch’io nel momento in cui scrivo, anche se ho avuto il decoro di attendere la “scadenza”, senza cedere alla tentazione dell’articolo alla moda, che ha fatto fare affari d’oro a giornali di basso livello (cioè tutti), e a TV commerciale (cioè tutta).

Quindi, se improvvisamente (fino a 3 anni fa non se ne era mai parlato) è saltata fuori con questa forza la minchiata dei Maya – alimentata dai media e ben recepita dal popolo – ci devono essere dei buoni motivi. Per me sono i seguenti:

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L’argomento è un evergreen di ogni epoca. L’Uomo è affascinato dalla storia del proprio “inizio” che, solo da pochi anni, è in qualche modo spiegato scientificamente (e in modo non certo limpidissimo da assimilare). Prima ci si era sempre affidati a leggende e anedottica religiosa. Quindi, essendo poco chiaro l’inizio, si va a caccia di chiarezza almeno per la “fine” (che poi bisognerebbe spiegare che cosa si intendesse dire con “fine del mondo”: fine degli uomini? Della Terra? Dell’Universo? Ovviamente nessuno si è mai preso troppo la briga di spiegare…). Con l’ “onore” di poterne essere protagonisti e spettatori. Lo stesso che, in proporzione, si prova quando si è testimoni di un incidente stradale o di una rapina e “ci si fa grossi”, raccontandolo agli amici..

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C’è una più schietta spiegazione commerciale e “di marketing”: la barzelletta dei Maya autorizza piccoli (talvolta piccolissimi) comportamenti di consumo meno controllati. “Questa sciarpa me la compro anche se costa un patrimonio… tanto il 21 dicembre…”. “Ma sì! Andiamo a fare ‘sta cena… tanto il 21 dicembre…”; “Teniamo il riscaldamento a palla, tanto il 21 dicembre…”. “Almeno moriamo al caldo… almeno moriamo a stomaco pieno… almeno moriamo vestiti bene…”. Quante volte avrete sentito questo tipo di battuta? A me è capitato spesso. Una specie di pubblicità occulta, di grande fratello che spingeva verso consumi meno controllati e meno in linea con momenti di sobrietà, di risparmio e austerity che sarebbero invece necessari. Una bella spinta a comportamenti deresponsabilizzati, in una società che invece impone regole e limiti sempre più severi e stressanti da seguire. Qualcosa che non appesantisce (in fondo non ci credeva nessuno) e anzi, invece, in qualche modo ci alleggerisce di qualche pressione, di qualche obbligo morale, di qualche scrupolo. Molta gente, nella società italiana di oggi, non chiede di meglio, che un “pass” per essere un po’ più cazzona e approssimativa (basti vedere l’uomo politico più votato degli ultimi vent’anni…).

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L’argomento pare divertentissimo. Fateci caso: uno spara una cazzata in materia Maya e immediatamente si mette a ridere. Una risata, di solito, che contagia tutte le altre persone della conversazione. Accade qualcosa di simile quando uno parla dell’oroscopo (di solito sciacquando la futilità dell’argomento in una risata dissacratrice). E talvolta anche delle previsioni del tempo (altra superstizione destituita di fondamento e ammantata da finte pretese scientifiche). Si ride. E una risata al giorno può servire.

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Infine la superstizione Maya è una cambiale di ottimismo da incassare il 22 dicembre. Una civiltà umana in forte pericolo (a prescindere dai Maya) ha bisogno di credere in se stessa, di darsi una spinta per cercarsi un futuro. Passare la prova-Maya può dare morale e far sentire gli Uomini meno vulnerabili (versione ottimistica). Oppure (versione pessimistica), l’aver passato lo scoglio può spingerli a perseguire nei comportamenti deteriori e ottusi (stra-bruciare, stra-consumare, stra-mangiare, stra-sprecare, ecc) che la Terra e la Natura ci chiedono di eliminare, ma a cui è così ostico cominciare arinunciare.

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Postilla. Qualche anno fa un cretino di nome Roberto Giacobbo (ospitato anche in TV dal paraculetto Fazio) ha pubblicato un libro sulla presunta profezia Maya che aveva la seguente premessa: “Comunque vadano le cose, questo libro, il 22 dicembre 2012, non servirà più”. Vendette un sacco di copie.

Io dissi, sin da allora, che il 22 dicembre, quel libro, poteva ancora essere utilissimo per dimostrare quanto quello scrittore fosse cialtrone e scorretto. Ci sono un paio di capi di imputazione (abuso della credulità popolare e procurato allarme) che, in un Paese civile, gli costerebbero almeno una denuncia e un processo.

Marco Ortolani – ottobre 2012

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