Cervia – Mondiali 2015

  • Scritto da Marco
  • 19.09.2015  10:44.43

Un altro riuscito festival del nostro beach tennis. Grandissime emozioni, tantissima gente, un momento di grande crescita per questo gioco…

Il mio articolo per Smash On The Beach

(foto di Fabrizio Romiti)

 

I romagnoli. Fatemelo dire con una (grossa) punta di orgoglio di appartenenza alla mia terra: il beach tennis è la tipica cosa che si presta ad essere fatta “alla Romagnola”. E’ una cosa seria, viene gente da tutto il mondo, il budget è importante, gli imprevisti sono in agguato, ci sono norme di sicurezza e di regolarità sportiva da osservare… però… però siamo in spiaggia, in agosto, in vacanza, c’è la musica, ovunque ti giri si muovono bellezze mozzafiato e quasi arriva ovunque il profumo dei famosi cappelletti (quelli con la C ingiustamente minuscola, che non c’entrano con il nostro campione Miky, che pure porta un cognome che è un marchio DOP, come se un giapponese si chiamasse “Sushi”). Contemplare le due anime del Mondiale è un gioco di sottili equilibri che allo staff di Paolo Caponigri riesce bene (e diciamolo!) come a nessun altro. Alla fine funziona (quasi) tutto bene e (quasi) tutti sorridono. E’ una formula che ha fatto grande il turismo da queste parti, anche con un mare non proprio da cartolina (ma, a volte, la mattina presto, sembra almeno parente di quelli sardi o pugliesi).

Finita la sparata patriottica. Passiamo allo sport.

Il sorteggio. Di solito il sorteggio è uno snodo delicato, ma il tasto del computer schiacciato dal giudice arbitro Riccardo Ragazzini (ma non si potrebbe tornare ai più emozionanti bussolotti da far estrarre ai bambini?) ha fatto un po’ di disastri nel tabellone maschile. 32 le coppie iscritte, 8 le teste di serie e sorteggio integrale fra le altre 24. Con i gradi del ranking si allineano Mingozzi-Font con il N.2 (ma il monumentale Mingo non può essere al top dopo una assurda serie di guai fisici) e Ferreira-Santos con il N.3, bravissimi, ma ancora a secco di grandi risultati in Italia. Finisce così che le coppie più in vista nei tornei pre-mondiali abbiano i numeri 1,3 e 5 e che possano finire tutte dallo stesso lato di tabellone. Cosa che infatti accade. Sarà un mondiale “movimentato” nella parte alta di tabellone e aperto a tante soluzione nella parte bassa. Fra le donne, invece, l’equilibrio è mantenuto e le contendenti più forti sono opportunamente separate.

Le Nazioni. Sono ventiquattro, come le bandiere affidate dal volontario “Pira” ai bambini della clientela del Bagno Delfino. Sono nazioni di ogni tipo: ricche, povere, in pace, in guerra, con le spiagge e senza. Sono qui per giocare. Non si verificherà (e ci mancherebbe) la minima scena di intolleranza legata alla nazionalità degli atleti. Respirano il sole e il sale della Romagna. Giocano a racchettoni. Quando torneranno porteranno a casa un grano dell’ utopia, che stare assieme fra diversi non sia così difficile. Speriamo.

In campo! In campo, dunque. La “mina vagante” fra le non teste di serie è composta da Cramarossa, che è stato finalista lo scorso anno con Meliconi, ma fa coppia con il cesenate Antonelli, che di punti ITF ne ha pochi, anche perché si è dovuto laureare (complimenti). Finiscono ad incrociare i macchinosi Mingo e Vini al primo turno e li divorano, giocando una partita perfetta (nessun errore al servizio). Inciampano i forti Faccini-Casadei (perdono da Bonfiglioli-Foschi) e i veterani Maldini-Folegatti (che cedono lottando ai russi Burmakin-Kuptsov). In campo femminile la partita più “tosta” è quella fra le campionesse del mondo di qualche anno fa Briganti e Stefanelli. La prima si è fermata a lungo per infortunio, la seconda per una bella maternità. Danno comunque battaglia prima di cedere a Ponti-Zanaboni e a un sorteggio severo.

Ottavi. Due dei top team devono ricorrere al terzo set e ad un supplemento di fatica: Marighella-Cappelletti si incartano sui match ball del secondo set e solo al terzo piegano Pazzaglia-Strano. Anche Meliconi e Carli faticano ad ammaestrare Alessi-Valmori. Non c’è gioventù che tenga, invece, per l’inossidabile cagliaritano Tronci, che guida il puledro spagnolo Ramos ad una delle vittorie più prestigiose della sua carriera sui temibili Bonfiglioli-Foschi.

Le donne salutano invece Cortez-Garnier, che non si esprimono bene contro Escandell-Bourdet. La nuova coppia scoppierà subito, ma Joana risparmierà energie che le saranno utili più tardi.

Con facile designazione, il quarto di finale sul Centrale è fra Meliconi-Carli e Calbucci-Garavini. Sono tre dei quattro finalisti dello scorso anno. C’è aria di finale anticipata, lo si dica con il massimo rispetto per chi poi, in finale, ci arriverà veramente. “Calbu” gioca alla grande e “Gara” festeggia i 31 anni con una sudata e spettacolare vittoria. Ma, lasciate le emozioni del Centrale, la folla corre al “Centralino”, dove si vive la partita più romanzesca del torneo. Cramarossa e Antonelli sono sotto un set a zero, 2/5 e 15/40. Ma Antonelli tiene il servizio. Poi accusa un piccolo malore. I russi Burmakin (che con Crama aveva giocato una settimana fa a Viareggio) e Kuptsov fanno brutta figura a chiedere ripetutamente agli arbitri e agli avversari di andarsene. Crama e Anto (al limite delle forze) si incattiviscono e reagiscono di carattere. Burmakin finge a sua volta un malessere (che non c’è), ma una folla ormai eccitata prende per mano i due azzurri e li riporta a casa vincitori da una campagna di Russia sportivamente durissima.

In serata, per le semifinali, Calbu e Gara sono un po’ a corto di energie fisiche e anche agonistiche. Ma sono ugualmente in grado di giocare due set d’incanto, che si chiudono entrambi al tiebreak. Cappelletti e Marighella (che hanno speso meno con Tronci e Ramos) stanno meglio. Marighella è ai livelli top di carriera; Cappelletti gioca le sue risposte da “polipone”, batte forte e fa buone cose anche nel gioco corto di tocco.

Il dominio dei due iridati sul torneo di Cervia (imbattuti da 13 partite consecutive) finisce fra gli applausi di riconoscenza del Centrale, che grazie a questa coppia fantastica (che si scioglierà a fine stagione) ha visto questo gioco portato verso altri confini.

E, poco prima, sempre sul centrale, finiva un altro dominio: quello di Federica Bacchetta e Sofia Cimatti (per lei 17 vittorie consecutive, 5 con Visani, 8 con l’attuale compagna, più, se vogliamo, le 4 nel misto di due anni fa con Marighella). Le due si arrendevano a Daina e Gasparri, coppia appena formata e subito esplosiva.

La berlinese Marieke Biglmeier e la venezuelana Patricia Diaz si incaricavano di estromettere anche l’altra testa di serie, Visani-Delia. Mentre Cramarossa-Antonelli, sullo slancio dell’adrenalina, andavano a battere Santos-Ferreira, che si fermavano ad un passo dalla gloria, con il dispiacere di non potersi nemmeno esibire al Centrale, negato dal protrarsi dell’altra semi.

Domenica da campioni. La folla del sabato (alla fine le presenze nei sette giorni di gara saranno valutate in 25000) faceva presagire facilmente il delirio della domenica. C’è gente sin dal mattino, per le finali dei tornei giovanili, astutamente collocati alla domenica, per far assaggiare la sabbia nobile del Centrale a coloro che presto potrebbero diventarne protagonisti.

A mezzogiorno scendono in campo i finalisti del misto. Sofia Cimatti e Marco Faccini sono giovani, belli, bravi e innamorati. In una vita che sorride loro devono però rinunciare al titolo, perché i veterani brasiliani Font e Cortez sono in vantaggio di motivazioni e sbagliano meno. “Vini” dimostra di aver lavorato bene sulla “battuta di riserva”, quella dal basso, che devono usare i giocatori uomini. Joana, poi, mette esperienza e personalità, unite alla caratteristica mancina, molto importante nel misto. Quando cade l’ultima palla anche il self control della bella Joana si addolcisce in un abbraccio commosso.

Nel palco d’onore, con il giudice arbitro Ragazzini, il direttore Caponigri, il fiduciario ITF Barraclough e le altre autorità, brillano i trofei che di lì a poco andranno ai campioni, e quelli vinti a Mosca dalle nazionali italiane (A e Junior) che vengono presentati alla folla per l’ovazione di rito.

I vincitori delle categorie giovanili scortano, da bravi e giovani cavalieri, le finaliste in campo. Biglmeier dimostrerà buona tecnica nella volee e al servizio. Diaz uno spirito da “luchadora”, tutta corse e difese. Ma non basta: la grinta furiosa di Flaminia Daina e la gelida solidità di Giulia Gasparri lasciano poco spazio al tentativo di conquista straniera di Cervia. Flam e Giga chiudono il Mondiale senza perdere nemmeno un set. E’ la giovane coppia che potrebbe dominare a lungo la scena.

Alle 16.30 non c’è più posto per nulla, nell’arena del Bagno Delfino col vestito buono della domenica. Un’eccitazione fremente pervade le 2500 persone che si aggrappano ovunque, sfidando la scomodità e il caldo afoso (a proposito: nessuna traccia del maltempo previsto dal meteo).

Per Marighella (titolo di misto di due anni fa a parte) è un ritorno in finale dopo le 4 esperienze con Mingozzi in epoca pre-itf (3 vittorie e 1 sconfitta). Anche Cappelletti conosce il Delfino domenicale, un po’ per esserci praticamente nato dentro (il padre Stefano vinse l’edizione inaugurale nel 2005) e un po’ per aver già vinto nel 2012 con Carli. Ma non erano titoli mondiali. Sono passati pochi anni, ma nel frattempo è cambiato quasi tutto. Bisogna tornare a vincere.

Dall’altra parte Cramarossa, leone di Puglia, ha disciplinato quella grinta rabbiosa che lo ha imposto all’attenzione dei suoi rivali “adriatici”. Ora è conosciuto e rispettato e può concentrarsi solo sul gioco e, alla fine, potrà andarsene a dormire convinto di aver utilizzato al meglio ogni energia fisica e mentale. Accanto a lui Antonelli. E’ una sorpresa. E’ il 51 del mondo (nessuno ha conquistato la finale del Delfino da un seeding così basso). Ma smania per dimostrare di meritare la situazione. Gioca il suo beach tennis, fatto di servizio penetrante, di accelerazioni, di velocità. Il primo set è punto a punto, con una incredibile serie di 6 giochi da 40 pari in apertura. Si va al tie-break che Marighella e Cappelletti controllano con più freddezza e saggezza.

La finale di Anto e Crama dura ancora due games, perché sul 40pari del secondo set Matrix e Kappe segnano il due a zero. La corsa degli underdogs finisce virtualmente qui: le energie emotive e nervose sono finite e, dall’altra parte della rete, gli avversari sono cecchini implacabili.

Vince Marighella, a vent’anni circa dal suo primo torneo vinto a Marina di Ravenna con una racchetta di legno da sei/sette etti. Vince Cappelletti, che, a 23 anni, ha messo la firma su tutti i tornei più importanti.

Vince il beach tennis e vince Cervia, che abbraccia tutti e dà l’appuntamento al 2016, pensando, già da adesso, a come migliorare, mentre si smontano le strutture e si salutano gli amici di tutto il mondo, parlando mille lingue, senza, a volte, conoscerne nemmeno una. Se non quella della Romagna ospitale, che da sempre fa giocare tutti.

 

 

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