Emotional Fitness 2013 : le magie di Roberto Re

Emotional Fitness 2013 : le magie di Roberto Re

  • Scritto da Marco
  • 08.07.2013  10:25.02

Ho partecipato all’Emotional Fitness HRD 2013 all’Ata Hotel di Milano.

Tre giorni lunghissimi, intensi, emozionanti e sconvolgenti.

E’ stato lo spettacolo della forza, della magìa di un uomo fuori dall’ordinario come Roberto Re: ma il vero spettacolo è stata l’energia autoprodotta dai partecipanti, dalla loro umanità, dalle loro paure e dalle loro speranze, dalle risorse emotive nascoste in “muscoli” solitamente poco sollecitati che questo “Special One” ha saputo risvegliare e scatenare….

Parte delle foto sono di Davide Pozza. Altre sono del sito www.hrdonline.it

L’Emotional Fitness si è tenuto a Pero, nella periferia più grigia (anche se è estate) e spersonalizzata della città di Milano, forse il luogo dove, più che in ogni altra parte d’Italia, l’essere umano si è maggiormente allontanato dalla sua umanità.

Vecchie e classiche zanzare volteggiano intorno ad insediamenti postmoderni, strane antenne, vetro e cemento dei palazzi dove si inventano le tecnologie, dove si svelano i segreti, dove si mischiano sogni e pericoli di ogni possibile èra futura.

E’ l’ambiente meno consono all’Uomo, per riscoprirsi tale. Eppure è stato così, quasi a voler sostenere la tesi, cara a Roberto Re e ad HRD che non sono (o perlomeno non devono essere) gli eventi esterni a condizionare gli stati mentali.

L’hotel è l’ATA. Imponente da fuori. Funzionale e accogliente da dentro (le zanzare, prive di pass, non possono entrare). Ingoia i partecipanti il mattino del venerdì e sequestra loro il senso del tempo e dello spazio. Li “risputerà” fuori solo la domenica sera, a riveder le stelle.

Cinquecento persone. Un’umanità varia. Soprattutto “single”, alla ricerca di un percorso individuale di allenamento mentale. Ma anche qualche coppia di coniugi, alcuni con qualche ragazzino al seguito. Età rappresentate in modo uniforme nei due sessi, con leggera prevalenza di 30/50enni. Fascia sociale medio-alta, o anche alta e talvolta altissima (l’esperienza, pur conveniente in un rapporto qualità-prezzo, è piuttosto costosetta) .

Facce un po’ smarrite, al primo check point. Ma i ragazzi dello staff (numerosissimi e con motivazione evidente) si muovono con efficacia: sono gentili, positivi, rassicuranti. Il loro sostegno sarà chiave decisiva per la riuscita logistica, ma anche emozionale, dei tre giorni di “lavori”.

Il protagonista unico dell’evento è Roberto Re, un 43enne genovese folgorato in adolescenza dalla luce delle tecniche americane di gestione delle risorse mentali. Fa precedere ogni suo arrivo sul palco da uno scatenato ballo di gruppo, ispirato e condotto dalle ragazze dello staff (formidabile e trascinante il sorridente carisma della capo-coreografa Cristina).

Re arriva sul palco e ci si fonde insieme. Lo occupa fisicamente nella sua ragguardevole ampiezza, con continui spostamenti, movimenti teatrali, passaggi da una delle due lavagne all’altra, balletti, ecc. La voce, amplificata dal microfono ad archetto è brillante e impostata, leggermente velata da una raucedine. Parlerà per una decina di ore in ciascuna giornata, senza tradire alcun cedimento, senza risparmiare il filo di voce rimasta, senza lapsus, senza mai ridurre l’energia, di cui sembra dotato in quantità non tipiche della razza umana. L’abbigliamento è sportivo e privo di qualsiasi fronzolo (la scelta del look formale e berlusconiano che propone nelle copertine delle sue brochure  gli ha invece creato qualcuno dei numerosi fraintendimenti di cui la sua opera è vittima). Non fa pause fisiologiche pur bevendo molto; istruisce la sua security a concederle malvolentieri ai corsisti che tentano l’evasione. Sembra sofferente nel doversi staccare dall’auditorio per la pausa pranzo, per la quale contratta al ribasso la durata. Concede spesso il microfono a domande, interventi, proposte di approfondimento, spesso accelerando la riflessione già abbozzata nell’intervento e conducendola velocemente ad uno sbocco più avanzato.

Il primo giorno è di contenuti classici per i “flyer”, i partecipanti agli incontri settimanali di HRD: come affrontare i focus della vita: la crisi di coppia, la solitudine, la mancanza di denaro, la mancanza di tempo libero, l’elaborazione dei lutti, il rapporto con i figli, gli stress del lavoro, le difficoltà di comunicazione… Banditi temi di attualità, politica o altri temi generali. Re si scompone solo dinanzi alle (peraltro nobili ed elengantissime) lamentele di uno studente napoletano “la corruzione del sistema delle raccomandazioni e del nepotismo taglia fuori i talenti dai posti migliori…”. La reazione è dura: “Questa è la situazione, questo è l’ambiente che non puoi modificare. Prendine atto e vatti a cercare i risultati migliori che questa situazione e questo ambiente ti permettono e che sono molto interessanti. No agli alibi!”. E sono ovazioni.

Spazio anche alla testimonianza del lavoro sul potenziale mentale degli sportivi. La “medaglia” da lucidare maggiormente è l’oro di Jessica Rossi, conquistato alle Olimpiadi di Londra. La storia è bella: una ragazzina dal talento immenso, bloccata nei mesi precedenti i Giochi, dai possibili riflessi negativi di fama e visibilità in caso di vittoria. Jessica vincerà a suon di record olimpico. C’è da dire che lo sport in questione (il tiro al piattello) si basa su un fattore mentale quasi totalizzante nei confronti di quelli tecnico-fisici e che il modestissimo rilievo di tale disciplina rende il metodo-Re bisognoso di qualche verifica a livelli superiori.

Già verso la sera del primo giorno Re esibisce le qualità nell’accompagnare il suo pubblico agli esercizi di visualizzazione, con i quali riprodurre stati di forza, d’amore, di sicurezza, ecc

Suggestioni di questo genere saranno la chiave della preparazione del secondo giorno alla temuta prova di fire-walking. insieme a filmati di grandi sognatori di successo (favolosi quelli dedicati a Michael Jordan e Michael Jackson), altri esercizi di potenziamento mentale, stacchi musicali con brani e coreografie coinvolgenti.

Poco prima della mezzanotte il gruppo dei 500 è un corpo unico che vibra in attesa della grande prova. Alcune decine si chiamano fuori dalla mischia, ma molti di loro, terminata la “preparazione” saranno pronti.

Posso Farlo! Voglio Farlo! Lo faccio! E’ la formula con cui il “passeggiatore” trasmette all’incaricato di security il suo desiderio di lanciarsi nei sei metri di brace.

Tutto si svolge rapidamente e senza intoppi. Ci si trova a centinaia, amici-sconosciuti, a urlarsi reciprocamente sulle facce incredule la soddisfazione dell’impresa, la coscienza di un nuovo limite, la base di partenza di sfide di vita più ambiziose.

Il rientro in sala per la condivisione è imbevuto di un’ euforia contagiosa e trascinante, per la riuscita di questo esercizio, ancora scarsamente spiegabile dal punto di vista scientifico.

Durante il terzo giorno Re affronta anche comportamenti irrazionali e sedimentati di alcuni dei presenti. Con piccoli interventi di visualizzazione interrompe l’idiosincrasia di una signora all’uso dell’ascensore (passerà il pomeriggio da sola su e giù per i piani dell’Ata), di un’altra alla guida in autostrada (con prova immediata, filmata e riproiettata dopo un’ora), di un profondo stato di depressione e di un disturbo uditivo. “Ora basta!” chiude sulla richiesta di intervento per una bulimia compulsiva “non sono un guaritore! Potrei e conosco tecniche per risolvere determinate psicosi, ma a me piace agire sui muscoli mentali delle persone sane”.

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Divertente il momento dedicato alla coscienza dell'”essere sexy”. Si confrontano due personaggi, l’uno convinto di esserlo, l’altra (peraltro raffinata e intrigante aldilà del suo aspetto fisico attraente) convinta del contrario. Un’ulteriore dimostrazione che il focus mentale è capace di realizzare infinite verità parallele a quella che ci sembra l’unica e immodificabile.

L’ultimo esercizio è un altro momento di euforia collettiva. I pensieri negativi presenti prima del corso vanno soffiati dentro un palloncino, fatto gonfiare a dismisura fino all’esplosione dello stesso sulla propria faccia. Un effetto liberatorio che prelude alla sigla, che Roberto Re balla da solo, sul palco, sulle note della sublime “Will you be there” di Michael Jackson (tutti in lingua inglese i numerosissimi brani proposti nei tre giorni, ad eccezione di “Rewind” di VascoRossi), e invitando il pubblico a vivere intensamente “ogni battito” del cuore e ogni rintocco di vita. La platea ringrazia commossa, realizzando la lunghezza della strada percorsa in un week end dentro la propria mente, il proprio cuore, le proprie viscere.

www.hrdonline.it.

CLIKKA QUI PER ASCOLTARE IL MAGNIFICO “ANCORAGGIO”

DI “WILL YOU BE THERE”

http://www.youtube.com/watch?v=Wyxmhe1NJr8.

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