Tiri Mancini

  • Scritto da Marco
  • 19.09.2015  00:41.29

 (dal settimanale “SetteSere”)

Il “mancinismo” ha spesso avuto nello sport un’oasi di valorizzazione rispetto ad altre situazioni della vita che, a volte, sono penalizzanti. I mancini sono meno del 10% dell’umanità, ma in alcuni sport come il tennis, la scherma, il calcio, il baseball il loro numero aumenta, in virtù dei vantaggi che la caratteristica offre, mentre in altri (atletica, nuoto, ciclismo) questi sono ovviamente nulli.

Nel volley, il mancino è svantaggiato ad attaccare il pallone da posto 4 (lato sinistro della rete) e dal centro: davvero rari, infatti, gli atleti che hanno ricoperto questi ruoli. A Ravenna ragguardevoli eccezioni per gli schiacciatori Sartoretti (foto a lato) e Sirri, mentre fra i centrali si deve risalire al solo caso della meteora Cunial, negli Anni 80.

Più agevole (e quasi favorito) il lavoro per i mancini che operano da palleggiatori (soprattutto per l’attacco di secondo tocco) e gli opposti. A Ravenna (in tempi relativamente moderni) la serie dei registi “sinistri” si apre con Sergio Guerra e Gian Marco Venturi (alla cui ombra si allenava anche il giovane Romin), passa per Simone Bendandi e l’argentino Fefè Garnica e sbocca nel connazionale Max Cavanna, attuale vice del destro Toniutti.

Fra i bomber, detto di Sirri e Sartoretti (che hanno spesso giocato anche in questo ruolo), e di Cangini (rincalzo della Conad fine anni 80), giungiamo rapidamente agli ultimi due stranieri a Ravenna: l’olandese Klapwick e il brasiliano Renan Zanatta.

Molto più striminzita la storia mancina al femminile: nella Teodora dei trionfi non se ne annoverava nemmeno una (era mancino, però, l’allenatore Guerra). La fusignanese Barbara Missiroli era nella rosa della vittoriosa Coppa Italia 1991). Fu un’opposta di livello mondiale, invece, la belga Virginie De Carne, che giocò nella Starfin Teodora 2001/02.

Fra i titolari delle due più forti squadre cittadine (il Messaggero 1990/93 e la Teodora 1980/91) non vi sono mai stati mancini, così come non ve ne erano nelle rose delle nazionali italiane maschile e femminile che hanno partecipato agli ultimi mondiali (la statistica non rileva eventuali “liberi” in cui la caratteristica mancina è sportivamente irrilevante), nemmeno negli esagoni magici della “Generazione di Fenomeni” degli Anni Novanta (Vullo, Tofoli, De Giorgi, Lucchetta, Gardini, Bernardi, Cantagalli, Giani, Galli, Pasinato, Martinelli, Bracci, Margutti, ecc, con la sola parziale già citata di Sartoretti) e nemmeno in tutta la rosa del Mondiale vinto dall’Italia femminile nel 2002 (LoBianco, Togut, Rinieri, Piccinini, Leggeri, Paggi, Cardullo ecc).

Fra gli scudettati della storica Robur (cinque titoli fra il 1946 e il 1951), invece, i mancini erano due: Pasquale Mazzucca e Carlo Casadio.

Anche nella “Hall of Fame” mondiale sono rari I bracci sinistri. A giudizio di chi scrive, il più grande di questi fu il palleggiatore californiano Jeff Stork.

M.O.

 

 

Commenti a Tiri Mancini

  1. Il 12/03/2016 23:01:55 Giovanni ha detto:
    Ioaggiungerei anche Claudio Di Coste ( opposto nella nazionale di Pittera 1975 1980) ma soprattutto il mitico e sfortunatissimo Kirg Kilgour
  2. Il 02/01/2016 10:35:13 paolo ha detto:
    Ciao Marco.
    Bell’articolo!
    Tra i grandi mancini citerei anche il mitico Kim ho chul, Marco Negri, Di Coste,Kilgour(altro centrale mancino)
    Da parte ravennate DePol, Franco Sangiorgi,

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