Squadra maschio o femmina???

Alla serie A 2017/18 sono iscritte 20 squadre. La lingua italiana (contrariamente ad altre del presente e del passato) non prevede il genere “neutro” (che comprenderebbe i nomi di tutte le squadre) e costringe a determinare il “sesso” di ciascuna. Qual è la regola per assegnarlo?

Una “regola” non c’è e tutto si deve alla tradizione verbale. Nel tempo tutte le squadre con nome di città hanno preso il genere maschile. In serie A sono 11: Benevento, Bologna, Cagliari, Crotone, Napoli, Sassuolo, Torino più il Chievo (quartiere di Verona) e le denominazioni inglesi delle città di Genova (Genoa) e Milano (Milan). C’è un’unica eccezione costituita da “LA” Roma. Il genere femminile si deve probabilmente alla denominazione completa della squadra (“Associazione Sportiva Roma”), ma è comunque da considerarsi un’anomalia, perché altre “Associazioni” o “Polisportive” o “Società Sportive” mantengono il maschile (e quasi nessuno conosce o utilizza queste denominazioni). Curiosamente nessuno sbaglia: nemmeno la persona più digiuna di calcio ha mai detto “il Roma” o “la Verona”.

Anche l’altra squadra di Roma costituisce un’eccezione (curiosamente le eccezioni sono solo due ed entrambe per le squadre di Roma). Rappresenta un nome di regione (Lazio) che in teoria dovrebbe mantenere il maschile, come per le città (qualche anno fa giocò in serie B “il” Campania; ancor’oggi in serie C gioca “il Sudtirol”) e invece è nota come “la Lazio”.

Le denominazioni non di città, invece, hanno genere femminile. In modo ovvio per gli aggettivi (Fiorentina, Udinese e anche Internazionale) e come regola per le altre denominazioni, come quelle latine (Juventus e Spal, che è l’acronimo di Società Polisportiva Ars et Labor), quella della città di Bergamo (la dea Atalanta) e quella di Genova (la Sampdoria, che pure nasce dall’unione di due termini maschili come San Pier D’Arena e Andrea Doria).

In serie B sono 17 su 22 le squadre con nomi di città, che seguono la regola del genere maschile (es. il Venezia). Al femminile ci sono 3 “aggettivi” (Cremonese, Salernitana e Ternana) e due nomi latini (Pro Patria, di Busto Arsizio e Virtus Entella, di Chiavari). Simpatica l’anomalia dialettale che autorizza i tifosi del capoluogo pugliese a chiamare la propria squadra “la Bari”. Più sfumato il caso in cui l’articolo ha un’elisione, come l’Ancona o l’Akragas. I nomi vanno utilizzati da regola al maschile, ma l’apostrofo nasconde il sesso, come un’amniocentesi mal riuscita e si può sbagliare.

Nelle serie minori del calcio (e in vari altri sport) troviamo le stesse regole. I nomi latini sono più abbondanti: Pro, Vis, Robur, Juventus, Audax, Invicta, Vigor, ecc.

Le squadre di calcio straniere, ad occhio, sono prevalentemente al maschile. Eccezioni all’est, dove le varie “Dinamo” (squadre tradizionalmente legate ad industrie del settore elettrico) le “Lokomotiv” (originariamente i dopolavoro dei ferrovieri) rimangono al femminile come qualche “Stella Rossa”, che però nella sigla della sua versione più famosa, quella di Mosca, (CSKA) torna al maschile. Una stranezza in Spagna, dove il Real Madrid porta il maschile, mentre talvolta si usa dire “la” Real Societad, per coniugare la traduzione letterale di questo nome.

Per le squadre nazionali il discorso si complica e perde le speranze di poter creare una “regola”.

Sembra facile pensare al genere femminile per l’Italia, la Spagna, la Francia, la Russia, l’Olanda, l’Irlanda… ma sorprende che si parli “del” Canada. Che esista “il” Kenia, ma “la” Tanzania; il Sudafrica, ma la SudCorea ; la Birmania, ma il Bengala; e (veramente incredibile) la Costa d’Avorio, ma il Costarica. Alcune nazioni poi (per motivi imperscrutabili) non hanno aggettivo, non c’è né il Cuba né la Cuba. Né il Malta né la Malta (se non quella dei muratori). E non c’è l’Aruba.

Nel basket e nel volley le squadre sono quasi tutte al femminile. Una modalità tipica dei cronisti sportivi di queste due discipline, da qualche decennio, è quella di eliminare l’articolo (cosa che nel calcio non usa): Cantù conduce su Varese; Roma ha battuto Milano. Se si usa l’articolo siamo nella regola generale del maschile (“il Ravenna è andato in vantaggio”) se lo si elimina il caso è transgender (“Ravenna è LA più forte”). Qualche storica sponsorizzazione strappava il maschile. Ad esempio il Bancoroma campione d’Europa negli anni settanta. Negli anni Novanta Ravenna trionfò nella pallavolo con IL Messaggero. Più raro, ma non rarissimo, sentir parlare “del” Sisley o “del” Teodora.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *