Per sempre o… per tutto quanto il tempo?
- Scritto da Marco
- 09.06.2009 16:22.07
Il noto presentatore televisivo Jerry Scotti (ultimo di una lunga serie di personaggi più o meno noti, fra cui mi sembra di ricordare anche l’onorevole Casini, leader di un partito ultracattolico) ha inviato una lettera aperta ai giornali nei quale si duole dell’ “intransigenza” della Chiesa nel negare il sacramento dell’Eucarestia ai divorziati. Il simpatico Jerry sostiene che “si deve comprendere il credente che ha sbagliato”…
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Alcune premesse: qua mi sembra che “si sbaglino” tutti: l’istituto matrimoniale ha praticamente decretato il suo fallimento dal momento in cui l’acquisita autonomia economica ha reso le donne libere di fare scelte che prima erano loro precluse (fino a 30/50 anni fa una donna che usciva dal matrimonio non avrebbe avuto modo di sopravvivere dignitosamente e di difendere i propri figli)
Tuttavia quasi tutte le persone si sposano (e per giunta in Chiesa): le donne perché coronano un sogno che incredibilmente ancora non accenna ad uscire dalle fantasie di bambine e ragazzine. Gli uomini per far contente le donne. Tutti e due perché sanno bene che in fondo, Chiesa o non Chiesa, gioie o dolori, quelle formule sono tutte esagerazioni e, quando sarà il momento, non saranno d’intralcio più di tanto (a Ravenna le coppie solide, anche solo apparentemente, sono meno di un terzo)
Detto questo veniamo alla Chiesa: dare l’Eucarestia ai divorziati significa riammetterli nella comunità cristiana. La cosa sembrerebbe semplice: la Chiesa stessa insegna a sbagliare, a perdonare e a trarre insegnamento dai propri errori. Invece c’è un problema: se si “consente” l’errore, bisogna conseguentemente modificare la liturgia del matrimonio. Il prete officiante non potrà più dire solenne e minaccioso “Finché morte non vi separi!” , ma dovrà dire un più complice ed accomodante “per quanto più tempo possibile e finchè lo riterrete opportuno e funzionale alla felicità di entrambi…”.
Diventerebbe tutto più realistico, più misurato, più divertente, più adatto al tempo che viviamo. Ma le donne lo troverebbero meno attraente e romperebbero le scatole. E i preti vedrebbero un po’ ridotto il loro ruolo di arbitri e telecronisti del tempo di vita delle loro comunità. E romperebbero le scatole pure loro. Del resto, è un po’ una loro specialità. Di entrambi