Gian Marco Venturi: il ritorno del principe

  • Scritto da Marco
  • 28.11.2007  00:12.00
Quest’anno mi sono preso un “anno sabbatico” con la pallavolo. La decisione è nata in seguito ad alcuni comportamenti non corretti nei miei confronti di alcuni personaggi di questo mondo e in generale alla delusione per come le cose vengono gestite a Ravenna nelle due principali società maschile e femminile, che disputano entrambe il campionato di B1.
 
La sensazione è che finora non mi sia perso un granché.
La Teodora (che negli anni scorsi ha scalato le categorie solo comprando i diritti, metodo non propriamente capace di accendere gli entusiasmi voluti) ha avuto risultati negativi dalla scelta di un allenatore esordiente (Giorgio Ghinassi si è dimesso dopo poche giornate, per insanabili contrasti con le atlete) e la squadra ha sin qui perso gli scontri diretti nella zona alta della classifica. Tuttavia esistono ancora possibilità di recupero.
 
La RoburCosta maschile (qui accanto la foto tratta dal sito della squadra www.pallavoloangelocosta.com, peraltro attualmente in ristrutturazione) ha essenzialmente il merito di aver rastrellato molti dei validi giocatori ravennati in giro per l’Italia, riportandoli a casa, agli ordini di un altro allenatore indigeno come il titolato Nino Beccari. Ma infortuni e disavventure varie hanno condotto a qualche sconfitta e il quinto posto attuale rende piuttosto difficili i “piani-play off”.
 
In generale, però, la situazione è malinconica come l’ambiente della “Don Minzoni-Mattioli”: mancano i personaggi; la stampa e l’informazione snobbano; i giovani non si interessano alle vicende delle prime squadre (anche se la qualità del vivaio è buona) e questo tiene lontani gli investitori “reali” (quelli attuali si avvicinano al volley soprattutto per un disegno socio-politico strettamente ispirato dall’amministrazione comunale).
 
 
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Tuttavia, sabato scorso, avrei voluto essere al palasport (dico palasport per convenzione, ma si tratta della palestrina scolastica che da 7 campionati è l’indecente teatro principale del nostro volley, mentre il PalaCosta dovrebbe essere pronto – “i dis” – l’estate prossima) .
E’ successo qualcosa che ritengo magico e miracoloso, degno di essere raccontato, perché coinvolge un mito di questo sport, sia in senso assoluto, sia in quello “relativo” alla mia storia pallavolistica personale, visto che per tanto tempo ho avuto l’onore di raccontare le sue gesta sportive.
Quando l’amico Barboni mi ha mandato l’sms che annunciava la vittoria della RoburCosta grazie alla prestazione di Gian Marco Venturi, ho pensato che questa sarebbe stata la storia più bella da raccontare per questo anno ravennate di pallavolo (eventuali promozioni a parte, naturalmente).
Gian Marco Venturi è nato nel ’58, è stato enfant prodige del volley (subito trionfi nelle squadre giovanili) e un fuoriclasse del campionato italiano di serie A nel quale ha giocato per una ventina d’anni, dai tempi del “doppio palleggiatore” e delle rivalità provinciali ai tempi dei grandi investimenti economici, della televisione e della muscolarità.
Il tutto primeggiando sempre grazie ad un paio di mani dalla sensibilità fuori dal comune, ad una intelligente gestione del proprio fisico e ad un carisma che ha sempre permesso (sicuramente anche sabato scorso) di avere l’attenzione e la disponibilità totale dei propri compagni, dei quali ha sempre saputo conquistare l’ammirazione e il rispetto.
Gian Marco Venturi è anche uno dei più noti ed affermati commercialisti della città, avendo percorso un cammino professionale che lo sport praticato ad alti livelli non ha compromesso.
Riassumendo velocemente la sua carriera:
–         Venturi emerge nelle “giovanili” della Pallavolo Ravenna (allora “Gruppo Sportivo Casadio”) ed esordisce in serie A a 15 anni.
–         Il suo cammino di campione lo porta a giocare prima a Sassuolo (vince la Coppa Italia), poi a Modena (vince la Coppa Cev) e poi a Bologna (vince lo scudetto nel 1985 e la Coppa Coppe nel 1987).
–         Disputa alcune partite in Nazionale, ma il suo rapporto con l’azzurro non è buono (ancheVelasco incassa il suo rifiuto alla convocazione) a causa della scarsa propensione a lunghi ritiri e a sacrificare l’estate, che peraltro nobilita anche agonisticamente, eccellendo nel beach volley, nella specialità non olimpica del 3×3 (con gli amici di sempre AntonioBabini e Stefano Recine come abituali compagni) particolarmente diffusa in Romagna negli anni Ottanta e Novanta.
–         Torna a Ravenna (in A2) nel 1987 diventando il perno del progetto di Giuseppe Brusi per la risalita ai vertici (e ottiene la promozione immediata in A1)
–         All’arrivo del Gruppo Ferruzzi è per tre stagioni la riserva di FabioVullo al Messaggero (vedi foto tratta da “generazionedifenomeni” il sito Gazzetta dedicato ai grandi campioni del volley del recente passato). Gioca poche partite non particolarmente significative, ma è un’ascoltatissima voce dello spogliatoio e – con Pascucci, Mambelli, Margutti, Fangareggi, Ricci, Chierici, Rambelli – è il prezioso trait d’union fra la tradizione cittadina e il gruppo dei nuovi campioni.
–         Si ritira dal volley e di lui si perdono le tracce “agonistiche” anche se non manca di interessarsi da vicino delle vicende dei tanti amici lasciati nel volley cittadino.
–         Nel marzo del ’96 (a 38 anni di età e a tre anni dall’ultima gara ufficiale) dà la sua disponibilità a Daniele Ricci per rimpiazzare l’infortunato Davide Bellini nei play off. Scende in campo a Treviso, contro la Sisley. L’Edilcuoghi Ravenna, però, perde la gara. Conservo un grande ricordo extrasportivo di quella giornata emozionante.
–         Partecipa al Decennial Match, che organizzo il 25 maggio del 2001,   alle due edizioni della 24ore di Piazza San Francesco  e ad alcune altre partite commemorative.
–         Nel settembre scorso, ancora come riserva di Vullo (di cui è anche il commercialista), Venturi vola in Grecia per giocare e vincere il campionato europeo Veterans (vedi foto da “generazionedifenomeni”, insieme a Zorzi, Cantagalli, Gardini ecc.
E veniamo ai giorni nostri. Gian Marco Venturi è un signore di 49 anni e mezzo. Da tempo non ha più i capelli, ma il fisico è curato e dinoccolato come sempre. Lemani sono sempre quelle… non gliele hanno tagliate. La forma è rifinita dall’esperienza con i Veterans.
La RoburCosta ha il palleggiatore titolare fuori uso. La riserva è il bravo Oddi, che però ha solo 17 anni, e i palloni in B1 fischiano veloci. Il presidente Casadio chiede all’amico Venturi: “Te la sentiresti?”. Venturi va in panchina, Oddi non demerita, ma… gli ospiti vanno in vantaggio per 15 a 8. L’allenatore Nino Beccari corona il suo sogno, pronunciando la frase che ancora mancava ad una carriera pur lunga e onorata come la sua: “Marco, vai in campo!”
Venturi entra accolto da un’ovazione. Forse piccola, perché la “Mattioli” ospita solo 200 spettatori. Ma immaginiamo il tam tam degli sms che corrono per tutta Ravenna: “E’ entrato in campo Venturi!”
E c’è il lieto fine: i giocatori ravennati centuplicano impegno e concentrazione, perdono il primo set, ma vincono la partita per 3-1.
Vorrei complimentarmi, ma non telefono a Marco Venturi che non ho l’onore di poter considerare esattamente “un mio amico”, né posso fingere di intervistarlo per una testata non… propriamente prestigiosa come ortoline.it
Lo saluto da qui, ringraziandolo per i tanti momenti sportivi che lo hanno avuto per protagonista e che ho avuto la fortuna di commentare. Provo ad immaginare una sua risposta ad una mia ipotetica domanda sul suo ritorno in campo. Con il solito profilo basso, sornione e distaccato sono certo che avrebbe rilasciato una dichiarazione del tipo: “Ma no… non c’è niente di che… sabato pomeriggio ero libero e mi hanno chiesto di passare in palestra… ma sono stati bravi i ragazzi”.
 
M.O.
 
 
 

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