Dushi Aruba 2013 – Primo Giorno
- Scritto da Marco
- 13.11.2013 18:52.56
DUSHI ARUBA 2014 – PRIMO GIORNO
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Aruba è un’isoletta dei Caraibi, grande come il Comune di Ravenna (ma con la metà degli abitanti) che sorge appena a largo delle coste settentrionali del Sudamerica: da qui si vedono le torri del porto di Maracaibo, città venezuelana che una vecchia canzone – stupidina ma geniale – ha reso famosa in Italia.
Aruba, invece, non è molto famosa in Italia. Il turismo che c’è qui è quasi tutto targato USA: grandi navi da crociera scaricano vacanzieri benestanti che si rilassano un paio di giorni prima di andare a visitare qualcos’altro.
Aruba era un’isola delle Antille Olandesi, poi negli Anni Settanta si è resa autonoma dalle altre isole e tutto lasciava pensare al rapido raggiungimento di una propria sovranità. Invece gli isolani (che sono tutti olandesi, più i lavoratori che vengono da Colombia e Venezuela) ci hanno ripensato. Autonomi sì, ma sotto la corona. Evidentemente hanno fatto il conto che gli conviene, perché Amsterdam è generosa con i propri territori di oltremare.
Colpisce l’anima poliglotta dell’isola: la lingua ufficiale è il papimiento (un misto di portoghese e spagnolo con inflessioni africane e anche italiane; la parola del titolo è in questa lingua e vuol dire “bello”), ma tutti parlano in famiglia l’olandese. Si aggiunga che la TV è tutta in lingua inglese e che i lavoratori sudamericani hanno ormai esportato ovunque uno spagnolo fluente.
Chi “mastica” il beach tennis sa bene che qui è accaduto un piccolo fenomeno sportivo. Fino al 2007 si giocava una specie di tennis su sabbia, con le stesse racchette a corde. Due ravennati (Gianluca Chirico e Massimo Mattei) lo sperimentarono, sfiorando di poco la vittoria nel torneo giocato nella piccola spiaggia di Moomba, davanti a pochi curiosi. Il mondo del beach tennis americano e quello dei “racchettoni” romagnoli erano venuti in contatto. Il patto era chiaro: l’isola caraibica forniva entusiasmo, potenzialità economiche (quest’anno il prize money è il più alto di ogni tempo con 25mila $) e un amplificatore alla pratica che si era inventata a Marina e che cercava sviluppo in tutto il mondo; la Romagna, in cambio, doveva insegnare come si doveva fare: a giocare (e qui Alex Mingozzi e Matteo Marighella dettarono legge, con un triplete 2008/09/10, seguiti nell’albo d’oro da Marighella-Meliconi e da Calbucci-Garavini), ad arbitrare, a coinvolgere, a guadagnare con il merchandising e con le racchette, ad organizzare, a crescere.
“Every year one step more” dice Yochem Ros – principale “mente” del movimento beach tennistico arubiano – rimirando le strutture dell’edizione 2013 che si giocherà nella prestigiosa Eagle Beach: tribune per mille spettatori, tribuna stampa, venticinque campi, 400 giocatori provenienti da ogni parte del mondo (oltre la metà dal solo Brasile), grandi impianti di illuminazione e suono, chioschi ricchi di offerte per pranzi e spuntini e la solita birra a fiumi, che scorre per l’allegria di tutti, senza ubriachezze tristi o moleste.
Chi pensa di essere un forte giocatore di beach tennis sa che, nel proliferare degli eventi, anche dai montepremi ricchi, la resa dei conti si fa principalmente in tre posti: a Cervia, ai Mondiali e ad Eagle Beach.
Così ci sono quasi tutti. E il campo centrale, in un anonimo martedì sera di vigilia, ha già l’aspetto di un gigantesco check in per tutti coloro che sono pronti ad incrociare i racchettoni, nelle gare che sono già cominciate oggi (il singolare maschile) e culmineranno domenica, con le finali dei doppi e la festa del dopo-torneo, di cui ho già scritto infinite volte (per me è il quinto passaggio nella Happy Island), ma che tutti aspettano da mesi.
Su questo sito troverete un aggiornamento giornaliero delle vicende.
Sabato e domenica proporrò il live score, ovvero la telecronaca punto per punto degli incontri principali che potranno essere seguiti da casa, minuto per minuto.