RoburCosta 2013: solo il pubblico è da A1
- Scritto da Marco
- 14.04.2013 17:33.49
(per il settimanale “Sette Sere”)
Compito ingrato stilare le pagelle di una stagione dove è veramente arduo trovare anche solo piccoli spiragli di luce in un grigiore che ha circondato le sorti della squadra dal primo all’ultimo pallone. Inutile e persecutorio dare voti, che sarebbero tutti bassi. Rimaniamo sulle generali…
Mercato: Probabilmente a questo fattore andrebbe il voto più basso, aggravato dalla recidiva (lo scorso anno la campagna acquisti venne bocciata sul campo, che rimase occupato dai reduci del campionato di A2 della promozione). Si è fatto quasi tutto in funzione del top-player Rooney che è giunto a Ravenna con una spalla a pezzi, la stessa che gli causò un campionato di sofferenze a Monza e una partecipazione ai Giochi Olimpici sotto continue infiltrazioni. E tutto questo dopo le pene del caso Grutska… Solo una maledizione?
Babini. Dopo l’ultimo posto dello scorso anno medita riscossa affidandosi a Rooney. Quando gli tolgono l’arma americana si trova indifeso e mentalmente impreparato ad un anno di ulteriori sofferenze. Ci prova senza convinzione, ma getta la spugna quasi subito.
Zhukouski. Il vento dell’est spazza via Corvetta, che se ne va sbattendo la porta. Il croato prepara ottimi contorni (battuta in salto, muro e fulmineo attacco di seconda sono da vertice), mentre la portata principale (il palleggio) lo trova spesso falloso e confuso. L’esordio in A1 da titolare si conclude con una sostanziale bocciatura, seppur ricoperta di alibi.
Psarras. Era evidente che non potesse essere un quarantenne alla sua prima esperienza in Italia, l’asso nella manica per le situazioni difficili. Mostra (insieme a Zanuto) inesauribili doti di entusiasmo. In campo è più cerebrale, ordinato preciso del muscolare Tsima, pagando gli ovvi debiti fisici. Dà una mano in spogliatoio nei momenti più duri.
Zanuto. Per lui un oneroso contratto biennale che dovrebbe farne il cardine della squadra. Si presenta con grinta da combattente, ma si tiene pochi decimali sopra i 10 punti a partita di media, attaccando soprattutto di violenza. Negli altri fondamentali eccelle a tratti troppo brevi.
Sirri. Ancora una volta arruolato da semi-titolare, causa le travagliate vicende della squadra. Dà il contributo onesto che ci si attendeva da lui. Dispiace l’estinzione inspiegabile del suo servizio in salto che in A2 faceva faville.
Owens. Arriva a metà campionato, reduce da stagioni giocate in ogni dove, col compito di “far numero” per tenere su livelli decorosi gli allenamenti e le partite. All’esordio non è nemmeno disprezzabile, ma non sta bene fisicamente e per lunghi mesi le sue prestazioni possono essere buone, forse, per il campionato indonesiano…
Radunovic. Non lo fanno entrare nemmeno a partita e a campionato compromessi. Fa la sua esperienza in Italia. Speriamo per lui che gli serva. Speriamo che, anche alla RoburCosta, si faccia tesoro di esperienze di questo tipo…
Creus. Pare che tesserarlo comportasse uno sconto per avere Rooney. Che è come ricevere un regalo di Natale, ma poter trattenere solo la scatola. A proposito di scatole: le rompe subito. E non è mai decisivo. Dopo pochi mesi lo chiamano in Russia. Via, via…
Mengozzi e Tabanelli. Insieme, da vecchi amici, in questa valutazione come in questa ennesima avventura della loro carriera, non certo la più esaltante. Si fanno risucchiare nella mediocrità, emergono solo a sprazzi. Combattono quando possono. Anno “buco”. Pazienza.
Pelekoudas. La Grecia in ginocchio economicamente spedisce i suoi talenti a cercar fortuna in giro per l’Europa. A Ravenna tocca questo 23enne che si conquista il posto da titolare e forse riesce a tenere il naso fuori dal marasma. Merita una riconferma.
Di Franco. Altro esodato dalla A1 recuperato alla causa. Si butta con professionalità sulla battaglia persa. Non gli si chiede niente di speciale. Si vedono guizzi del buon repertorio di prima linea.
Bellei. Arriva a Ravenna per giocarsi il posto con Moro, invece Babini lo butta a ricevere in banda al posto di Rooney (missione senza speranze). In qualche modo stringe i denti e, di tanto in tanto, segna discreti bottini.
Moro. Il gladiatore pare un po’ stanco. Lo scorso anno risolse quasi da solo alcune partite, quest’anno l’operazione non gli riesce mai. Lo scorso anno vinse la sfida con Grutska, quest’anno pareggia con Bellei.
Mazzotti. A lui non lo spiegano che è un campionato di plastica virtuale. Si becca gli unici sentiti applausi del campionato. In campo ha avuto oggettivamente troppo poco spazio.
Fresa. Nessun allenatore affermato avrebbe preso le redini di una squadra così sinistrata nell’organico e nel morale. Lui si regala una vetrina in A1 e la affronta con tenacia degna di migliori cause. Non si arrende mai, nei confronti dell’esterno copre coraggiosamente il gruppo in ogni occasione. La barca, però, non si raddrizza. A fronte delle 3 vittorie (neppure poche, viste le premesse) ci sono troppi set persi a 15 o giù di lì in cui presenta in campo una squadra assente.
Pubblico di Ravenna. Sempre il migliore in campo. Onora l’attaccamento alla squadra fino alla fine, oltre ogni negatività, limitandosi a qualche educato mezzo fischio. Costruisce un approccio salottiero e disincantato alle vicende del volley, al quale soprattutto chiede due ore di relax. Applaudirebbe volentieri anche una vittoria, ma il prodigio non si compie mai.