Le ragazze e il volley che non c’è più
- Scritto da Marco
- 07.07.2011 13:47.14
La Teodora non ha trovato le risorse per iscriversi al campionato di B2. Dopo 50 anni Ravenna non ha una formazione nei campionati nazionali femminili…
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Con una certa enfasi la stampa locale ha annunciato la “scomparsa del volley femminile ravennate dai campionati nazionali”.
Si intendono per campionati nazionali quelli dalla A1 alla B2.
Nell’ultima stagione la Teodora “Ottima” (di nome, ma non di fatto) era stata retrocessa dalla B2 alla C. Il Porto Fuori (nella foto sotto da ravennanotizie.it la squadra allenata da Pandolfi) aveva coronato la sua bella e tradizionale attività con una promozione in B2 e si era offerta di cedere il diritto ad un eventuale progetto cittadino.
Ma il progetto non c’è. Il volley femminile ravennate continua ad essere florida attività di base e inesistente attività di vertice (e non è che ci sia grande differenza fra B2 e C, in una città che ha vinto titoli nazionali, europei e mondiali a raffica; quindi la pallavolo femminile ravennate non è “morta” certo ora, ma diversi anni fa).
Come ultimo “rantolo” la società accusa il Comune, da qualche decennio crocevia obbligato delle fortune delle società sportive.
Ma il Comune non ha risposto. Ha girato gli sforzi a favore della pallavolo maschile, creando qualche mugugno fra i supporter delle altre discipline.
I motivi sono evidenti: il volley maschile ha presentato una proposta pulita e vincente, ricca di entusiasmo e di ambizioni, portata avanti da persone e professionalità credibili, riconoscibili ed apprezzate in città e nel mondo pallavolistico per qualità umane e sportive, forte di un vivaio che già produce elementi di primo piano per i campionati nazionali. (foto da calciosport24.it)
La pallavolo femminile non è in grado di fare questo. Coloro che hanno costruito il mito dell’invincibile Teodora sono tutti fuori dal progetto. Alcuni addirittura (la presidentessa Garavini, la capitana Benelli) si muovono al di fuori ed in concorrenza ad esso, in un’attività che però al momento continua ad essere di sola base giovanile.
Dirigenti, ex atlete, ex allenatori… dispersi. Molti di essi delusi irrimediabilmente da precedenti tentativi di coinvolgimento.
Il pubblico? Inesistente, anche quando pochi anni fa la Teodora (gestione Chiarucci) era ad un passo dalla A2. Una compatta dimostrazione di scetticismo della città verso il volley femminile che travolgeva persino gli addetti ai lavori e le stesse atlete, nessuna delle quali credeva alle potenzialità di visibilità che il loro amato sport poteva avere (“vienimi a prendere a fine partita” era la classica frase che dicevano ai loro fidanzati, quasi a preservarli dalla seccatura di doverle seguire in campo e – non sia mai – applaudire) . Stucchevole, quindi, leggere di persone “amareggiate” dalla perdita di un patrimonio a cui non hanno mai tenuto.
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Cosa c’entra il Comune? Niente.
Non sono d’accordo che si usino soldi di tutti per finanziare l’attività di una società sportiva privata, a meno che essa non esprima un ampio consenso (come avviene oggi per la RoburCosta, giunta in A1 anche sulle ali di una volata ben tirata da un potere cittadino consapevole che la visibilità di una città – per giunta a vocazione turistica – passi anche per i suoi successi sportivi).
Qual è il compito del Comune, quindi? Semplicissimo: il patrimonio di 500 giovanissime che giocano a pallavolo è una vera ricchezza cittadina e va salvaguardata, perché contribuisce ad una gioventù sana e disciplinata, dà respiro alle famiglie alla ricerca di soluzioni sobrie per il futuro delle figlie (avere oggigiorno una 14enne per casa equivale ad allevare una serie di potenziali problemi educativi, visti gli scandalosi modelli proposti dai media). Devono per questo esserci palestre in numero congruo, pulite e funzionanti e si devono destinare fondi affinché tutto sia fruibile da queste ragazze.
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Il volley di vertice? Aspettare che un imprenditore serio e appassionato (di tanto in tanto, a macchia di leopardo, in Italia ne saltano fuori) creda nella possibilità di affermare il nome della sua azienda attraverso bagher e schiacciate e una promozione pulita, rispettosa ed elegante della bellezza, della freschezza, della buona energia che ispira un gruppo di pallavoliste, quella che è stata la “meglio gioventù” per tanti anni della nostra città.
Ma devono essere progetti seri e di grande portata, in cui Ravenna (l’Imperatrice che vinse gli scudetti) possa ritrovare stimoli. La B2, con il rispetto dovuto a chi l’ha praticata con passione, per la Teodora, deve essere solo una casella della battaglia navale. Periferia anonima di un Impero di cui si fu a lungo capitale.