Raimondo Vianello: un mito con due domande
- Scritto da Marco
- 29.04.2010 23:15.39
L’Italia – per una rara volta compatta e unanime – tributa il suo commosso omaggio a Raimondo Vianello, mito del varietà, del cinema, della radio e, negli ultimi decenni, della televisione, che lo ha fatto entrare con la sua inconfondibile eleganza nelle case di tutti gli italiani.
Mi associo senz’altro a questo omaggio. Quando ero bambino Vianello mi faceva ridere con il suo umorismo inglese, la gag fulminante e surreale, l’ironia affilata che mi rendeva orgoglioso di divertirmi con battute “adulte”, molto raffinate.
Ci sono però due cose che vorrei osservare e che mi sembrano poco considerate, nei ricordi del personaggio che ho letto in questi giorni…
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La prima osservazione riguarda il grande affetto che ha ricevuto la “figura di marito” presentata per tanti anni da Raimondo Vianello accanto a Sandra Mondaini. Il “marito ideale”, lo hanno definito tante donne.
Ci sono dei “punti” a favore del modello-marito presentato da Vianello (non è rilevante se esso corrisponda o meno ai comportamenti reali, anche se per il mio personale punto di vista la corrispondenza c’è, altrimenti non si sarebbe potuta mettere in scena per decenni, in forma quasi esclusiva, quella modalità di relazione di coppia): sono senz’altro l’intelligenza, l’aspetto fisico bello, elegante e sportivo, la fiducia riposta nel partner, l’ironia brillante e – penso – soprattutto la fedeltà.
In realtà, al giorno d’oggi, il modello Vianello è perdente: le donne fuggirebbero di gran carriera dinnanzi ad un uomo anaffettivo (la scarsa attenzione per i bambini, per esempio), poco sensuale (“che barba, che noia”, dice la Mondaini fra le lenzuola), inutilizzabile per le faccende familiari (ci pensa la “serva”), fanatico di sport e di televisione, dalla vita sociale minima e dal dialogo quasi sempre irridente e mai affettuoso. Anche la “mitica” fedeltà (Vianello non è mai stato chiacchierato dai gossip) sembra più potersi ricondurre ad una mancanza di interesse per l’universo femminile che per una scelta di disciplina o d’amore. Poteva salvarsi per il fatto che era ricco (e in tal caso tutti gli uomini, anche non interessanti, diventano dei “tipi”), ma, di base, un tipo come Vianello non piace e la considerazione di lui come “ottimo marito” sembra quindi eccessiva.
La seconda osservazione riguarda il tipo-politico che Vianello raffigurava. Se è sempre esistito un umorismo “di sinistra”, si è sempre faticato a trovare un umorismo “di destra”. Ebbene Vianello (a prescindere dalle sue scelte elettorali che comunque sono note durante l’epopea berlusconiana e non danno troppo margine di errore per quella precedente) può essere considerato il prototipo non solo di un artista di destra, ma anche un uomo di destra. E’ un borghese che non mette in discussione l’ordine sociale (il personaggio della “serva” convivente ne è un esempio), che sembra prendere le distanze dal popolo (quando non ha messo in scena il suo personaggio preferito ha sempre rappresentato popolani molto ignoranti, come il ciclista o il muratore), con un rapporto deformato con le donne (servile con le giovani e belle, villano con le brutte). Non si è mai avuta traccia del suo contributo nelle grandi battaglie sociali (ad eccezione di quella meritoria per la lotta contro i tumori, un male che colpì entrambi i componenti della coppia), nel lancio di fermenti culturali, musicali o teatrali nuovi, in qualsiasi direzione di innovazione e progresso popolare, anche nell’adorato ambiente calcistico (una sua trasmissione si intitolava “Stasera niente di nuovo”). E quando fu ora di fuggire verso le laute remunerazioni della tv commerciale fu in primissima fila, appena dietro Mike Bongiorno, in una scelta convinta e sostenuta dal grande impegno nella pubblicità. Una colonna di quella maggioranza silenziosa che foraggiò l’elettorato conservatore fino agli anni ottanta e quello berlusconiano in seguito.
Detto questo, il suo talento comico e la sua vivacità come autore ne fanno un colosso della piccola storia delle nostre emozioni televisive, e del nostro divertimento familiare. E come tale il rispetto rimane massimo e ci si toglie il cappello dinnanzi a chi ci ha fatto così tanta compagnia.