Fabio Vullo

  • Scritto da Marco
  • 01.10.2006  22:37.13

Fabio Vullo è stato uno dei miei idoli sin da quando giocava a Torino e io mi avvicinavo alle cose del volley. Poi è diventato campione a Modena e in seguito è venuto a Ravenna, dove l’impressione che avevo – di un campione non solo dentro il rettangolo di gioco – si è definitivamente rafforzata. Ora molti la condividono, grazie alla classe con cui svolge il suo ruolo di commentatore tecnico alla televisione.

Questa è la più recente (2005) e peraltro inedita, fra le interviste che gli ho fatto che, fortunatamente, sono state parecchie…Fabio Vullo

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E’ arrivato alla “venticinquesima ora”, come gli eroi dei film americani.
Sulla rassegna organizzata dalla Angelo Costa in Piazza San Francesco stava calando il sipario, ma il programma aveva ancora in serbo il “numero” più atteso: il ritorno in campo del Messaggero campione d’Italia nel 1991 e d’Europa nei tre anni seguenti.
Che bei campioni… Un gruppo vincente di uomini che non hanno avuto difficoltà a farsi ben volere e ad affermarsi anche quando la carriera sul campo era finita.
Con Kiraly, Timmons assenti giustificati (ma King Karch si è fatto spiegare bene i meccanismi dell’evento e del gala di beach volley ad esso collegato ed ha annunciato la presenza per il 2006), Pascucci, Mambelli, Errichiello, Gardini, Margutti, Venturi, Masciarelli erano in campo per il riscaldamento e sono stati raggiunti in extremis dal loro capitano. Sorrisi da scudetto, modi gentili, fisico asciutto e nulla di… grave nella zona addominale, la prima ad illanguidirsi quando la carriera di uno sportivo finisce.
Partita amichevole, ma che la fierezza degli avversari (Recine e Babini in testa) e l’inesausta voglia di vincere delle ex Emme Rosse ha reso spettacolare e vibrante.
Fabio raggiunge il microfono e saluta con affetto la “sua” città. Non quella di nascita e nemmeno quella della permanenza più lunga, ma quella che gli consentì di farsi coraggio e uomo al termine di un passaggio turbolento di carriera a Modena. Un’esperienza che uno dei più leggendari numeri 5 del volley non esita ad anteporre alle numerose altre contenute nel libro di ricordi di una carriera straordinaria.
Fabio Vullo oggi ha quasi quarant’anni. La sua “faccia pulita” e le sue mani da fuoriclasse hanno scritto alcune delle più belle pagine dello sport ravennate. Correva l’anno 1990 e il Porto Volley, targato Messaggero e inglobato dalla rampante potenza finanziaria del Gruppo Ferruzzi, stava per allestire una delle più forti squadre di pallavolo di tutti i tempi. Un concentrato di campioni, che spaccò la storia di questo sport, riempendola di vittorie e dei mille “come eravamo” ai quali, ancora oggi, a Ravenna, ci teniamo aggrappati.
Vullo ha da poco abbandonato il campo di gioco, ma il volley si è affrettato a trattenerlo entro il proprio abbraccio, riciclandolo come commentatore tecnico dell’emittente Sky. I risultati, manco a dirlo, sono ottimi.
Lo coinvolgiamo in un amarcord di quattro anni di esperienza nella nostra città. (la risposta è flash, le spiegazioni fra parentesi possono sembrare prolisse per chi difficilmente dimenticherà quel periodo di grande fioritura, non solo sportiva, della nostra città: ma le mettiamo per i più giovani…).

Una partita. “La finale di Coppa Italia a Mestre” (battendo la Mediolanum Milano, il Messaggero vinse il primo titolo di una lunga storia).
Una giornata. “Tante, perché vissi l’esperienza a Ravenna in modo pieno, anche fuori dall’ambiente sportivo”.
Un dirigente. “Giuseppe. Non c’è dubbio”. (si parla di Brusi, con il quale il rapporto fu franco anche nei momenti di contrasto).
Un tifoso. “Nicola Giorno” (personaggio ben noto, dalla voluminosa pancia e recentemente scomparso).
Un’espressione in dialetto. “C’i un ignurèt!”
Un luogo di Ravenna: “Piazza del Popolo” (dove per ore, dopo lo scudetto, si ballò sopra una gigantesca bandiera giallorossa).
Un ristorante. “Il Cantuccio. Stava sotto casa mia (in Via Ravegnana, ndr) e quando ero troppo stanco la titolare era così cortese da portarmi la pizza disopra”
Un difetto della città: “Il clima atmosferico e il fatto di non credere più di tanto nello sport, anche se di grande tradizione”.
Un giorno brutto. “Quelli seguiti al tracollo di Ferruzzi, che fu improvviso, anche se si era avvertito che qualcosa non andava”.
Un compagno di squadra: “Eravamo un grande gruppo e conservo un bel ricordo di tutti. GianMarco Venturi è tuttora il mio commercialista, per cui quello che vedo e frequento di più”.
Un allenatore (la domanda è retorica: nei quattro anni a Ravenna, Vullo fu allenato solo da Ricci): “Daniele fu un allenatore bravissimo. Non so se qualcuno avrebbe saputo fare altrettanto al suo posto, anche se la squadra era molto forte. Fu un protagonista assoluto di tutte le vittorie”.
Un motivo per cui sei venuto. “Venivo da Modena, dove si era praticamente chiuso un ciclo vincente. Cercavo un’opportunità importante e capitò questa di Ravenna. La colsi subito e fui molto fortunato”.
Un motivo per cui sei andato via: “Mi sentivo ancora in grado di giocare per i traguardi più importanti. A Ravenna non ce n’erano più le condizioni e a malincuore me ne dovetti andare”.
Cosa te ne pare della Ravenna pallavolistica di oggi? “Sento dire con piacere che si lavora seriamente per un rapido ritorno al vertice. Qui ci sono le condizioni perché questo riesca. Io non vedo l’ora di fare le vostre telecronache!”.

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