Palestre Palazzetti e… Palafitte
- Scritto da Marco
- 11.06.2009 18:37.06
I ragazzi del presidente Casadio e dell’allenatore Beccari ce l’hanno fatta! A Bastia Umbra la Marcegaglia ha vinto per 3 a 0 e il prossimo anno giocherà nel campionato nazionale di serie A2. Complimenti!
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PALAZZONI E PALAZZETTI
A Ravenna la pallavolo che si può definire “moderna” ha avuto la sua sede storica nella palestra CONI nella zona Darsena, da qualche tempo chiamata Piazza Caduti sul Lavoro. Impianti di questo tipo, tutti uguali, vennero costruiti in molte città italiane negli anni cinquanta e sessanta su impulso del Comitato Olimpico.
La struttura (contenente l’arena centrale per gli sport da palestra, come basket, pallavolo e la mai sviluppata pallamano) aveva altri spazi per pugilato, arti marziali, scherma, judo e così via. L’adiacente ippodromo forniva l’ideale e verdeggiante contorno per un’adeguata preparazione fisica. Nella stessa area sorgevano alcuni campi da calcio: un vero centro polisportivo.
Le alterne vicende pallavolistiche cittadine hanno reso la palestra CONI (intitolata nel 1983 al compianto Angelo Costa e divenuta quindi “Pala” Costa, per una pala-mania che ha contagiato qualsiasi struttura che ospitasse sport a qualsiasi livello) più o meno adeguata alla bisogna. Nel 1964 la struttura si riempì di un numero di tifosi impensabile per gli attuali criteri di sicurezza e confort, per un’epocale amichevole fra Italia e Giappone, vinta dalla allora stellare nazionale nipponica.
Le vicende del volley anni ’70 resero poi mitici i “pienoni” delle squadre denominate GrondPlast e Lloyd Centauro. Anche la Teodora, nei primi Anni Ottanta, seppe spesso mandare esaurito il botteghino (impresa non esattamente leggendaria, per la quale erano sufficienti poco più di 1500 sportivi)
Tuttavia il vecchio pala-palestra Coni-Costa resse a lungo e decorosamente il peso delle sue responsabilità
I problemi.
I problemi nascono a metà degli anni ottanta, quando un volley che ambisce allo show e cerca spazi televisivi e un nuovo pubblico, pretende strutture più capienti, più luminose, con soffitti più alti (per non penalizzare le spettacolari difese) e più dotate di servizi. Il pala-palestra Costa comincia ad andare in difficoltà, proprio mentre esplode il valore della squadra femminile (Teodora), che è costretta a giocare le gare interne di playoff in trasferta a Forlì o a Cesena. Sul finire degli anni Ottanta anche la squadra maschile, tornata ambiziosamente in serie A con il marchio Conad, è costretta a giocare interi campionati a Forlì.
Eppure durante una delle prime feste scudetto della Teodora (e quante ne sono seguite!!!), nel 1983, il sindaco Giordano Angelini annuncia alla Piazza del Popolo festante che “il nuovo palazzetto si farà”.
Fermi tutti!
Partono quindi progetti seri di costruzione di un nuovo impianto, affidato alla progettazione del celebre architetto Renzo Piano. Sarà il Pala Piano. Ma i tempi e i costi si dilatano oltremisura. Gli sportivi ribattezzano il progetto “Pala Pianissimo” e in seguito… “Pala Mai”
Nel 1989 accade l’impensabile: il Gruppo Ferruzzi, con un investimento economico stellare, prende il diretto controllo delle squadre di volley maschile e femminile, impostando progetti di conquista immediata del vertice anche nel settore maschile (mentre le donne, come detto, dominavano da tempo, pur sostenute da investimenti del Gruppo stesso assai più blandi).
Ci vuole un Pala che non c’è. Il Gruppo ha fretta. Se non c’è lo facciamo. Sarà il Pala Ferruzzi: gigantesco, imponente, avveniristico, artistico, fantastico: tuttora la struttura per lo sport esteticamente migliore d’Italia.
Il Comune è preso in contropiede. Il PalaMai richiede denaro e rischia di essere un doppione. Il progetto viene quindi abbandonato e le risorse vengono messe a supporto della costruzione del “Pala” Ferruzzi (parcheggi e servizi), che sorge in tempi rapidissimi e viene denominato Palazzo delle Arti e dello Sport Mauro de Andrè, a sottolineare che la struttura nasce come “monumento” della potente famiglia ravennate (Mauro, fratello del celebre Fabrizio, era un apprezzato dirigente del Gruppo), da destinare al divertimento, non solo sportivo, della cittadinanza.
I costi sono ingenti, soprattutto per il mantenimento. Ma la potenza dei Ferruzzi è all’apice e le risorse sono tutte immediatamente disponibili.
Nel nuovo, elegante teatro, il Messaggero (la squadra di volley prende il nome dell’organo di stampa di famiglia) conquista lo scudetto maschile (il primo) con il mitico esagono Vullo Timmons Gardini Masciarelli Margutti Kiraly e femminile (l’ennesimo consecutivo) oltre a svariati altri titoli nazionali e internazionali.
I problemi di struttura sportiva a Ravenna sembrano definitivamente risolti.
Nuovi problemi
La drammatica giornata del 23 luglio 1993, con il suicidio di Raoul Gardini e le indagini di Tangentopoli su Montedison, segna lo spartiacque per numerose attività cittadine, economiche, finanziarie, culturali e anche sportive.
Il Pala de Andrè deve essere dismesso e il Comune decide di spremere le casse per rilevarne la proprietà e la gestione e dare così continuità all’attività sportiva delle squadre di vertice (anche perché il vecchio Pala Costa cade letteralmente a pezzi).
L’attività è momentaneamente salva, ma il salasso per le casse comunali è terribile: oltre alla spesa di acquisto vanno aggiunti costi ingenti di manutenzione. Uno per tutti il riscaldamento: la gigantesca cupola bianca richiede oltre due milioni di lire al giorno per essere posta in temperatura accettabile…
In breve tempo il disimpegno del Gruppo Ferruzzi determina il crollo sportivo delle squadre cittadine, che si dibattono per alcuni anni, ma devono infine arrendersi, strozzate da insostenibili costi di gestione
Si riparte
Con fatica il volley cittadino maschile e femminile si riorganizza, ma quello che può permettersi sono categorie inferiori, prive di lustrini televisivi e di particolari affluenze di pubblico.
Il Pala de Andrè (nel frattempo passato a gestione privata) è un lusso fuori dalla portata di quel tipo di budget.
Il Pala Costa è letteralmente crollato.
Soldi pubblici per opere sportive non ce ne sono più.
Ravenna, culla della pallavolo, Imperatrice degli scudetti, mendica uno spazio per far giocare i suoi ragazzi, le sue ragazze, la sua “meglio gioventù”.
C’è una scuola media, la Don Minzoni, che ha una palestra . E’ brutta, bassa e buia. La capienza è di duecentospettatori, dislocati illogicamente troppo sopra il campo, senza la visibilità completa dello stesso. Non c’è un bar, il tabellone segnapunti è da partita di briscola paesana, la convivenza con le ore scolastiche di educazione fisica non è semplice e il pavimento non è adeguato ai salti degli atleti, che soffrono frequentemente di problemi alle articolazioni.
Per la solita “magia” delle denominazioni la palestrina Don Minzoni diventa così il “Pala” Don Minzoni. Ci giocheranno le nostre squadre di Serie B e C.
Il Pala de Andrè passa ad usi extrasportivi (musica, fiere, esposizioni)
Sulle fondamenta del “Pala” Piano si costruiscono negozi e uffici pubblici.
Il “Pala” Costa dalle mille glorie sembra una cattedrale bombardata.
Questo quadro rimarrà fisso per tutti gli Anni Duemila. Lo sport cittadino principe è confinato in serie Zeta dai budget bassi e in un sottoscala da un’inquietante serie di errori progettuali. La piccola palestrina scolastica, in uno slancio di magnificenza, viene intitolata al compianto fuoriclasse Mario Mattioli (che sicuramente meritava onori superiori) e diventa il “Pala” (?) Mattioli.
Un futuro che non arriva
Nel frattempo si progetta la ristrutturazione (ricostruzione?) del Pala Costa. Altro denaro, altri tecnici, altri disegni, altri tempi di realizzazione che i vari assessorati allo sport non riescono in nessun modo a far rispettare. Si parla di 2006, poi della “prossima estate”, poi del “prossimo inverno”, poi… poi…
Nel frattempo la Teodora manca di un soffio vari appuntamenti con la serie A (chissà dove avrebbe potuto giocarla…), perdendo gli spareggi nel “Pala” Mattioli gremitissimo e getta definitivamente la spugna, riducendosi ai campionati regionali.
La squadra maschile aggancia lo sponsor Marcegaglia e scala le categorie minori, fino a giocarsi, sabato prossimo, la promozione in A2. Potrebbe essere la volta buona e il Pala Costa (che dovrebbe essere pronto “per l’inizio del prossimo campionato”, anche se la formula è ormai abusata) potrebbe essere abitato da campioni di serie A.
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NB: sono tre anni che non vado a vedere una partita di uno sport che pur ho così intensamente amato; deluso (nei casi migliori) o disgustato (in quelli peggiori) dal comportamento dei nostri operatori sportivi. Ma il giorno dell’inaugurazione del nuovo Pala Costa (se non sarò troppo vecchio) vorrei esserci. Forse in un luogo più consono allo sport, all’aggregazione, al divertimento, potrò riscoprire il gusto di passare un po’ di tempo con lo sport che mi ha insegnato e fatto vivere così tante cose importanti.