Il mio voto a Michele de Pascale

Amministrative 2016 – Il mio voto al PD e a Michele de Pascale

  • Scritto daMarco
  • 05.2016  13:25.48

Alle prossime elezioni amministrative nel  Comune di Ravenna voterò per il PD e per il candidato Michele De Pascale.

Prima di tutto – trattandosi soprattutto di scegliere il primo cittadino di Ravenna per i prossimi 5 anni – va valutata la persona.

Ho conosciuto personalmente Michele De Pascale. Lo ritengo un giovane moltoappassionato, capace, concreto, discreto parlatore (sta vistosamente crescendo in questo senso, con l’esperienza di questa campagna elettorale) e buon ascoltatore; persona educata, costruttiva, simpatica, positiva, con un solido “pantheon” di valori intellettuali, morali e culturali; preparato e attento tanto alle grandi tematiche economiche quanto alle piccole realtà sociali del nostro complesso territorio; tanto alla cultura “alta” di Dante e del Ravenna Festival, quanto alle più semplici manifestazioni popolari, ludiche, aggregative; tanto all’ “utile”, quanto al “bello”, tanto all’integrazione quanto alla sicurezza.

Ed è una persona onesta. Poi, lo so, la tentazione di “rilassarsi”, una volta al potere, è un rischio forte. Immagino, suppongo, presumo (e infine spero) che Michele, in caso di elezione, ne rimarrà immune.

Si è preparato duramente per la difficile campagna elettorale nella quale si è trovato inaspettatamente proiettato – giova ricordarlo – per la tragica e improvvisa scomparsa dell’uomo che il PD aveva preventivamente scelto come candidato, Enrico Liverani, di cui De Pascale (suo grande amico) ha dolorosamente dovuto raccogliere la ampia e complessa eredità di idee, di energie, di innovazione, di originalità che Enrico, nelle sue poche settimane di impegno pubblico, aveva ampiamente esibito, con “stoffa” da fuoriclasse predestinato.

Conosco buona parte del gruppo dirigente di cui Michele vorrà circondarsi in caso di vittoria: un gruppo di valore che si inserisce nella tradizione di dedizione alla cosa pubblica che hanno sempre dimostrato (con eccezioni “fisiologiche” che sembrano inestirpabili dalla natura umana) gli amministratori di questa città in tutto il dopoguerra.

Michele de Pascale è il candidato del PD e del PRI (non vedo di buon occhio, invece, il proliferare delle mini-liste “di sostegno”), che, a Ravenna, sono al potere praticamente da sempre. Sento chiedere da molte parti “un rinnovamento”, un “cambiamento”. In realtà il cambiamento è in essere ogni giorno, anche in politica, a prescindere dalle sigle. Non si vorrà dire che l’impostazione ideologica e amministrativa dell’odierno PD ravennate sia quella del PCI degli Anni Settanta? Non si dica che in questi decenni non sono cambiati i rapporti fra la politica e l’impresa, fra politica e clero, fra politica e energia, fra politica e ambiente, fra politica e sessualità, eccetera, pur nell’apparente continuità delle sigle. Non si dica che al potere ci sono “sempre quelli”, quando si sono succedute persone, idee, partiti, progetti politici e ideologici spesso diversissimi fra loro.

Il cambiamento si costruisce a prescindere dal simbolo dove si vanno a raggruppare persone nuove, idee nuove, energie nuove, di cui la città ha bisogno. Senza dimenticare che più che una politica nuova, per un vero cambiamento, serve soprattutto un popolo nuovo inverta la tendenza impaurita, amareggiata, egoista e disfattista che si è installata in città. Ognuno si interroghi su quello che lui stesso può dare alla città, oltre a quello che può pretendere dagli eletti.

Molti dei candidati amministratori che sostengono De Pascale sono giovani e “nuovi” di politica. Altri hanno bagagli più strutturati, perché non è nemmeno giusto buttar via talenti, esperienze e percorsi di crescita in un Comune che presenta eccellenti valori di amministrazione, servizi e gestione della cosa pubblica, anche se è fatale che ci siano migliaia di cose migliorabili, sistemabili, rivedibili e, non raramente, addirittura censurabili. Un rinnovamento profondo in un quadro di continuità con i componenti dell’Amministrazione uscente, guidata da Fabrizio Matteucci, che ho conosciuto personalmente per buona parte, trovandovi sempre elevate capacità di dialogo e di impegno, in anni di terribili difficoltà di ogni genere. Non mi risulta che nessuno di loro abbia aumentato il proprio patrimonio personale durante gli anni dei propri incarichi. E’ questa, per me, la sola e significativa garanzia, che si sia trattato di amministratori e di persone perbene.

 

In questa campagna elettorale gli avversari di De Pascale saranno quattro: Guerra, Alberghini, Bucci e Sutter.

Michela Guerra – spero che mi autorizzi ad usare questa espressione – è una vera amica da tanti anni. Non posso che ammirarne l’enorme eleganza di modi e di pensieri, mix della ruvida genialità del padre Sergio e della raffinata e solida classe di mamma Carla, personalità note e benvolute in città. Candidandosi ha dimostrato un coraggio ammirevole e sta affrontando la campagna elettorale con uno stile del tutto all’altezza del suo profilo di imprenditrice borghese illuminata, paziente, colta, democratica e lungimirante, nella quale si deve spesso difendere da attacchi personali squallidi e disgustosi. Sarebbe comunque una scelta di qualità come sindaco. Restano dubbi sulla “squadra”, profondamente inesperta, disomogenea e litigiosa, scarsamente radicata sul territorio e cresciuta politicamente nel Movimento5Stelle, con i cui metodi non mi sono mai trovato in sincronia, pur nella qualità di alcune delle proposte e di alcuni degli esponenti.

Se vincerà Michela, comunque, due colpi di clacson per festeggiare li darò anch’io.

 

Bucci è un imprenditore in gamba e una persona simpatica. Fa il suo tentativo (la lista civica “Pigna”) che può avere un buon ruolo di “sveglia” su determinati argomenti. Può costituire un buon riferimento per l’opposizione. Più grave sarebbe la sua “incompletezza” in caso di vittoria. In generale preferisco che a vincere non sia un candidato che ha troppo da fare con attività personali (so che può sembrare la stessa condizione di Michela, ma so per certo che Michela, in caso di vittoria, si dedicherebbe completamente alla sua funzione pubblica, mentre su Bucci avrei più dubbi)

La signora Sutter è la candidata della sinistra “antagonista”, quella dei grandi sogni e delle grandi incapacità di coniugarli con le concretezze amministrative. E’ una brava persona, può dare stimoli importanti dai banchi di un’opposizione alla quale è condannata dalle sentenze della storia.

Non conosco il signor Alberghini. So che è il candidato della Lega, dell’eterno oppositore Ancisi e di qualche rimasuglio berlusconiano e dell’estrema destra. Per me è abbastanza per non essere interessato ad una conoscenza politica più approfondita.

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Nota finale per i tanti che mi pare non lo sappiano: un sindaco guadagna poco più di tremila euro al mese. Un assessore poco più di duemila. Non sono qui gli sprechi della politica. Sindaci e amministratori sono la parte più virtuosa della classe politica nazionale. I sindaci sono eletti direttamente dal popolo che, in una piccola città come la nostra, li può conoscere in modo quasi diretto, valutandone virtù e difetti e controllandone quasi quotidianamente da vicino i comportamenti.

Non è con la politica amministrativa comunale (se condotta in modo onesto) che si diventa ricchi, nè che si fanno i soldi facili.

Fare il sindaco (onesto) significa lavorare duro per numero di ore, stress e rischi, essere continuamente esposto ad attacchi politici e personali, e guadagnare meno di un qualsiasi anonimo dirigentino pubblico parassita e imboscato, responsabile di nulla.

 

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