Una pallavolo da vendere e comprare…
- Scritto da Marco
- 24.07.2016 10:12.03
(articolo di Marco Ortolani dal settimanale “Sette Sere”)
Comprare e vendere un titolo sportivo è prassi sempre più diffusa nel mondo del volley: le società sono generalmente legate alla volontà di un singolo proprietario o di un singolo sponsor. Se questa viene a mancare raramente si trovano – nelle piccole patrie del volley – mezzi alternativi per andare avanti nell’immediato. Allora si vende “baracca” altrove, si appiana qualche debito e si sparisce (o ci si ridimensiona in categorie molto più basse) e si aspettano tempi migliori. Viene così meno la continuità e l’identità delle piazze del volley, anche di quelle importanti (si pensi al Matera femminile o a Cuneo e Treviso maschili, ma gli esempi sono infiniti) e la compravendita diventa spesso un doloroso tradimento della passione di atleti e tifosi.
A Ravenna si è largheggiato in entrambe le direzioni, a seconda delle congiunture economiche: la grande epopea del Porto-Messaggero-Edilcuoghi si chiuse con Brusi costretto a cedere i diritti al Trento; quella dell’Olimpia Teodora si consumò poco dopo in un viaggio a Pesaro dell’allora presidente Manzari, che monetizzò la salvezza all’ultima giornata della squadra di Yegazarov. Anche il secondo tentativo del presidente Chiarucci finì con una smobilitazione e non con una sconfitta sportiva. Al contrario l’arrivo della Robur Costa in B1 avvenne per “acquisto” (dal Lugo). Anche dopo il primo anno di A1 (2012), gli effetti della retrocessione vennero scongiurati da un assegno firmato a favore della “congedante” Monza.
Vanni Monari, pur senza cedere i diritti, fu protagonista di un controverso trasferimento del suo Porto a Ferrara. E Damiano Donati “bagnò” il suo ingresso nel mondo del volley entrando “gratis” in B1 al posto di un forfait (Bonitta condusse poi la squadra ad una promozione in A2 resa inutile dalla fusione con la RoburCosta e dal conseguente abbandono del titolo).
Il Volley Forlì ha appena vinto il campionato di A2, a cui non parteciperà per rinuncia, ripartendo da serie minori.
Quest’anno la “borsa” del volley ravennate, soprattutto femminile, è orientata al “rialzo” (anche se la vicina Cervia ha venduto la B2 all’Imola). La parola d’ordine è “comprare”. Sia l’Olimpia Cmc che l’ASD Teodora hanno rilevato la B1 (agli attuali valori di mercato occorrono circa 10mila euro, ma la Teodora si è avvantaggiata da uno scambio della propria B2) che mancava a Ravenna da 10 anni, rincarando il budget con l’acquisto di un intero parco-titolari (nessuna delle tesserate delle due società era pronta a giocare in questa categoria, a parte la 16enne Sara Panetoni, passata poche settimane fa dall’una all’altra sponda). E, da quello che sembra, entrambe le società sembrano interessate all’alta classifica.
Molti sportivi storcono il naso: unendo le forze Ravenna poteva accarezzare sogni di un volley più prestigioso. Ma l’acerrima rivalità andata crescendo nell’attività giovanile e nei campionati minori, può diventare una stuzzicante chiave di interesse per la città. L’impensabile derby “Olimpia contro Teodora” è già cominciato.
La nostalgia per i tempi in cui le categorie si scalavano vincendo i campionati e sudandosi ogni schiacciata passerà. Speriamo.