La lunga storia delle sfide fra Ravenna e Modena
- Scritto da Marco
- 13.03.2016 17:43.22
Ravenna e Modena vengono normalmente abbinate quando si tratta di definire la “culla” del gioco della pallavolo. Si tratta delle due città dove, probabilmente, c’è la più alta percentuale di persone di ogni età che sappia tradurre la parola “bagher” nel gesto che lo descrive e dove più spesso il volley finisce ad affiancare i più tipici argomenti calcistici nelle chiacchiere del lunedì al bar (complice anche una tradizione pallonara modesta di giallorossi e gialloblù, anche se, a dir la verità, qualche giretto in serie A questi ultimi l’hanno fatto).
Diciamolo chiaramente: come “quantità” il titolo di capitale se lo prendono gli emiliani. 22 titoli nazionali e 18 secondi posti e una distribuzione omogenea lungo i decenni (con veri “monologhi” negli anni Cinquanta e Ottanta). Ravenna risponde con 6 titoli (la cinquinaRobur degli albori e l’exploit del Messaggero ad inizio Anni Novanta) e 3 secondi posti, inframezzati da molti periodi spesso sonnacchiosi e lontani dai vertici.
Modena predomina anche come tradizione giovanile (dove pure gli “scherzetti” dei romagnoli sono stati numerosi, anche in anni in cui fra la prima squadra non era competitiva) e come impiantistica (il De Andrè è più bello architettonicamente, ma il “PalaPanini”, costruito oltre 30 anni fa, tiene il passo dei tempi per funzionalità e capienza).
La differenza più netta si ottiene sfregando il pollice con l’indice: i dindi, i bajocc, la grana… i soldi, insomma. Modena ha beneficiato di varie famiglie imprenditoriali che hanno sostenuto il volley, mentre a Ravenna, ad eccezione dell’ubriacatura ferruzziana, è sempre stato più difficile. Anzi: una bella mano a metà anni Novanta la diede la famiglia Cuoghi (marchio Edilcuoghi) di Sassuolo, piccola località vicina e tradizionalmente rivale dei gialloblù.
Ravenna, però, alza la bandiera della tradizione: al porto di Genova, in quell’afoso Ferragosto del 1946 che ospitò il primo campionato italiano, Ravenna c’era e vinse, mentre Modena non era nemmeno presente.
Gli scontri fra Vigili e Panini negli Anni Settanta sono ormai leggende ambientate nelle fumose atmosfere delPalaCosta che, a raccontarle adesso, lascerebbero increduli i giovani lettori. Ma paradossalmente non sono molte le sfide a livello di volley fra le due “culle” con qualcosa di pesante in palio.
Il dominio Parma-Modena degli Anni Ottanta terminò con la Legge Bosman (1990), che permise ai nuovi capitalisti di tesserare i giocatori svincolati dalla vecchia aristocrazia del volley: Milano “rubò” a Modena Bertoli e Lucchetta; Treviso Cantagalli e Bernardi. Ravenna si “accontentò” (!) di Fabio Vullo, che per 4 anni diede alla nostra città lezioni di maestria al palleggio, che scintillano tuttora ineguagliate negli occhi di chi ebbe la fortuna di ammirarle.
Ma la Modena “depredata” seppe in qualche modo resistere: il 10 aprile del 1991, i gialloblù impegnarono per oltre due ore il Messaggero. A leggere il tabellino del 2-3 finale si può pensare ad un’allucinazione: lo schiacciatore argentino Hugo Conte segnò 74 punti (69 su 114 in attacco, con 5 muri e 23 ricezioni positive su 23i!!!). E chi fu capace di scatenare quel demonio? Ovviamente il suo complemento tecnico preferito. Un palleggiatore che a Modena chiamavano “The Genius” e che dopo qualche anno, con qualche ricciolo biondo in meno, anche il pubblico di Ravenna ha imparato a conoscere: avrete capito che si tratta di Waldo Kantor.
Un ultimo aggancio significativo sull’asse Ravenna-Modena si ebbe il 2 ottobre del 2011: dopo undici anni e mezzo di purgatorio (a volte con caratteristiche pallavolistiche “infernali”) Ravenna tornava al Pala De Andrè per una gara di massima serie. L’avversario fu proprio il Modena, il più adatto a sancire, davanti a 2600 paganti, un ritorno così atteso. La squadra di Bagnoli si impose 3 a 0.
Nei cinque anni di serie A il bilancio è severo: 8 vittorie emiliane e una, eroica, della Cmc, in trasferta, nell’infausta stagione 2012/13, quando i ragazzi di Fresa fecero un colpaccio davvero inatteso.