Istantanee da Aruba 2013

  • Scritto da Marco
  • 30.11.2013  16:25.52

ARUBA RIEPILOGO

Ventotto campi, dodici nazioni rappresentate, un migliaio di iscrizioni, quattro feste sul campo centrale, venticinquemila dollari di montepremi, decine di ore di diretta televisiva e copertura totale in streaming degli eventi sul campo centrale…

Servono altri numeri? Vorrei avere quello delle lattine di birra vendute, dei numeri di telefono scambiati, delle conversazioni allegre e amichevoli, delle amicizie scritte per sempre sulla buccia del cuore, dei post entusiastici su facebook… Altri “numeri” (…e ci siamo capiti) rimangono segreti. La sabbia dell’isola sarà complice e non parlerà.

Il torneo di Aruba è un evento pieno di numeri. Gli organizzatori hanno avuto coraggio e fortuna. La formula è magica. Chi viene qui non dimentica. Il beach tennis costruirà altrove la sua credibilità come sport e come possibile proposta olimpica. Ma manterrà per sempre ad Aruba una vetrina, uno spot, un’applicazione spettacolare ed estrema di quello che questogioco può offrire ad una località turistica, ad una vacanza, ad una proposta di divertimento sportivo e pulito.

 

 

 

 

I BAMBINI

C’è una regola aurea che vale per ogni sport: se piace ai bambini è fatta! I bambini chiedono di giocare. I genitori sono euforici al pensiero di una pratica sana, pulita, sicura e sostanzialmente economica. Comprano le racchette, iscrivono i piccoli ai tornei, comprano il merchandising, li portano a vedere i campioni… Se hanno maggiori possibilità sponsorizzano, sostengono, progettano…

Ad Aruba è stato chiaro da subito. E ai bambini (i magnifici bambini dell’isola) sono stati dedicati tanti tornei. Come a Marina di Ravenna e a Cervia (precursori di magnifici tornei giovanili) Aruba, anche sul campo centrale, ha dato spettacolo con lo spettacolo dei piccoli. Se non l’avete mai fatto andate a guardarvi una partita di Under12. Tornerete a casa con un cuore più grande…

I SENIORES

Ho conosciuto il signor Luis, ex giocatore internazionale di tennis tavolo. La vita gli ha destinato una prova durissima, che lo ha portato alla decisione di lasciare Aruba, chiudere con il passato e ricostruirsi una vita in Olanda. Ma prima c’era una promessa da onorare: “Vincerò la cosa più importante che c’è da vincere ad Aruba!”. Si è allenato duramente, ha segnato il punto decisivo della finale “Over” e al microfono ha sfogato la sua gioia e la sua emozione a tutto il pubblico. Magnifica la gag finale, quando un bambino gli è andato a chiedere l’autografo. “I’m not a champion!” ha risposto Luis con umiltà. “Yes you are! – ha insistito il giovane fan – you are the champion of the old men!”

(nella foto Luis al centro con la bella moglie mora Arnalda e i nostri campioni).

Il beach tennis ha aiutato anche lui…

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GLI AMATORI

La squadra organizzativa del Beach Tennis Aruba ha capito che l’attaccamento al torneo, all’evento, all’isola passa non solo dal torneo dei campioni, ma anche da quello che si sente tale vincendo una partita nella sua categoria amatoriale. E così, intorno alle prodezze dei fenomeni, si è sviluppato un fitto programma di tornei per i giocatori della domenica, talvolta anche solo… per quelli del lunedì.

Qui sono con lo speaker Alex Querna e con il fantastico gruppo di amici olandesi. Bella gente, grande spirito. Avevano chiamato la loro squadra “One Happy Team”, facendo il verso al motto dell’isola…

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“L’ISOLA SEI TU” !

Così hanno detto a Giulia Curzi, la lughese ancora protagonista sull’isola dopo la vittoria in doppio del 2012 (con Sofia Cimatti). Impegno strenuo in tutti i tornei (singolare, misto, doppio e per nazioni), sorriso incancellabile, cordialità con tutti, dentro in tutti i brindisi. E tanta sostanza: titolo di singolare e doppio, finale di misto persa per un pelo, apporto decisivo al titolo per nazioni. Tre “ori” e un argento. Lo speaker locale la chiama “La Bomba” ed è una delle “licenze poetiche” che l’isola si può permettere. (“in Italia lascia stare” mi ha chiesto cortesemente).

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I GRANDI AVVERSARI

Il Brasile è un Paese baciato dagli Dei del calcio, del ballo, della musica, della natura. Ed è una realtà economica in forte crescita. Il beach tennis è piaciuto e loro possono fare tanto per questo sport, con il loro entusiasmo e con i loro investimenti.

Ad Aruba sono arrivati in trecento, impegnati in ogni categoria di torneo e imbattibili (anche per i pur forti italiani e olandesi) al bar e nella movida dell’isola.

I risultati, però, sono ancora venuti con il contagocce. La “perla” è sicuramente il titolo di misto, vinto da Joana e Vini. Ma la “polpa” è sfuggita: finale del torneo per nazioni persa d’un soffio contro l’invincibile Italia, doppio maschile (Ferreira e Santos in semifinale), e doppio femminile (Flavia, per vincere, ha dovuto ricorrere alla decisiva mano pesante ed azzurra di Giulia).

Joana e Samantha sfiorano l’impresa che, stavolta, sentivano alla loro portata. Se ne vanno innervosite dalla Amstel Bright Arena. Il loro N.1 del ranking attende ancora una consacrazione in un grande torneo. Joana resta un’atleta formidabile ed una ragazza intelligente e con grande personalità. Per questo le perdoniamo qualche gesto di intolleranza a fine partita e un atteggiamento troppo severo nei confronti della sua compagna.

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Da notare che, nel torneo di doppio femminile, sono giunte in semifinale otto ragazze di cinque nazioni diverse: tre brasiliana (Joana, Samantha e Flavia), due italiane (Giulia e la friulana Silvia Zanuttini), una francese (Magalie Garnier, in coppia con Silvia, grande risultato per loro) e una venezuelana (Patricia Diaz, che ha confermato la semifinale di Cervia) abbinata alla berlinese Biglmeier.

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GLI EMERGENTI

Dietro Italia e Brasile, Aruba ha messo in mostra il vicinissimo Venezuela, con i fratelli Penalver che sono arrivati al traguardo dei quarti (decorosa figura contro Calbucci-Garavini). Ma il movimento è vivace. Una coppia di ragazzini ha vinto il titolo Under16. La loro tifoseria si è rivelata alcolica e sovreccitata, ma non è andata mai sopra le righe…

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IL CAMPO CENTRALE

Quattro tribune per quasi mille persone di capienza. E’ stato quasi sempre pieno. Chiunque vi abbia giocato lo racconta come una delle esperienze sportive più gratificanti. C’è una magia intorno ai 16×8 della Amstel Bright Arena. Luci perfette, pubblico affettuoso che richiama l’ultima briciola di energia che hai, sabbia soffice, voglia di non sbagliare. E la voce di Alex Querna ad avvolgere il tutto e a dare un senso indimenticabile di show a chi si esibisce in essa. La musica è sempre fonte di ulteriori emozioni. I tormentoni internazionali degli ultimi anni sono stati i più gettonati, ma si è avuto anche il timido esordio di Jovanotti e Ligabue. L’Italia che domina da sempre merita più spazio nella playlist. Speriamo che se ne ricordino nel 2014.

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NUOVI LEONI

L’Italia dimostra di mantenere il predominio sulla specialità e minaccia di farlo per lungo tempo, a giudicare dal valore delle “forze verdi”. Alessandro Buccelli e Teo Casadei hanno giocato un magnifico torneo, tritando tedeschi e brasiliani e cedendo solo agli amici Cappelletti e Carli, ma onorando l’impegno fino all’ultimo. Bravi e belli, si prenotano un pezzo di futuro.

E un bello show di sport e di comportamento lo hanno offerto anche Francesca e Lorenzo (15 e 14 anni), che hanno conteso ai due venezuelani il titolo di categoria. Le condizioni erano estreme, con la tifoseria sudamericana a ridosso del campo, alcolica e sovreccitata, ma capace di rimanere un soffio entro la legalità. Francesca e Lorenzo se le sono giocata, se la sono goduta, hanno interagito con la curva avversaria ottenendone il rispetto. E’ stata un’esperienza indimenticabile anche se non coronata dal successo finale. Auguro loro di avere mille altre occasioni per far vedere il loro valore, ma, intanto, questo ricordo è da chiudere per sempre in un angolino del cuore.

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MATRIX O… HIGHLANDER ?

Matteo Marighella compirà 34 anni fra pochi giorni. E’ arrivato qui per la prima volta sei anni fa. Si è sentito subito a casa. Ha vinto a raffica con Mingozzi. Poi si è ripetuto con Meliconi. Nel 2013 si presenta con Niccolò Strano e non parte da favorito. Gioca un beach tennis forse meno “matrix”, ma più maturo ed efficace. Serve con efficacia velenosa (i suoi aces non sono forse i piùnumerosi, ma sicuramente i più spettacolari: è raro sentire applausi per un ace, ma a lui l’impresa riesce!). Risponde bene, anche a martelloni come Cappelletti e Carli. Conserva quella caratteristica (nella quale è impareggiabile) di giocare una palla in difficoltà e trasformarla in una situazione di vantaggio. Al suo  fianco “Strange” fa tutto bene e sembra in orgasmo contro avversari difficili ed in un’atmosfera così stimolante.

Stavolta Matrix lascia perdere le birre bevute a bordo tribuna, ma balla con “Like Jagger” nei cambi di campo. E’ il Matrix allegro e gaudente di sempre, ma la vittoria (la quinta su sei partecipazioni) non esce dal suo mirino e arriva nel tripudio del pubblico che lo conosce e lo stima da tempo.

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See you soon Aruba! One (beach tennis) happy island!

 

 

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