La stagione 2007 comincia in mezzo alle divisioni

  • Scritto da Marco
  • 04.06.2007  17:32.56
La primavera del beach tennis è stata dedicata all’attività internazionale (a Reunion hanno vinto Mingozzi e Marighella e quest’ultimo ha vinto anche a Miami in coppia con Bertrand Coulet), ad alcuni tornei minori (con grande successo di partecipazione, favorito dalla stagione molto mite) e soprattutto ad interminabili confronti “politici” fra le sigle che si contendono un “mercato” vivacissimo e dalle ulteriori prospettive di espansione.
Il risultato è deludente: la frattura fra i due principali gestori non è stata sanata ed anzi, si profila un’estate di rigide chiusure, di squalifiche, di minacce, di rivalità che niente hanno a che fare con quelle che vorremmo vedere sulla sabbia, a colpi di racchetta.
In questo fine settimana (2 e 3 giugno) è partito il circuito Opel Tour 2007, organizzato dalla Vision di Geo Orsini, che lo scorso anno seppe raccogliere i migliori interpreti della racchetta. Anche quest’anno il circuito si presenta ricchissimo nei montepremi, nella strutturazione delle location, nella copertura televisiva di Sky e nella cura di quei particolari che possono far decollare a livello mediatico una disciplina giovane come la nostra.
L’organizzazione del tour è spalleggiata dalla IFBT, la Federazione presieduta da Giandomenico Bellettini, giunta ad un accordo dopo anni di durissima rivalità.
Tuttavia alcuni dei più forti giocatori (se le cose non cambieranno “in corsa”) non disputeranno le gare del circuito, scendendo in campo in un’altra serie di appuntamenti gestiti dalla Federazione Italiana Tennis (uno dei quali ha visto imporsi a Riccione, nel primo fine settimana di giugno, Alan Maldini e Nicola Gambi su Tazzari-Garavini) giunta con congruo ritardo rispetto alle altre associazioni a pretendere la gestione del movimento, forte di una struttura inserita nel Coni ed indubbiamente più articolata, anche se condizionata da una minore esperienza complessiva nel settore.
Un complicato sistema di minacce di squalifica (estese anche alla pratica del tennis, dalla quale provengono molti giocatori di beach tennis) e di restrizioni contrattuali impedirà ai giocatori “FIT” di partecipare a gare non patrocinate, decapitando così lo spettacolo (e la promozione sportiva, commerciale e turistica del beach tennis) di sfide a ranghi completi fra i più forti interpreti della disciplina.
Visto “da fuori” la speranza è che le sigle si mettano d’accordo e ci restituiscano la possibilità di vedere i giocatori più bravi competere insieme nelle grandi cornici di pubblico e interesse che da qualche anno si creano intorno ai racchettoni.
Da “dentro” devo ammettere che le distanze sono difficili da colmare e che ciascuno ostenta “ragioni” apparentemente robuste (sulle quali preferisco non esporre il mio pensiero personale).
La sostanza è che il beach tennis viene impoverito da queste beghe di bottega. Un vero miracolo che abbia una tale forza trascinante da poter sfoderare, nonostante tutto, un numero di praticanti in continua espansione, tornei sempre più ricchi e spazio mediatico in costante aumento…

 

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