CONCLUSO L’OPEN DI SAINT MARTIN

  • Scritto da Marco
  • 11.11.2012  14:39.54

 

C’era una volta (ma sono passati poco più di dieci anni) il “gioco del racchettone”. L’avevano inventato quei matti dei romagnoli, sfidandosi nelle reti del beach volley, con padelloni di legno sagomati da qualche genitore di buona volontà. Dopo breve tempo l’abbassamento della rete (dai 2 metri e passa del volley, al metro e settanta attuale) consentì un gioco più veloce e divertente.

Primi tornei, primi montepremi, primi tentativi di regolamentazione, primi campioni, primi miti. E primi “viaggi”: Cervia, Riccione, Lido degli Estensi… e primo nuovo litorale conquistato: quello romano, per una logica “prima rivalità” con i giocatori di laggiù.

Oggi vi scrivo dall’isola di Saint Martin e trovo incredibile che sia passato così poco tempo. Nel mondoglobalizzato l’idea geniale del beach tennis non ha tardato a viaggiare più veloce degli aerei che quasi sembrano faticare a tenere il tempo degli impegni dei campioni più forti e dei materiali (i top player stranieri usano e richiedono spasmodicamente materiale con brand italiano, alla faccia della crisi). A Mosca e San Pietroburgo ci sono decine di campi al coperto sempre affollati (base di tennisti molto folta). In Giappone si organizzano una decina di tornei l’anno con migliaia di euro di montepremi. In Brasile, poi, l’approccio è serissimo, e le spiagge mitiche di Ipanema e Copacabana, hanno trovato posto per le reti basse, accanto a quelle alte per i campioni del beach volley e ai campi di football calpestati da piedi baciati dal talento.

Ciò che è cambiato meno, e che lascia una patina di ingiusto provincialismo sull’intero fenomeno, sono le provenienze, e persino i nomi, dei dominatori: son sempre loro, i diabolici ravennati, a far man bassa di titoli e ad essere le voci più ascoltate, non solo per la tecnica, ma anche per il fair play (le regole non scritte del beach tennis sono forse più numerose di quelle scritte), i comportamenti fuori dal campo, la scelta delle location, dei materiali, la composizione del calendario.

Non c’è torneo al mondo che possa definirsi “di prestigio”, senza la presenza di una coppia di top players nostrani. Un grande risultato, non c’è che dire, che andrebbe perfezionato con l’assegnazione a Ravenna del mondiale 2013. Una scelta, però, che la Federazione Internazionale Tennis (passata da quattro anni in controllo totale del movimento) tarda a fare.

Torniamo a Saint Martin, piccola isola caraibica, costretta alla scomoda convivenza di un’influenza olandese (nel sudovest) e di una francese (nel nordest). Da due anni la top player locale Julie Labrit ha raccolto le forze per ospitare il “circus” dei racchettoni. Inevitabile una contaminazione turistica che ha invogliato 96 coppie di giocatori di 10 nazioni a volare sin qui, anche come tappa di appoggio per il “classico” nella vicina Aruba, in programma la settimana prossima.

In campo maschile netta prevalenza del tandem ravennate-cesenate Calbucci-Cappelletti. L’unicaalternativa è stata costituita dal campione del mondo Marco Garavini (solitamente poco propenso alle avventure internazionali) abbinato al brasiliano Gui Prata. 6/1 6/2 il severo risultato della finale. “Troppa pressione nel giocare con questo superman” ha commentato il simpatico 34enne carioca. Mentre Cappelletti si è soffermato nei complimenti al compagno: “Calbu è in una forma strepitosa; ha variato la battuta facendo saltare la risposta del brasiliano e copre molti metri di campo nei turni di battuta avversari”. Semifinale per Massimo Mattei (in coppia con il californiano Bonfigli) grazie alla vittoria nel quarto più equilibrato con l’arubiano DeLannoy e il vecchio leone di Reunion Bertrand Coulet, che ha spostato recentemente nei Caraibi la sua attività. Fuori dai quarti per un soffio gli esperti ravennati Ciani-Rossi.

Fra le donne molto più equilibrio: il derby di Saint Martin in semifinale, caratterizzato da una rivalità personale, fra la Labrit (con la newyorkese Melch) e la cavalletta nera Virginie Carien (con la spagnola dalle mille nazionalità Blasco Boutens) è stato vinto dalla prima. Mentre la coppia di Reunion Bourdet-Garnier se la cavava ai vantaggi del terzo set contro le portacolori italiane Zanuttini e Frassica. In finale un set per parte, ma dominio delle giovani franco-reunionnaise nel long tiebreak di spareggio.

Infine la classica lunga festa notturna, interrotta solo da una forte tempesta tropicale, rispettosa di attendere la fine del torneo per sfogare la propria energia.

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