A Lido di SPINA una tappa elettrica
- Scritto da Marco
- 06.07.2009 19:38.14
LA “SPINA” DEGLI M&M E’ SEMPRE ATTACCATA
FRA LE DONNE SI “ACCENDONO” SERVIDORI-CAPPELLI
MA BRUTTE NUVOLE OSCURANO IL CIELO DEL BEACH TENNIS
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Quinta tappa “televisiva” del Circuito2009 dei marchi Vision, Rakkettone e Tom Caruso. Ad ospitarla è stata la bella e gigantesca spiaggia di Lido di Spina, da tempo buon terreno di crescita per giocatori di valore.
In campo maschile la lunga “scrematura” del sabato designava le quattro semifinaliste: oltre ai facilmente pronosticabili M&M, si qualificavano i ferraresi Folegatti/Bonacorsi (foto sotto) sempre costanti
nell’approdo alle fasi calde di ogni torneo), Barbieri/Sarti e l’altra coppia estense Faccini-Benini, compostasi per l’occasione.

Tuttavia Raffaele Benini chiudeva la giornata con dolori alla mano che si acutizzavano durante la notte, costringendolo al forfait (anche l’abituale compagno Catalano era assente per problemi alla spalla, come sempre “tanti auguri Cat”).
Via libera senza giocare per Mingozzi e Marighella che si sistemavano sulle tribune dell’arena gonfiabile che funge da campo centrale, per conoscere il nome degli sfidanti.
La semifinale era equilibrata, ma veniva costantemente comandata da Peo e Ricky, superiori agli avversari in modo leggero, ma netto, in tutti i fondamentali.
In finale Peo e Ricky, gli “artigiani” del beach tennis (battuta sontuosa ricavata dai loro cognomi) sfruttavano la carica agonistica accumulata nella “semi”, partendo a razzo e mettendo in imbarazzo i due favoriti (foto sotto il saluto “no look” fra me e Teo alla presentazione della finale) , piuttosto “freddi” e imballati. Dopo il reato di lesa maestà (la conquista di un set, impresa riuscita solo a San Mauro a Rosatone-Romani, peraltro nel frattempo squalificati, multati e re-ingurgitati dalla FIT) gli M&M riorganizzavano le idee e, inesorabili, ristabilivano le gerarchie, lasciando poche briciole (tre games) nei due set successivi, pur
con una prestazione complessiva che è probabilmente la meno convincente fra quelle che sono valse i 5 “major” di quest’anno.

Sorpresa invece fra le donne: le imbattute Bonadonna e Senni (2 successi per loro in due partecipazioni) approdavano in finale contro Servidori-Cappelli, che avevano vinto la tappa di Lido Estensi dove però le teste di serie N.1 non erano presenti.
Bella finale, con Stefania (di Ferrara) ed Elisa (di Cesena) a giocare un beach tennis offensivo e irriverente che le portava alla netta vittoria. Una bella sfida che potrebbe costituire il “classico” della seconda parte di estate.
Il circuito, la settimana prossima, si sposterà in provincia di Cosenza.
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Dettaglio finalissima
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MINGOZZI / MARIGHELLA b. SARTI / BARBIERI 4/6 6/2 6/1
Durata set; 29′ 19′ 18′
Giochi 40/40: 3 (0 vinti da MIN/MAR, 3 vinti da SAR/BAR)
Giochi a zero: 5: Serv MIN 2 (1 vinto 1 perso) Serv MAR 1 (vinto), serv BAR 1 (vinto), ser SAR 1 (perso)
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SERVIDORI / CAPPELLI b. BONADONNA / SENNI 9/4
Durata match 30′
Giochi 40/40: 3 (2 vinti da BON/SEN, 1 vinto da SER/CAP)
Giochi a zero: 1 (su servizio SER vinto)
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Ma aldilà di questo bell’evento e degli altri che vanno in scena ogni week end a cura di FIT e IFBT c’è da dire che la salute generale del beach tennis come sport non è buona (rimane buona, invece, quella del beach tennis come gioco, come dimostrano i dati di vendita delle racchette e il proliferare di campi e praticanti in ogni parte d’Italia, con la conferma degli strepitosi numeri degli ultimi anni in Emilia Romagna, regione leader del movimento).
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Lo sport del beach tennis patisce comprensibilmente le difficoltà legate alla frammentazione: il movimento diviso impedisce i confronti fra i giocatori più bravi e anche quello fra i vari materiali (racchette). Questo è un limite per chi segue il beach tennis dalle tribune (o in tv o su internet) ma non solo: gli operatori turistici (stabilimenti balneari che forniscono spazi, montepremi e supporti logistici ai tornei) sono ripetutamente pressati dalle proposte sportive dei vari operatori, a cui si legano e si slegano con disinvoltura, facendo saltare i piani dei vari organizzatori.
I proprietari del Bagno Delfino di Cervia sono il miglior esempio di organizzazione turistico-sportiva per il beach tennis, da lungo tempo legati a questo sport con un classico evento agostano ricco e funzionale, curato con quella passione “alla romagnola”, amichevole ed efficace al tempo stesso, che ha reso celebre la nostra Riviera nel mondo. Ebbene, anche loro sono in difficoltà: vorrebbero che il loro denaro e i loro sforzi andassero a beneficio di tutti i campioni che nel tempo loro e la clientela del bagno hanno imparato ad ammirare e applaudire. Niente da fare: pare che anche loro dovranno indossare una delle “giacche” beach tennistiche: e le giacche non indossate hanno già fatto sapere che non manderanno i loro atleti (che pure considerano all’unanimità il bagno cervese come un crocevia fondamentale della loro stagione)
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Gli amministratori locali (talvolta di comuni o province digiune di beach tennis) spesso non hanno le capacità per discernere quale associazione offra la miglior proposta di beach tennis e si trovano dentro un ginepraio di parole date, di impegni presi, di soldi che prima c’erano e poi spariscono, magari per passare nella disponibilità di un concorrente…
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La televisione sbuffa: Sky vorrebbe raccontare la crescita di uno sport spettacolare e lo fa attraverso le gare del consorzio, i cui protagonisti, però, vanno e vengono, in un turbine di abbandoni, di squalifiche, di forfait; la FIT autoproduce sul suo canale “Supertennis” le trasmissioni sui racchettoni, mentre la IFBT si appoggia sull’emittenza locale. E lo spettatore non ci capisce molto non raccapezzandosi su quali siano i valori veri di questo sport.
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Dall’estero ci guardano con incredulità: avete costruito questo fenomeno sportivo – sembrano dirci – e poi lo trattate così? Fateci capire (impossibile), fateci giocare con voi (difficile e cavilloso), insegnateci, vi aspettiamo nelle nostre spiagge…. Ma i loro appelli finiscono tritati dal mostro a tre teste che governa i racchettoni. E nessuna delle federazioni estere sembra in questo momento in grado di prendere con decisione (e con le necessarie risorse economiche) la guida planetaria dei racchettoni, sostituendosi ai caotici e conflittuali italiani.
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C’è il rischio che veramente si stanchino tutti. Proprio coloro che “mettono benzina” alla macchina del beach tennis, che offrono montepremi, patrocini, spazi e tradizioni.
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Il confronto è totale e frontale: l’obiettivo non è nemmeno più quello di coesistere, ma quello di distruggersi reciprocamente (e ciascuno coltiva l’intima convinzione di essere vicino all’obbiettivo, come in un Risiko, dove si gongola delle sempre numerose difficoltà altrui).
I giocatori si dichiarano “stufi” della situazione e proclamano la loro ambizione ad eventi aperti a tutti. Poi, però, hanno imparato velocemente (e con una certa soddisfazione) ad “avere tre forni dove andare a comprare il pane” con i piccoli vantaggi che questo comporta.
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La costituenda Associazione Giocatori rimane niente più che una dichiarazione di intenti che non ha forza e denaro per farsi sentire.
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La FIT persegue nell’orrenda pratica di squalificare e (novità) multare a suon di migliaia di euro i propri tesserati che giocano altri tornei (ovvero che praticano il beach tennis, ovvero che fanno ciò che il proprio statuto, al primo punto, si propone di divulgare e promuovere; un po’ come se la federazione ping pong squalificasse chi fa i tornei in oratorio)
La IFBT non trova di meglio che legare a sé con pratiche semi-terroristiche e con ricatti morali i propri campioni (e soprattutto le proprie campionesse)
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A fine estate ben sei uomini e sei donne diranno con orgoglio di essere “campioni del mondo”, specificando, ciascuno, il buon diritto a dire che “il titolo buono” è il loro. Chi per regolarità formale (i FIT), chi per maggiore e più lunga tradizione (gli IFBT) chi per montepremi e per qualità di gioco (i “consorziati”).
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Una svalutazione che impoverisce il titolo e scredita il movimento.
Tutti insieme, a tutta velocità, verso l’autodistruzione dell’attività strutturata e organizzata e il ritorno, nel migliore dei casi, alle competizioni locali, i tornei dei bagni, i prosciutti in palio… Magari a qualcuno piacerà di più così…
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Domani vi dico come farei io per risolvere i problemi…