I “soloni” che spengono il calcio
i “soloni” che spengono il calcio
Gli Europei di calcio sono stati oggetto di una campagna denigratoria di uno dei Paesi che li ospita (l’Ucraina), che presumo architettata ad arte per finalità politico-economiche e non certo per interesse ai pretesti che la muovono (diritti civili, cani, gatti e altre cose indubbiamente serie, ma non certo proprie della sola Ucraina)
Ribadisco la mia idea: giocare sempre e comunque, tutte le volte che si può. Anche cani e gatti potrebbero trarne vantaggio…
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Queste storie sull’Ucraina, mi hanno stufato. Io sono forse iper-sensibile su questi argomenti, ma farei scrivere a tutti cento volte alla lavagna che lo sport non si tocca!
In passato si è giocato a Berlino durante il nazismo, nella Russia di Breznev, recentemente nella Cina delle presunte violazioni di diritti umani; in Italia hanno fatto gli Europei nell’80 in pieno terrorismo e con il cadavere di Moro ancora caldo. Si è giocato nell’Argentina dei generali e negli USA dei bombardatori di bambini.
Va benissimo evidenziare i limiti di democrazia e di giustizia di un Paese, ma il calcio è esattamente il metodo per metterli a nudo agli occhi della stampa e dell’opinione pubblica del mondo e non il contrario. Nessuno (che so? forse la Svezia o l’Australia) è nelle condizioni di dire che in un posto non si può giocare e non si può offrire uno spettacolo sportivo alla gente (che invece se lo deve sorbire beota quando viene trasmesso in tv da qualche “democrazia” occidentale). In Sudafrica (e non mi direte che li non ci sono stati problemi) i recenti mondiali di calcio (e prima il rugby) hanno avuto un effetto positivo importante su quelle culture e quel paese in via di sviluppo.
Quindi non ci si svegli a parlare dell’Ucraina solo perché (sotto sotto temo che il motivo sia solo quello) non si sopporta il calcio. I cani e i gatti fanno una finaccia anche senza calcio. Anzi, forse proprio l’attenzione creata sugli Europei di calcio ne potrà salvare qualcuno, sarà una possibilità (non so quanto grande) di evidenziare l’orrore di questa pratica…
Quindi, ovunque ci siano le condizioni di sicurezza per farlo, si deve SEMPRE giocare, perché lo sport (come la musica e come pochissime altre cose) è sempre un comune denominatore sul quale cominciare a ragionare. I boicottaggi sono propri dei momenti più grigi delle relazioni fra gli Stati e non hanno mai risolto niente.
Ci fosse la possibilità oggi di giocare in qualsiasi parte turbolenta del mondo bisognerebbe farlo.
La ripresa del campionato di calcio in Afghanistan è stato un momento commovente di speranza ritrovata. Vorreste andar lì a dire che non si deve giocare perché non c’è ancora abbastanza democrazia???
Se non vi interessano i campionati di calcio girate canale o proponete al prossimo qualcosa di più interessante e più aggregante.
I “soloni” che si pongono a guida spirituale del popolo bue che accende la tv solo per gridare italia italia scoreggiando trovino altro per cimentare la loro improvvisa cultura di vicende internazionali, esibita solo per trovare di una visibilità riflessa proprio grazie al calcio.
Marco Ortolani (giugno 2012)