- Scritto da Marco
- 06.05.2007 01:49.58
Nel 1990 avevo 23 anni ed ero un grande appassionato di volley. Era difficile seguire le partite dei campioni, perché la TV concedeva pochissimo spazio. Allora si aspettava di vederli all’opera quando venivano a giocare a Ravenna, dove io facevo le radiocronache per le emittenti locali. Poi è arrivato il Messaggero, creando a Ravenna una società ricchissima che originò una squadra fortissima. Quel primo anno fu di continuo stordimento, per il nuovo, elegante palasport, per le eccezionali compagnie che si creavano, per le indimenticabili trasferte e soprattutto per il clamoroso risultato finale, che vide la nostra squadra vincere lo scudetto e la Coppa Italia.
Nel 1996, l’amico Sandro Emiliani venne incaricato di scrivere un libro sulla storia della pallavolo ravennate, dalle sue origini del periodo bellico ai giorni nostri. Conoscendo la mia viscerale passione per quel favoloso anno che ci portò allo scudetto mi “appaltò” il relativo capitolo, che oggi ripresento qui.
* Come qualcuno sa, nel 2001, 10 anni esatti dopo la partita dello scudetto, riuscii a rimettere in scena quella partita, che chiamai “Decennial Match” recuperando tutti i protagonisti di allora e facendoli rigiocare dentro un Pala De Andrè che, per l’occasione, tornò a riempirsi. Se ne parla al link http://www.ortoline.it/articolo.asp?ID=20
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– “Pronto, Brusi? Sono Carlo Sama. Il Gruppo Ferruzzi vorrebbe entrare nella pallavolo ravennate. Che cosa occorre per formare una squadra vincente?”
– “Entrare nella mia società ha detto? La posso richiamare fra dieci minuti?”
Giuseppe Brusi, deve aver ripensato mille volte a quelle parole e ingollato, magari, un paio di whisky. Ma passato lo sbandamento e ritrovato il consueto piglio decisionista…
“Caro Sama, per vincere occorrono tanti soldi e tre anni di tempo”.
“Soldi ne abbiamo… qualcuno. Ma non si potrebbe fare in due soli anni?”
Questo aneddoto telefonico segna l’inizio di tutto quello che un tifoso ravennate di pallavolo avrebbe voluto vedere e che prima non aveva mai osato chiedere.
La stagione 1989/90 si era chiusa consegnando due grandi dominatrici, Parma e Modena, piene di campioni d’Europa, ma governate da società che faticano a tenere il passo economico imposto da Benetton (Sisley Treviso) e dai nuovi capitalisti del volley (Gardini al Messaggero di Ravenna eBerlusconi alla Mediolanum di Milano). La nuova norma sullo svincolo, la cosiddetta legge-Bosman, scatena la fuga dall’Emilia.
Per assicurarsi i giocatori della nazionale circolano tumultuosamente cifre incontrollabili e mai udite prima nel mondo del volley. Brusi e Sama scelgono una politica spettacolare: forti di oltre 10 miliardi di budget, abbandonano le trattative con i giocatori italiani e puntano oltre-frontiera. Giorgio Bottaro torna dalla California con le firme sui contratti di Karch Kiraly e Steve Timmons, 2 volte campioni olimpici e campioni del mondo.
Ravenna fa quindi sul serio e oltre ai soldi, può mettere sulla bilancia il prestigio di giocare in un DreamTeam.
Attratti da questa prospettiva firmano Fabio Vullo, Andrea Gardini, Roberto Masciarelli e Gianni Errichiello. Falliscono le trattative con l’allenatore della Nazionale Julio Velasco (che, pur lusingato, preferisce continuare a lavorare in azzurro) e con Lorenzo Bernardi (con il quale non si raggiunge l’accordo sull’ingaggio). In quelle due posizioni-chiave Brusi gioca con coraggio le sue scommesse fatte in casa, confermando Stefano Margutti e Daniele Ricci, con Stefano Chierici allenatore in seconda. Completano il roster Venturi, Mambelli, Pascucci, Bovolenta e Fangareggi, preziosi e caratterizzanti elementi di tramite fra la tradizione cittadina e la nuova struttura.
Aleksander Skiba, ex allenatore della Nazionale Italiana, apprezzatissimo per il suo lavoro sui giovani, viene chiamato a dirigere il settore giovanile. Il Messaggero si dota di un imponente staff organizzativo e medico, comprendente, fra i numerosi altri, la segretaria Barbara Gelosi, il preparatore atletico Daniele Ercolessi, mentre viene confermato il fisioterapista Gino Bolognesi.
Modena, dissanguata, cede Lucchetta e Bertoli a Milano, Cantagalli e Bernardi a Treviso. Parma rimane competitiva, ma senza Dvorak, Zorzi e Galli (tutti a Milano).
Dopo il ritiro precampionato svolto a Sportilia, comincia la stagione agonistica con la Coppa Italia. A Sant’Antioco, in Sardegna, Ricci presenta una squadra priva degli americani e dei nazionali azzurri, impegnati in Brasile nei campionati del Mondo. E’ sufficiente per vincere, ma la curiosità di vedere assieme tutti i campioni della rosa cresce a dismisura.
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Nella foto la cartolina che l’emittente Radio Sound distribuì massicciamente per promuovere l’esclusiva delle dirette radiofoniche (che feci io) per la stagione 1991/92, l’anno successivo allo scudetto.
L’organico non era variato di molto rispetto all’anno precedente: solo Pascucci (che andò al Padova) non ne fece più parte, rimpiazzato dai giovani Gianni Montanari (meteora che però fece una lunga ed apprezzata carriera in serie B) e Andrea Sartoretti.
Da sinistra in piedi: RAMBELLI (staff), MASCIARELLI, FANGAREGGI, TIMMONS, GARDINI, BOVOLENTA, VULLO, MARGUTTI, RICCI (all.)
Seduti: BRUSI (gm), BOLOGNESI (mass), MAMBELLI, SARTORETTI, MONTANARI, ERRICHIELLO, VENTURI, KIRALY, CHIERICI (staff), ERCOLESSI (prep. atl.)
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Il 6 ottobre 1990 è un giorno fantastico per due motivi: il volley ravennate abbandona il “sottoscala” (il vecchio palasport Coni) e approda alla “Scala”. Lo stupendo Pala De Andrè è inaugurato da una partita che la Teodora vince contro il Cassano d’Adda; poche ore prima sbarcano a Milano Timmons e Kiraly, fresco padre del primo figlio. Ci sono, esistono, sono veri e vogliono giocare subito!
La seconda di Coppa Italia, con il Santa Croce, vede il Messaggero partire con il sestetto composto da Vullo-Timmons, Fangareggi-Pascucci e Kiraly-Margutti. Tre a zero! E’ subito entusiasmo!
Gli “Starsky and Hutch” del volley promettono sfracelli e si fanno immediatamente apprezzare per professionalità, grinta e carisma. Il Messaggero li alloggia a Marina di Ravenna, in villette separate; ma ben presto Karch e Steve sceglieranno di vivere assieme, in città, in una villa che la Sip ricorderà a lungo come utenza privilegiata, perché le mogli sono rimaste negli USA.
La dirigenza ravennate affida a Massimo Errani il compito di fondare e coordinare il club dei tifosi. E’ un compito semplice, perché l’aspetto promozionale è ovviamente curatissimo e i finanziamenti al club sono generosi. Ma il lavoro degli “Amici” varrà a fine anno il premio della Lega come pubblico più caloroso e corretto. Inoltre i pullman per le trasferte sono puntualmente carichi di gioventù, di colori, di voglia di divertirsi.
Mentre il Messaggero supera senza sconfitte il girone a sei di Coppa Italia, dal Brasile rimbalza un’incredibile notizia: Masciarelli, Gardini e gli altri azzurri sono campioni del mondo, dopo una stupenda finale vinta contro Cuba!
Ma gli impegni incalzano. Comincia un campionato italiano nel quale tutti vedono Parma, Treviso e Milano come favorite. Ravenna è indicata come quarta forza. Il valore degli americani, digiuni di volley indoor da un anno, è ancora avvolto nel mistero e le prime apparizioni non contribuiscono a dissolverlo del tutto: Kiraly è debole in attacco e Timmons si concede troppi errori. Anche il via al campionato (come quello alla Coppa Italia) è dato da un’isola (3-0 a Catania), mentre l’esordio al De Andrè vede un successo per 3-0 sul Gividì Milano dell’ex Moretti (3000 spettatori di cui 1300 abbonati, trenta milioni di incasso per salutare anche i nuovi campioni del mondo).
Il campionato è frammentato dalle esigenze della Nazionale, che a novembre vola ancora in Giappone per un inutile, ma remunerativo Top Four.
Alla fine di novembre c’è il primo appuntamento “di sostanza”: il Mondiale per Club. Ravenna (che non avrebbe i titoli per parteciparvi) si affianca alla Mediolanum per l’organizzazione, rimedia una wild card e ospita uno dei gironi, dove batte Cska Mosca (con Fomin), Asp Algeri e Maxicono Parma, passando il turno insieme agli emiliani.
Nel girone di Brescia passano Mediolanum e Banespa San Paolo che superano Hiroshima e Philips Modena, campione uscente di un’Europa pallavolistica che non esiste più.
Nella Final Four di Milano, però, l’esito della semifinale è imprevedibile: le “Emme Rosse” peccano di presunzione e si lasciano superare e sconfiggere al quinto set dal Banespa di Negrao, Ribeiro e Lima. E’ la prima sconfitta dopo venti partite vittoriose (tre di campionato, sei di Coppa Italia, undici amichevoli). In finale la Mediolanum estasia il suo pubblico con le prodezze di Andrea Zorzi, eroe del Palatrussardi. Il Messaggero abbandona il suo primo mondiale per club perdendo anche la “finalina”, ma cementando il gruppo che, nella notte delle delusioni, all’Hotel Brun, è concorde: “Adesso non ce n’è più per nessuno!”
Brusi respinge gli assalti di Montali, che si autocandida alla panchina giallorossa. Si va avanti con Ricci.
In campionato si vince contro Falconara (Timmons commenta con un seccato “good moustache” – bei baffi – la prova dell’ex Nurko Causevic, che molti, a Ravenna, ricordano nel ruolo di schiacciatore, evocandone il valore e il rendimento costante).
Pochi giorni dopo c’è l’occasione per una prima rivincita: si va a Treviso e qui il Messaggero esplicita il suo potenziale. Sbocciano Kiraly e Gardini, apparsi sottotono in avvio di stagione. Il Palaverde è espugnato (3-1); re Karch dichiara di aver superato certi suoi problemi ambientali e fisici. Durante le feste di fine anno, il Messaggero mette in carniere altre tre vittorie (fra cui quella contro la Maxicono) edopo 9 turni guida la classifica con due soli set al passivo.
Spettacolo a Padova: in crisi di relax, il Messaggero si ritrova sotto per 0-2 e 3-8. Timmons ed Errichiello si inventano battute in salto velenose che condannano lo sbigottito Charro Padova alla resa. Steve chiude dalla seconda linea il punto del 17-16 (all’epoca sul 16-16 si giocava il punto decisivo). Sono piccoli segni che anche la dea bendata non è nemica delle Emme Rosse.
Ma non c’è sosta: trovata una smagliante condizione psicofisica e creato uno spogliatoio imperforabile, il Messaggero travolge anche la Mediolanum (otto i pullman al seguito con Sama e Berlusconi in tribuna d’onore). Campioni d’inverno! Milano e Parma inseguono a quattro punti, Padova a sei, Treviso a dieci!
Il 14 febbraio 1991 il Gruppo Ferruzzi organizza uno sfarzoso “San Valentino” presso il Pala de Andrè. La pattuglia capitanata da Fabio Vullo è applauditissima, in mezzo a tanti campioni della musica e dello sport.
La prima parte del girone di ritorno è quella con gli impegni più semplici: la marcia è sicura, le avversarie fragili e timorose. La Gabeca Montichiari alla 17ma di campionato, soffia il settimo set alle Emme Rosse, ancora imbattute. E’ tempo di ripetere i big match: Treviso perde al De Andrè (e la tradizione favorevole ai ravennati si sfaterà solo nel 1994): Vullo gioca a strabiliare.
Poi il calendario si fa beffardo. Ravenna incrocia Parma per tre volte in pochi giorni, facendo proprie le poste che contano: 3-2 in rimonta al Palaraschi nella gara di campionato e 3-0 nell’andata di Coppa Italia. Nel ritorno, invece, a qualificazione acquisita, l’arbitro regala il tiebreak alla Maxi, facendo inferocire Kiraly e soci che, a perdere, non ci stanno mai. A proposito: stracciando fra le mura amiche l’Agrigento (sponsorizzato Edilcuoghi!) il Messaggero eguaglia la “striscia” vincente più lunga nella storia del campionato italiano, detenuta dalla Kappa Torino sin dal 1981. La domenica successiva, a Reggio Emilia, priva di Vullo squalificato e con Venturi in campo, stabilirà il record tuttora imbattuto.
E’ tempo di Coppa Italia. All’Arsenale di Venezia arrivano Ravenna, Milano, Falconara e Città di Castello, queste ultime qualificate, grazie all’impossibilità degli squadroni di schierare i nazionali nelle fasi eliminatorie. Messaggero e Maxicono si sbarazzano di Falconara (3-0) e Soliman Città di Castello. Nelle due squadre si mettono in evidenza gli esordienti Papi e Sartoretti, nomi che segneranno a lungo la nostra pallavolo.
L’appuntamento decisivo è al palasport Taliercio di Mestre. Ne esce una partita tecnicamente fantastica, per palati fini e cuori robusti. Il primo set si chiude per 15-13, con Kiraly che strappa al pavimento due bordate a colpo sicuro di Zorzi. Timmons bastona da ogni posizione e, insieme a Margutti, diventa l’eroe di Coppa.
Ravenna alza il primo, prestigioso trofeo. Si festeggia con un goccio di spumante bevuto a casa di Mambelli. Niente ricevimenti ufficiali. Tre giorni dopo c’è il Charro del brasiliano Gavio Giovane (che sarà battuto 3-1) e non c’è voglia di distrazioni e di festeggiamenti. C’è tanto da vincere. La Mediolanum, invece, nella stessa giornata, cede all’Alpitour Cuneo.
L’ultima giornata di regular season, in casa, ancora contro Milano, sarebbe pro forma, visto che il vantaggio sulla stessa Mediolanum seconda è molto ampio (sei punti). Ma è una gara vera, carica di emozioni. Zorzi mura Timmons e gli urla in faccia. Non l’avesse mai fatto! Il De Andrè muggisce a lungo e con foga inaudita la sua ostilità nei confronti di “Zorro”. Il messaggio è chiaro: i nostri campioni non si toccano! I rossoneri vincono 3-2; è l’unica sconfitta di una stagione entusiasmante. La striscia vincente si ferma a 25.
Velasco, nelle interviste, traccia bilanci esaltanti dei sei mesi di stagione trascorsi e ne ha ben donde: sponsor ricchi e attenti, pubblico ovunque numeroso e correttissimo, competente e innamorato del gioco e dei personaggi. Giocatori intelligenti, simpatici, brillanti. E’ tutto bello! E vince Ravenna!
Play off. Tutto si rimette in discussione. Aver dominato a lungo rischia di diventare bello, ma inutile.
Nei quarti, le quattro favorite sbaragliano la concorrenza: Ravenna supera (doppio 3-0) il Falconara; la Sisley supera Padova; la Mediolanum travolge Cuneo e la Maxi si libera dei vecchi rivali in disgrazia di Modena.
La semifinale è quindi con la Sisley. I trevigiani, nel corso della stagione, hanno rimpiazzato l’allenatoreKristiansson e l’opposto Gustafson (entrambi svedesi) con il parmense Montali e il canadese Gratton. Mancano di amalgama, ma sono una minaccia.
A Ravenna ci vogliono due ore e mezza ed un tie break mozzafiato per rimontare gli orogranata (che vincevano 2-1) e inchiodarli al quinto set (15-12).
Ma la banda di Montali si riorganizza e pareggia fra le mura amiche (3-1, la seconda ed ultima sconfitta di tutto il campionato), grazie alla battuta in salto e alle non perfette condizioni di Timmons (ginocchio infiammato).
Terza sfida all’insegna della paura. La Sisley vince 15-3 il primo set, poi il pubblico di Ravenna, con il grido “Timmons go!” martellante ed entusiasmante, rilancia i propri beniamini che vincono tre set in poco più di un’ora (Bernardi viene messo fuori squadra da Montali nel finale di partita) e sulle ali dell’entusiasmo si permettono di trionfare a Treviso.
La finalissima è conquistata! Lo scudetto sarà ancora un discorso emiliano-romagnolo, perché la Maxicono elimina in quattro partite la Mediolanum.
Scoppia la febbre della finale. La capienza del palazzo di Ravenna è di quattromila posti, quella di Parma di seimila. Le richieste di biglietti fioccano da tutto il mondo. Serpentoni di gente in fila popolano il piazzale antistante il De Andrè. Le prodezze di Kiraly corrono di bocca in bocca, fondendosi con la “solita” gioia tricolore delle principesse della Teodora, ancora una volta, l’undicesima, campionesse d’Italia.
Gara1 di finale sembra un monologo ravennate. Il Messaggero si erge sul 2-0 (vincendo a 6 e 8 i primi due set) e 14-11 nel terzo, con sei match ball buttati al vento. Poi regala ai 4000 presenti (90 milioni di incasso) un po’ di pathos, facendosi rimontare e chiudendo solo al quinto set (15-12).
Karch e Steve, prima di gara2, sciolgono la loro riserva: rimarranno a Ravenna anche la prossima stagione. Sentono odore di sfida ai russi (i rivali delle finali mondiali) e di Coppa dei Campioni.
La Gara2 di Parma è la più bella della stagione per i colori giallorossi. La Maxicono è annichilita e patisce anche l’infortunio di Andrea Giani (lesione della retina provocata da un bolide di Timmons). Sullo 0-2 la regìa del “Raschi” suona un “Twist and Shout” a tutto volume che non serve, però, a ricaricare i parmensi, ma solo a far ballare il popolo di Ravenna sulle tribune. E’ un tre a zero che non lascia scampo.
A Ravenna, il pomeriggio del 25 maggio, si gioca la partita che può essere decisiva. Bebeto deve rinunciare a Giani; il Messaggero è al gran completo per il suo appuntamento con la storia. Il segretario Otello Plazzi si meriterà il soprannome di “Mago Othelma” per essere riuscito a far entrare 5000 persone nell’impianto ferruzziano, riempiendo vetrate, sgabuzzini e corridoi. Mille persone seguono il match su uno schermo gigante installato nel piazzale antistante il palasport. Nel corso della partita il pubblico ravennate esorta il brasiliano Carlao a suon di applausi a rialzarsi dopo un infortunio, sentendo che ormai niente e nessuno potrà privarlo della festa finale.
Vincendo tre set tutti ai vantaggi (15-13, 16-14, 15-13) Ravenna conquista il suo sesto scudetto (i primi risalivano all’immediato Dopoguerra) trionfando nel campionato più bello della storia, quello dei grandi investimenti, del grande spettacolo, dei campioni del mondo. L’ultimo punto è di Margutti, che sorveglia a muro una difficile rigiocata di Renan. Il pubblico esplode, abbraccia i suoi eroi e vola in Piazza del Popolo, a ballare su un enorme stendardo giallorosso che la ricopre quasi per intero. Kiraly e Timmons sono scortati fino a casa. Qui gli americani intrattengono in cortile quanti vogliono congratularsi con loro. Con modestia e semplicità.
La cena ufficiale è tutta sorrisi, con penitenze speciali destinate ai giornalisti scettici, ad inizio stagione, sul valore della squadra (secchiate e torte in faccia da parte dei giocatori, durissime reprimende di Brusi).
La sera dopo, Carlo Sama, al ristorante “Caminetto”, si congratula personalmente con giocatori e giocatrici, scaricando una magnum di champagne da dieci litri su fermacravatta e decollettes. Mentre tutti sono presi dalla gioia per lo scudetto maschile, è Kiraly a prendere il microfono e a ricordare che le ragazze della Teodora meritano maggior festa, perché ai vertici da ben undici anni. Sangue di campione e stoffa di gentiluomo. Nel pomeriggio aveva anche giocato con i compagni a beach volley, la sua grande e remunerativa passione. Quella passione che spinge lui e Steve ad abbandonare l’Italia a meno di quarantotto ore dal trionfo. Beach e famiglie aspettano. Arrivederci a settembre, campioni!
E sotto le stelle di un Pala De Andrè che esalta la sua polifunzionalità, trasformandosi in spiaggia artificiale, il Messaggero vince anche il tricolore di beach volley, schierando Venturi, Pascucci ed Errichiello.
Quando un anno è magico, non si tralascia niente…