Claudio conquista Sanremo

Abbiamo accompagnato la performance televisiva di Sanremo, in cui Claudio ha puntato sull’autocelebrazione del suo talento di compositore e di esecutore e sui brani che sono entrati nella storia di tanti ragazzi (di qualsiasi età), di tante coppie, di tanti bambini, di tanti amori, di tanta
vita di tanti di noi italiani…

Una delle amiche che ha movimentato la chat che abbiamo creato su facebook per scambiarci al volo i pareri su questa esibizione, si chiede stamattina, (probabilmente dopo aver letto qualche giornale e aver sentito riscontri anche da persone non così appassionate come quelle che hanno frequentato la chat) se sia un buono o un cattivo segno questo consenso sfrenato e unanime che Claudio ha riscosso nel pubblico dell’Ariston, nella platea televisiva, e addirittura nella sala stampa, solitamente freddina dinanzi ai fenomeni del pop.

Io penso che il successo di Claudio si debba alla “collocazione” della sua prestazione.

Ovvero a Sanremo si va a cantare canzonette, lui è il più bravo (su questo in pochi eccepiscono) per cui va applaudito più di tutti.

Non ha rischiato niente, ha fatto quello che la gente si aspetta da lui.

Se fa così tutti si alzano in piedi e si sciolgono in ovazioni. Lo hanno fatto in passato, a mia memoria, anche per Gino Paoli, per Toto Cutugno, per altri settantenni che vanno a prendersi un “applauso alla carriera”; ieri tutto sommato è stato fatto anche per la grande Raffaella Carrà, per Franca Valeri (che in vita mia mi ha  divertito più o meno come Massimo Boldi) e per le Kessler (onore all’eleganza e alla buona conservazione, ma artisticamente dopo il dadaumpa del 1961 mi sfuggono le loro opere).

Il “problema” arriva quando NON fa così, quando vuole fare altro, quando si pone in altro modo.

Ovvero quando rifiuta il ruolo di karaoke umano alla Edoardo Vianello e prova a dire: “guardate che, oltre ad avervi fatto innamorare negli anni settanta, io ho scritto di pace, guerra, vecchi, ambiente, sport, storia; guardate che ho avvicinato i popoli cantando in tante lingue; guardate che sono uno che potrebbe ancor oggi vincere facilmente il festival con una QUALSIASI delle canzoni del mio ultimo album; guardate che io ho idee di architettura artistica di palchi, location, luci, suoni, che gli altri possono solo copiare; guardate che ho un ruolo determinante nel dialogo che si è creato fra artisti italiani in occasioni di solidarietà o di beneficienza; guardate che la mia voce è ancora fresca come quella di un esordiente; guardate che i contenuti che ho preparato per il prossimo tour e l’idea stessa di farlo sono totalmente innovative…”

Ecco, quando non accetta di fare il monumento a se stesso ha sempre fatto fatica a raccogliere la stessa unanimità. A Torino 1988 un pubblico non strettamente suo lo ha preso a ortaggi, mentre a Campovolo 2012 è stato tollerato, a dimostrazione di un’estensione quantitativa e anche qualitativa del suo pubblico. Ma l’unanimità è lontana: “è vecchio, è una mummia, bastaaaaa!!! ancoraaaaa???” ecc

E’ diventato “altro”, è più bravo, più colto, tecnicamente migliorato, più profondo, più impegnato, più simpatico, più gentile… si, lo so, ma… uffa…

La “colpa” è sua. E’ stato troppo scandalosamente bravo nei primi 5 anni della sua carriera a spaccare il cuore rosso e tenero di una generazione, a scrivere sopra il suo pulsare grondante le parole più belle, le parole di un incanto dalla potenza infinita, che ci accompagna tutta la vita senza che la sua potenza possa essere avvicinata da altro.

Chi è stato capace di questo prodigio non può per definizione compierne altri più grandi. E finisce che lo si possa amare meglio sì, ma non di più, di quel tanto bagnato di gratitudine che si è provato per aver dato una voce e addirittura un corpo al sogno dell’avventura più bella di ogni essere umano: la gioventù innamorata.

Ha dato una mano con gli ascolti all’amico Fazio, ha fatto il dinosauro in gabbia, ha deciso di non rischiare di rappresentare quello che è, ma quello che si vuole che lui sia. La fortuna è che questa seconda opzione è comunque degna di una serata televisiva emozionante, al termine della quale (anche grazie all’abbraccio della chat) si salta in piedi insieme, come quando c’è un gol allo stadio.

Grazie maestro.

  • Scritto da Marco
  • 26.02.2014  09:53.55

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