Il finale thrilling di un anno di volley con la Visus Cervia
- Scritto da Marco
- 10.05.2016 15:11.34
Un’anno di sofferenza, ma alla fine alla fine le cervesi dell’Ottica Visus “vedono” la salvezza…
(foto racconto della stagione con immagini di Gian Luca Silvagni)
.
.
Lo scorso mese di settembre mi telefonano da TeleRomagna
– Hai impegni quest’anno? Seguiresti il Cervia?
– In che senso “il Cervia”? Di calcio?
– No, di volley.
– Ma non c’è!
– Sì che c’è! E’ in B2 femminile.
– Ah.
Se c’è da dare una mano ad un’avventura sportiva – per quello che so fare – non sono tipo che si tira indietro. Ritrovo Andrea Farina e Marcello Guerra – con i quali ebbi un contatto due anni fa per un’esperienza simile – e incontro il ds Magnani, il presidente Andrea, Daniele e l’allenatore Nanni. Il progetto mi sembra interessante, le persone sono piacevoli, la mia funzione è seguita con quel rispetto che non verrà mai meno nel corso della stagione.
Un’occhiata al calendario per controllare che non vi siano troppe concomitanze con le partite della serie A che seguo per il mio settimanale. Ok, si può fare.
Alla prima giornata interna (all’esordio la Visus aveva vinto a Perugia) mi presento con buon anticipo al Palasport di Pinarella. Ci sono il cameraman Walter e sua moglie Irene, due persone miti e gentili, sempre puntuali. Non ci sarà mai un problema con loro.
Comincia la partita. Sono tre anni che non faccio telecronache, per cui sono un po’ arrugginito. E c’è anche un nuovo problema: se tengo gli occhiali per guardare la partita non posso leggere gli appunti. E se leggo gli appunti sui foglietti (senza occhiali) non posso confrontarli con quelli al PC. E intanto quelle là giocano e io mi perdo degli scambi… E la mia posizione è al buio, a un chilometro di distanza dal campo. Dovrò abituarmi…
Il palasport è talmente grande (e io ci vedo talmente poco) che non riesco nemmeno a capire se le ragazze in campo sono … carine o meno (questo è un problema che risolverò positivamente più avanti). Ma aldilà di questo problema “estetico” c’è l’esigenza di prendere familiarità con le fisionomie di atlete che non conosco.
.
.
Meno male che il libero porta una maglia dicolore diverso. Meno male che una ha i capelli lunghi come le principesse delle favole. Meno male che una è bionda. Una è la palleggiatrice. Insomma, comincio a “prendere le misure”.
In tribuna poca gente. Al microfono cerco di fare promozione: “Amici cervesi, amici romagnoli, che cosa c’è di meglio per le vostre domeniche che fare un salto al palasport a sostenere le belle ragazze della vostra città? Venite con i bambini, c’è posto a volontà. Le emozioni sono pulite e garantite”. L’appello non andrà a buon fine e quello del pubblico sarà un problema su cui la società cervese farà bene a lavorare.
La prima partita va male. E non sarà né semplice né veloce uscire da questo tunnel di risultati negativi.
Le telecronache si susseguono un po’ malinconiche. Arrivano solo sconfitte. Non è la situazione migliore per un telecronista. Cerco di tenere alta la fiducia, ma se non si scalda la voce raccontando una bella vittoria… si perde il gusto.
Aspetteremo a lungo. Il sortilegio si interrompe solo il 24 gennaio quando le ragazze di Nanni battono il Trevi (nome che ritornerà nella magia dell’ultimo episodio).
In precedenza, poco prima di Natale, si era tenuta la bella festa della società. Le ragazze, in abbigliamento elegante, miconvincono tutte circa i … dubbi estetici che avevo quando le vedevo dalla lontanissima postazione del Palasport. La società si dimostra vitale e organizzata, con tanta attività a livello giovanile che è l’ossigeno e la forza che garantisce la continuità. Con le riprese di Walter facciamo un bello speciale per la TV. L’allenatore Nanni mi dà una mano alla conduzione, presentando con parole affettuose ciascuna delle sue ragazze.
.
.
Il girone di ritorno è sofferto e la Visus rimane sempre “nel rosso”, cioè nelle ultime 4 posizioni di classifica, quelle che condannano alla retrocessione. La squadra si rinforza in gennaio con due ragazze nuove e a marzo sostituisce l’allenatore: Massimo Braghiroli subentra a Luca Nanni.
La novità dell’allenatore porta subito a due vittorie consecutive (Imola in casa e Gabicce), ma poi la Visus torna ai vecchi difetti e la quota salvezza rimane lontana, anche se sempre teoricamente raggiungibile.
La vittoria sul Castelbellino, alla quintultima giornata, rilancia le possibilità di salvezza, perché, per una stranissima conformazione della classifica del girone, tutte le pericolanti sembrano “aspettare” le cervesi. La possibilità c’è ancora, ma bisogna sprintare nel finale. Sei squadre sono in lotta per evitare gli ultimi quattro posti. La Visus è sempre “nel rosso”, ma le rivali non sono più così lontane.
Per le ultime due partite in casa si “trasloca” dal sontuoso Pala Pinarella alla piccola scolastica “Comandini” di Cesena (città familiare a molte delle atlete che vivono lì). Il derby con il Forlì lascia pessimi presagi. Ma anche le rivali sugli altri campi annaspano, quindi ci si può (anzi, ci si deve) credere ancora.
Saranno decisive le ultime due giornate: in casa contro il Torre e in trasferta a Trevi. Due scontri diretti.
Mentre commento la partita contro il Torre la definisco “un romanzo di Hitchkock”, ma sette giorni dopo capiterà anche di “peggio”. La nostra squadra va più volte in svantaggio e, nel quinto set, sembra ormai ko. A muro, solo nel finale, si trovano le chiavi per bloccare l’attaccante avversaria più pericolosa. Clamorosa vittoria allo sprint, poi tutti a guardare i risultati delle altre partite: il fondo classifica è un groviglio con mille possibilità. Una cosa appare certa (e poi certa non sarà): bisogna intanto vincere da tre punti a Trevi.
Comincia una lunga e snervante settimana di attesa e di allenamenti. La società allestisce un bel pullman per raccogliere famiglie e tifosi al seguito.
Io preparo la trasferta con partenza al mattino con morosa, pranzo e giro turistico dell’Umbria prima della partita. Il programma salta all’ultimo momento per problemi familiari di Francesca. Quindi mi aggrego al pullman.
.
.
Nonostante più di 30 anni di cronache pallavolistiche quello che succede a Trevi è speciale.
La Visus gestisce alla grande i primi due set, replicando il livello di gioco di sette giorni prima, il migliore della stagione. Controlla il match ed è padrona del campo. Ma sul 2-0 le ragazze della Lucky Wind , a pochi metri dalla mia postazione, hanno una reazione di rabbia e di orgoglio: si urlano in faccia, si insultano, vengono quasi alle mani fra di loro. Ma tornano in campo con un ritrovato furore: devono vincere due set se non vogliono retrocedere. E l’impresa riesce, perché dall’altra parte le nostre fanciulle hanno perso il filo, travolte dalla tensione (spesso la tenuta mentale ed agonistica è stato il grande limite nella stagione delle bianco-giallo-blu)
Dagli altri campi, però, arriva ossigeno. Il Gabicce ha perso rapidamente sul campo di Moie (la mia spasmodica ricerca del risultato di quella partita mi ha fatto evocare il vecchio film “Il principe cerca… Moie”). L’amico Riccardo, da Imola, mi dà minuto per minuto i dettagli di una partita che le emiliane stanno incredibilmente perdendo contro il Civitanova, ormai salvo, ma evidentemente ancora motivato.
A Trevi il punto del 2-2 è un muro di Martina che cade vicino alla linea. In teoria sono nella posizione migliore per vedere se è dentro o fuori. In pratica è veramente difficile. E’ questione di millimetri. Gli arbitri scelgono l’out. Il Trevi esplode tutta la gioia della salvezza. Le nostre ragazze si sentono dentro un incubo. La stessa Martina è in preda ad una mezza crisi. Sono vicino a lei, entro quasi in campo per urlarle di non sprecare energie, di rimanere concentrata, perché, se si completa “l’allineamento dei pianeti”, potrebbe bastare anche il 3-2. Ci pensa il coach a raccogliere le atlete e i pensieri e a rilanciare in campo le sue girls alla conquista della più rocambolesca delle salvezze.
La partenza è “bagnata” dalla notizia che mi arriva da Imola e che ovviamente rilancio subito in campo: l’Imola ha perso! E la Visus vola 6 a 2. Siamo a un passo, ma le umbre non regalano niente. Si riorganizzano, lottano ancora, recuperano con i colpi della vamp locale Ceppitelli (seconda classificata nella classifica di Miss Girone F, dietro tutte le ragazze della Visus a pari merito).
Il campo della Visus è una vasca di guano. Le ragazze commettono molti errori e hanno i movimenti contratti dalla tensione. Le trevane vanno a condurre 13 a 11. In questo momento – e solo in questo fottutissimo momento – si ha la sensazione che le umbre si distraggano, comincino a pensare alla festa, e giochino con un po’ di morbidezza gli ultimi quattro scambi, tutti vinti dalla Visus, che strappa l’incredibile vittoria finale dopo due ore e mezza di drammi sportivi, di andate e ritorni dal paradiso all’inferno!
Ricordo qualche precedente nel calcio, ma nessuno nel volley: tutte e due le squadre si lasciano andare ad una festa forsennata, avendo entrambe clamorosamente centrato l’obiettivo.
“Stronze!” è la perentoria dedica finale del ds Magnani alle atlete, colpevoli di averci fatto soffrire così tanto.
E’ una festa improvvisata e divertentissima. Penso che se il campionato fosse andato un po’ meglio, la salvezza sarebbe magari stata conquistata qualche settimana fa, in modo più sobrio e meno emozionante. Si sarebbe stati più tranquilli, ma… vuoi mettere con queste lacrime e questi occhi pieni di felice incredulità???
Un campionato di sofferenza, di parecchie litigate, di incertezze, di crisi… ha disegnato un finale magnifico, impensabile e indimenticabile. Un finale così è un regalo da conservare che ci ha fatto la nostra amica pallavolo.
Un saluto alle ragazze, ai tecnici, ai dirigenti. Brava Visus!