In archivio la stagione 2015-16
- Scritto da Marco
- 01.05.2016 20:32.17
La primavera è il tempo dei bilanci. La Cmc chiude il campionato 2015/16 al 9. posto di regular season, che diventa il dodicesimo e ultimo, se teniamo in considerazione la coda play-challenge.
Al netto delle varie difficoltà (prima fra tutte i numerosi infortuni, soprattutto dei martelli) è un risultato gravemente insufficiente. Gli “highlights” rimangono la epica vittoria di Trento sul taraflex dei tricolori e le gagliarde prestazioni contro le più forti, mentre le gare-chiave contro le pari grado, sono state spesso mancate, talvolta in modo clamoroso.
Vediamo com’è andata nei dettagli.
(articolo scritto da Marco Ortolani per il settimanale “Sette Sere”)
PROMOSSI
Torres: Vince (ex aequo con Atanasjievic che veniva da due successi consecutivi) la classifica dei cannonieri. Segno che di “legna” ne fa tantissima. A tratti si veste da Terminator e schiaccia tutto quello che trova. A volte, specialmente con punteggio sopra i 20, diventa un pulcino bagnato e inaffidabile. Ma per una squadra che arriva nona avere un opposto così è un bell’andare.
Van Garderen: Paga caro l’inesperienza nel campionato italiano, competitivo ad ogni allenamento e ad ogni partita. Quando sta bene si vede stoffa di campione. Il ruolo di giocatore completo e il carattere disciplinato ne fanno il potenziale fulcro della Cmc del futuro. Deve limitare le giornate “down”, decisamente troppo numerose quest’anno e la “Paladeandreite” che lo rende irriconoscibile quando si esibisce sotto il cupolone bianco.
Ricci: E’ l’atleta che cresce di più con la cura-Kantor. Superati i lunghi problemi fisici si conquista un posto da titolare in Superlega. E’ un primo buon passo per uno dei pochi atleti “made in Romagna”.
Della Lunga. Nella seconda parte della stagione si conquista i ruoli da titolare che copre convivendo con gli infortuni. Era dichiaratamente di passaggio, dimostra sprazzi della sua lunga esperienza nei top team.
Polo. Prospetto interessante di proprietà di Trento. Se lo lasciano qui ci si può lavorare su bene.
Pubblico. Il trasferimento a Forlì assottiglia abbonati e botteghino. Gli sportivi che “resistono” danno prova di educazione, pazienza e allegria. Quando il tifo organizzato si muove anche per seguire gli stucchevoli play-challenge si capisce che la pallavolo è un pretesto per aggregazioni, amicizie e ricette di piccola felicità settimanale senz’altro da ammirare. Alla fine dispensa abbracci per tutti, bravi e meno bravi, senza distinzioni.
RIMANDATI
Cavanna: L’argentino è regista “operaio”, lontano dai lustrini di altri suoi talentuosi pari ruolo. Le mani non sono fatate, ma corre e si sbatte con impegno. Nella nazionale la lotta con Uriarte e De Cecco è impari. Nella piccola Cmc, invece, ci può stare.
Goi. Coscia grossa ed impegno generoso. Il ruolo, fatto di occasionali giocate esaltanti, è fra i più difficili da valutare
BOCCIATI
Mengozzi: La sua lenta e inesorabile crescita tecnica segna un anno di pausa. Conosce l’onta di parecchie scalate in panchina. Alla festa di fine anno con i tifosi se ne va ombroso. Potrebbe non essere riconfermato.
Koumentakis. Niente da fare. Il giocatore non “sboccia”, non è continuo, non difende il posto da titolare. Il potenziale che esprime in allenamento non si traduce quasi mai in campo. A Ravenna le chance per lui sono finite.
Bari. Chiude il suo crepuscolo ravennate. Dell’ex campione rimane solo il cognome. Alla Cmc è stato un libero “normale”.
Perini, Zappoli, Boswinkel. I panchinari dichiarati hanno spazio che occupano come possono, senza mai miracoli. Auguri a Enrico, che attraversa un delicato momento di salute.
Kantor. Fuori discussione l’eleganza dei modi, l’intelligenza, lo stile, la disponibilità, la qualità di conversazione. Cementa un gruppo coeso che “tira” forte nella stessa direzione fino all’ultimo. I risultati, però, non sono buoni. I due piazzamenti finali sono modesti e troppe volte la squadra gioca partite di indecifrabile bruttezza. Non tutti i giocatori hanno un avanzamento tecnico nel suo biennio.
Cormio. Anche qui eloquio e conversazioni di grande qualità che hanno apportato cultura sportiva all’ambiente. Chiude tre anni che – inutile nasconderlo – non sono andati come avrebbe voluto. Bersagliato da budget in continuo contenimento, ha movimenti di mercato strategici e lungimiranti (su tutti Toniutti, Tillie e Van Garderen, i primi due anche in brillante e fruttuoso movimento in uscita) alternati a scelte meno chiare (ad esempio il triennio di fiducia ad un “over” come Bari). Ristruttura la società ingigantendone le funzionalità, ma imbottendola di personale di sua fiducia (cosa che suona come sconfessione di parecchie professionalità ravennati che vengono accantonate). Punta sul “progetto Romagna”, ma viene tradito dalle promesse di investitori ed istituzioni, che lo lasciano con il cerino in mano nel PalaFiera semivuoto.