Un mondo color tortora

 

C’è un testo divertente che gira per internet e che vuol sottolineare le differenze fra uomini e donne.

Dice, fra l’altro: “Gli uomini vedono in 16 colori, come le impostazioni-base di Windows. Per cui, per noi, “pesca” è un frutto e non un colore. E “malva” non sappiamo assolutamente che cazzo sia…”

Ed è proprio così. Anche se la generazione di “maschi  estetici” che sta prendendo piede, vorrebbe ridurre le distanze.

Stamattina ascoltavo casualmente le parole di una collega che riferiva ad un’altra di aver comprato non so cosa “color tortora”.

Mentre la conversazione fra le due scorreva, io mi soffermavo perplesso su questo colore.

Tortora… Come sarà il color tortora? Vista la disinvoltura con cui la collega ne parlava (e la sicurezza con cui l’altra aveva capito) suppongo che sia un colore molto conosciuto. Per un attimo arrivo a pensare che si ispiri al colore delle giacche indossate dal compianto presentatore televisivo Enzo…

Mando un sms a 5 amici maschi chiedendo se sanno… Tre alzano subito bandiera bianca (le donne direbbero “alzano bandiera color latte” oppure “alzano bandiera tipo c’hai presente?… di quel panna chiaro”…).

Un altro, più modaiolo e raffinato, si fa trovare preparato con la risposta esatta: “un grigio tendente al beige”.

Il quinto mi manda la mail con il link alla pagina di wikimedia.org dedicata alle tortore: molto graziose, ma decisamente… grigie! Grigie come un piccione, come un topo, come un delfino, come una trota, come il ferro, come il fumo (quando è grigio), ecc.

In generale: avete mai sentito una donna tornare a casa dallo shopping e dire: “ho preso una camicia gialla” o “una borsa viola” o “un cappello nero”? Io mai.

Comincio a credere che una parte rilevante del piacere dell’acquisto sia la descrizione del colore, che sia banale per una donna proporre ad un’amica un acquisto con un colore “semplice”. Sembra quasi di buttar via i soldi a prendere qualcosa che sia “solo” azzurra o rossa.

Mia figlia si è comprata una giacca color… misto oltremare – lampone – mela (quale mela??? boh) –cremisi – caki – senape – bordeaux – lavanda – petrolio – rugiadalmattino – pentolachebolle – pettodipollo… “

di solito la descrizione contiene la stoccata finale: “hai presente?” che è una specie di ricerca di complicità.

Mentre l’uomo, annaspando in un pantano cromatico in cui non si riconosce, farà un goffo gesto con la testa, che significa “sì, ho presente, dovrebbe essere quel colore che non so assolutamente quale cazzo sia, ma per fortuna posso vivere benissimo senza doverlo imparare”…

La donna, invece – serena e sicura come soprattutto in queste situazioni sa essere – dirà entusiasticamente “certo che ho presente!!!“.

Come se il filo dei colori più strani cucisse le sensibilità delle donne di tutto il mondo, in un codice che sembra segreto fino al momento precedente (molte di loro, se glielo si chiedesse, non saprebbero cos’è una tortora, quanto è grande, dove vive, se ne hanno mai vista una), ma che si rivela invece chiarissimo non appena qualcuna di loro sfiora quella loro nuance di acquisto.

C’è un mondo di colori meravigliosi che anima la fantasia delle donne e la cui assenza impoverisce l’immaginazione dei maschi. Convinti, ad esempio, che il Milan abbia la maglia rosso-nera e non “scarlatto-piombo”. Capaci di concedere virili eccezioni al Torino (“granata”), al Livorno (“amaranto”) e ad una delle maglie del Giro D’Italia (“ciclamino”). Ma purché la si finisca qui!

C’è un solo luogo dove il maschio ritrova immediatamente la tavolozza dei colori che ha messo da sempre in una soffitta della sua mente (protesa in altre cose, ovviamente, “ben più importanti”). Ed è l’autosalone.

Allora qui il maschio sembra ricollegare quei fili colorati che lo hanno, fino a quel momento, tagliato fuori, passandogli sopra, sotto, a fianco, senza sedurlo ed interessarlo mai.

All’autosalone, il nuovo potenziale acquisto diventa uno strega-comanda-colori: “carta da zucchero”, “azzurrite”, “cannadifucile”, “antracite”… E il rosso, anche se di una Panda 4×4, non può che essere “Ferrari”; e il grigio è promosso ad “argento”…

L’uomo, davanti al catalogo o all’esposizione del salone, ritrova equilibrio e pieno possesso di ogni sua risorsa cerebrale. Valuta sottili sfumature, confronta tesserini campionati grandi come unghie. La sua immaginazione diventa un arcobaleno sciabolato verso il futuro acquisto che sta per definire o proveniente da quello che ha appena definito, e che magnifica agli amici mentre offre loro da bere al bar.

E’ una galoppata di pochi minuti. Poi tornerà un solitario cavaliere bianco e nero, pronto ad assecondare (se ne avrà voglia) quella nuova giacca “tortora” comprata dalla moglie.

A lui sembrava grigia, ma, se è vero amore, non glielo dirà mai.

 

 

Marco Ortolani – novembre 2013

 

 

 

Commenti a Un mondo color tortora…

  1. Il 29/11/2013 10:35:27simonetta ha detto:

azzecatissimo articolo marco! ma si sa: gli uomini vengono da marte e le donne da venere…

 

 

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