Antologia – Le Ragazze dell’Est
Antologia – Le Ragazze dell’Est
- Scritto da Marco
- 11.12.2007 08:47.33
mi ricordo quelle pedanti lezioni di letteratura alle scuole medie e superiori. Il testo con le note a margine che dovevano illustrarcelo. Che barba. Chissà se una cosa del genere mi avrebbe attratto di più. Penso di sì…
Per vedere il video di “Ragazze dell’Est” clikkate su http://www.youtube.com/watch?v=JAWC_Zp6zGE . Le immagini sono tratte da uno spettacolo che Baglioni tenne allo Stadio Flaminio nel 1991 e che venne trasmesso in diretta televisiva. Io, però, ero già in tribuna
RAGAZZE DELL’EST
Il brano è contenuto nell’LP Strada Facendo, uscito nel 1981, ovvero negli anni di più dura e pericolosa contrapposizione internazionale fra i blocchi politico-militari facenti capo agli Stati Uniti e all’Unione Sovietica.
In Italia esisteva un Partito Comunista attestato oltre il 30% dei voti che dichiarava di ispirarsi alle società dell’Europa dell’est; tuttavia la conoscenza di questi popoli era soprattutto teorica e legata allo studio dei modelli economici. Poco si sapeva degli stili di vita, del grado di soddisfazione del popolo, dei consumi, delle ambizioni e ciò a causa di una rigida chiusura (nota con il nome di “Cortina di ferro”) che rendeva impossibile la libera circolazione anche turistica delle persone in quei Paesi e, in occidente, il libero accesso a stampa, televisione e cinema prodotti all’est (quasi sempre boicottati o trascurati).
Si sapeva poco, quindi. E ciò alimentava ogni tipo di mito, da quello di “Impero del Male” a quelli opposti di presunto luogo-crogiolo di ogni virtù e di una raggiunta felicità
Quasi nessuno (tra i pochi “eroi” mi piace citare Enzo Biagi) si prendeva la briga di studiare o di toccare con mano la realtà. E spesso, quando lo faceva, le gabbie ideologiche lo obbligavano a partire con tali e tanti preconcetti da rendere inattendibile ogni osservazione.
Baglioni partì casualmente per una lunghissima (“vodka e vento e non sarei tornato”) tournee in Polonia nel 1972, giusto alla vigilia dell’esplosione del suo successo. Questo episodio è l’ispirazione per “Ragazze dell’Est”.
La canzone è intima e sentimentale, come nel suo stile dell’epoca, ma è intensamente “politica”, secondo un concetto di “politica” che si affermerà più tardi, basato sull’osservazione anche minimalista della realtà.
Baglioni non ha tessere di partito. All’epoca veniva genericamente assegnato all’area cattolica, ma ciò soprattutto per il mancato schieramento nell’ala impegnata-militante di sinistra che aveva conquistato quasi tutti i suoi colleghi. (la foto a lato è tratta dal sito alle9datorben.it)
La sua voce parla d’amore, per cui è ascoltata con attenzione da tutti. Per questo nessuno, proprio nessuno, all’epoca, può sentirsi in diritto di accusare Baglioni di fare controinformazione o di essere servo di qualche logica di partito.
Duro, diretto, sincero, profondo. Senza preoccuparsi dei “riflessi elettorali” che una voce ascoltata come la sua avrebbe provocato.
Si parla di ragazze. Ma queste ragazze fanno da copertina a un mondo inquieto, che di lì a pochi anni imploderà con le modalità che conosciamo.
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Nei mattini pallidi ancora imburrati di foschia (1)
1) Questi paesaggi lividi e nebbiosi sembrano una costante di quei luoghi, riflettendone il carattere misterioso, malinconico e impenetrabile
risatine (2) come monete soffiate nei caffè
2) “Risatine”. Non “risate”. Come se un eccesso di manifestazione delle proprie emozioni fosse una cosa “non perbene”. Una caratteristica dei popoli slavi del nord che, a mio avviso, è più genetica che legata a fattori politici (e che tuttavia va trasformandosi negli ultimi anni).
facce ingenue appena truccate (3) di tenera euforia
3) Il minimalismo e l’understatement che i regimi socialisti e una certa concezione marxista (e in larga parte anche cattolica) della donna sembravano preferire.
occhi chiari laghi gemelli occhi dolci amari… (4)
4) Occhi belli, ma come “imprigionati” nell’invincibile e misteriosa limitazione della propria felicità
fra cemento e cupole d’oro (5) che il vento spazza via (6)
5) Licenza poetica, visto che la città famosa per le cupole d’oro è Praga, che Baglioni, all’epoca, non visitò.
6) Quasi una premonizione di un “vento” che pochi anni dopo spazzerà via altro che cupole…
sotto pensiline che aspettano il sole e il loro tram (7)
7) Immagini ancora intrise di una dolente quotidianità
coprirsi bene il cuore in mezzo a sandali e vecchie camicie fantasia (8)
8) La moda di quegli anni, nei paesi dell’est, sembrava fatta apposta per rimarcare una differenza con l’opulenza ostentata dell’ovest. Una differenza da difendere con presunto orgoglio, in realtà da accettare con dolente rassegnazione.
e a qualcuno solo e ubriaco (9) che vomita sul mondo…
9) Spine visibili quotidianamente, ma inesistenti a leggere la locale stampa di regime e ad ascoltare i sostenitori di un modello che avrebbe dovuto incarnare la perfezione dell’uomo.
Io le ho viste portare fiori e poi fuggire via (10)
10) Diffidenti e impaurite. Spesso il contatto con gli occidentali era fonte di noie e guai.
e provare a dire qualcosa in un italiano strano
io le ho viste coi capelli di sabbia raccolti nei foulards
e un dolore nuovo e lontano (11) tenuto per la mano…
11) Rinnovato nella quotidianità, ma risalente a talmente tanto tempo prima da sembrare ineluttabile.
Io le ho viste che cantavano nei giorni brevi di un’idea
e gomiti e amicizie intrecciati per una strada
io le ho viste stringere le lacrime di una primavera che non venne mai (12)
12) Il verso più bello e più significativo del brano. La “primavera” è il termine spesso usato nelle canzoni comuniste per auspicare l’avvento del nuovo modello sociale (“Fischia il vento / urla la bufera / scarpe rotte / eppur bisogna andar / a conquistare la rossa primavera”). Lo stesso termine è stato associato all’esperienza cecoslovacca ispirata da Vaklav Havel nel 1968 e repressa dai carri armati sovietici. In entrambi i casi una primavera i cui “tepori” erano lungi dall’essere percepiti.
volo di cicogne con ali di cera… (13)
13) Il riferimento è al film sovietico “Quando volano le cicogne”, uno dei pochi tradotti e presentati al pubblico occidentale.
Ancora io le ho viste
far la fila con impazienza davanti ai gelatai
quando il cielo stufo d’inverno promette un po’ di blu
piccole regine fra statue di eroi e di operai (14)
14) I protagonisti di quella lotta che avrebbe dovuto consegnar loro un mondo migliore.
lievi spine d’ansia nei petti rotondi e bianchi…
Io le ho viste
eccitate buffe e sudate per la felicità
negli alberghi dove si balla (15) gridare l’allegria
15) Il divertimento serale e notturno si concentrava soprattutto negli alberghi, dove il denaro dei visitatori occidentali rendeva possibile acquistare dolci, alcolici e, ovviamente, compagnie a pagamento, non sempre da ritenersi prostituzione a tutti gli effetti, ma spesso ricerca di trasgressione e possibilità di aprire “porte proibite”.
e bere birra (16) e chiudere di fuori la solita neve e la realtà
16) Ad un osservatore attento come Baglioni non potè sfuggire la maggiore “tenuta alcolica” delle giovani polacche rispetto alle italiane (che però mi risultano aver rimontato parecchio negli ultimi tempi…).
e ballare alcune tra loro e ballare e poi ballare…
Le ho viste
nelle sere quando son chiuse le fabbriche e le vie
sulle labbra vaghi sorrisi di attesa e chissà che
scrivere sui vetri ghiacciati le loro fantasie (17)
17) Bello e terribile…
povere belle donne innamorate d’amore e della vita…
le ragazze dell’Est