Il caso Argento-Weinstein

Il caso Asia Argento-Weinstein ha generato un dibattito intensissimo. Molta gente (peraltro, in genere, dopo averne contribuito allo sviluppo, nei social network o al bar) lamenta un eccesso di importanza dato all’evento (secondo lo schema “io ne posso parlare, gli altri, se ne parlano dopo di me, mi annoiano”).

Nessun argomento diventa importante “per caso”. Se il dibattito è così intenso è perché tocca sensibilità diverse e contrastanti di ciascuno di noi. Quindi non serve dire “questo argomento ha stufato”, perché il dibattito ha tutto il diritto di proseguire, anche eventualmente a scapito di altri argomenti più seri e gravi, ma che paradossalmente, in concreto, influiscono molto meno nelle nostre vite e in quelle dei nostri cari.

Al limite si potrà più correttamente dire “non ho più niente da dire” o “non mi interessa parlare di questo”.

Vorrei uscire dallo specifico Argento-Weinstein, perché non mi è del tutto chiaro (e non mi interessa approfondire) se vi sia stata una violenza fisica propriamente detta (botte, effetto di droga, armi o più persone contro una) o soltanto una coercizione psicologica. Nel primo caso il “caso” non esiste: il fatto è gravissimo, il protagonista della violenza deve essere buttato nella cella più buia del carcere più buio e passare il suo tempo nel più buio degli inferni; mentre alla vittima andranno espressi i sensi della più totale pietà e solidarietà.  Ma, secondo me, il “caso” non esiste nemmeno nella seconda ipotesi. Però mentre sul primo caso siamo tutti d’accordo, nel secondo trovo la sorprendente diversità di opinioni di molte persone, comprese alcune delle quali ho la più alta stima. Per cui mi interessa parlarne ancora.

Spersonalizziamo il discorso. Parliamo in generale dei rapporti sessuali consenzienti (ovvero privi di violenza fisica) fra un uomo molto ricco o potente e una donna (maggiorenne) in stato di subalternità economica, anagrafica (molto giovane), professionale, artistica ecc. Insegnante universitario-studentessa; capufficio-segretaria; imprenditore-disoccupata; benestante-emigrata; presidentedelconsiglio-igienista dentale, ecc.

Io rivendico la possibilità di ogni individuo di fare ciò che vuole con il suo corpo. Per cui è facoltà della donna (e anche dell’uomo) accettare o respingere qualsiasi offerta sessuale. E’ peraltro facoltà dell’uomo (e ovviamente anche della donna) fare la suddetta proposta sessuale. Vi sono modi eleganti, modi sfumati, modi espliciti, modi volgari, modi maleducati, modi inopportuni, modi sottintesi, ecc. Ognuno userà quelli consoni alla sua cultura, alla sua personalità, al suo stile, ecc.

Ma voglio vivere in un mondo che consenta a chiunque di dire a chiunque “vorrei fare sesso con te” e che consenta ovviamente a chiunque di rispondere liberamente “sì” oppure “no”, obbligando il richiedente, in questo secondo caso, a rinunciare ad ulteriori richieste, o comunque a contenerle, in ragione della prima risposta negativa (il persistere può configurarsi come molestia, a seconda delle situazioni, con il rischio di poter rientrare in un campo “penale”)

Quindi la giovane donna può valutare le (solitamente numerose) offerte di sesso che riceve ed accettarle e/o respingerle a proprio gusto. Tutti d’accordo fino a qui? Bene. Fin qui è facile. E anche divertente, direi, come queste cose devono essere.

E l’uomo? Un uomo di una certa età, con la pancia, non avvenente, avrà molta difficoltà a trovare compagnia femminile per gratificare le sue naturali e umanissime aspirazioni. Difficilmente potrà passeggiare a torso nudo per la spiaggia aspettando che una ragazza ne rimanga flashata. Cercherà di darsi da fare con le armi che ha, facendo quello che può per interessare. Proporrà alla donna le proprie virtù etiche, culturali, ideologiche, di relazione… Cercherà di essere generoso, farà dei regali…

Ma non solo: pensiamo alla generazione precedente la nostra, quella di chi è anziano oggi, nei  tempi in cui una donna era “sesso debole” anche economicamente: un uomo, spesso, per chiedere il “fiore” della ragazza che desiderava, era solito offrire … il futuro! “Lavorerò per te, costruirò una casa, ti difenderò, ti sposerò, faremo dei figli che cresceremo insieme”. Ed era anche (spesso soprattutto) in base a questo tipo di disponibilità che la donna accettava di consegnare la sua (praticamente unica) virtù, che aveva adeguatamente difeso fino a quel momento dagli assalti dei cosiddetti “mascalzoni”, di quelli che “volevano solo quello”, di quelli che magari le piacevano di più, ma che non davano quel pacchetto di “garanzie concrete” considerato essenziale e determinante per concedersi .

Non furono anche queste “vendite del corpo” (seppure con pagamento a rate) ? Non fu anche quello di allora un “ricatto sessuale” di un uomo forte verso una donna debole e quasi costretta ad accettare? La ricerca di “un buon partito” e il mito ossessivo del “principe azzurro” non erano forse niente più di un ideale posizionamento su un mercato globale del sesso e dei sentimenti?

Ma torniamo a Weinstein. E supponiamo di essere lui. Un multimiliardario un po’ in là con gli anni, dalla forma fisica cedente, che ha fatto sognare il mondo con film memorabili, che gode del rispetto (magari non della simpatia) di molti attori e della gratitudine del grande pubblico. E’ assediato (nessun dubbio su questo) da orde di attricette, modelle, gallinelle di ogni genere disposte a qualunque cosa per stare mezz’ora con lui. E’ chiaro che, non potendo far leva sulla sua avvenenza fisica, cercherà di mettere in campo altre doti seduttive, la sua intelligenza, le sue conoscenze, la sua ricchezza, il suo successo, il suo potere, la sua personalità… Cosa c’è di diverso in quello che qualsiasi (qualsiasi!!!) uomo cerca di fare quando avvicina una donna con certe intenzioni? Come potrebbe fare Weinstein per avvicinare una ragazza senza far pesare il proprio passato, il proprio potere, il proprio nome???

Weinstein è stato un grandissimo esperto di cinema. Vi pare che avrebbe rovinato la riuscita di un film, di una produzione da milioni di dollari per regalare la parte ad una gallinella che non se lo meritava solo perché era stata “generosa” con lui? Voglio essere ancora più ardito: non trovate che – per misurare adeguatamente la sensualità di una donna e la conseguente possibilità di riuscita in ruoli di grande seduzione come quelli femminili di un qualsiasi kolossal hollywoodiano  – non vi sia cosa migliore che vederla “all’opera” in un rapporto, ma anche in un bacio, nel togliersi i vestiti, o anche nel porsi di fronte ad una situazione scomoda, disagevole, inquietante…? Quale provino sarebbe stato più efficace di questo? In quale miglior modo potrebbe emergere la sensualità di una potenziale attrice? Non escludo un interesse professionale di un grande produttore nel creare situazioni del genere. I risultati delle sue produzioni testimoniano che non era tipo da sbagliarsi.

E io??? Ho 50 anni, faccio il giornalista sportivo. Se un giorno cercassi di intervistare una giovane atleta e questa (siamo alla fantascienza) decidesse di concedersi in cambio di un titolo più grande o di determinate parole di elogio… Ma davvero dovrei prendermi tutti gli insulti che stanno riversando su Weinstein??? Non sentirei proprio di meritarli…

Secondo me tutta questa indignazione nasce da un fondo di invidia degli uomini (che vogliono negare a Weinstein e a quelli come lui di accedere ad un mondo femminile che loro non possono intercettare) e anche delle donne (che vogliono negare ad Asia e alle altre la possibilità di accedere a mondi ambiti come quello del cinema, usando “sbrigativamente” il proprio richiamo sessuale).

C’è un’ambizione filosofica (e assurda) a “partire alla pari”. A fare in modo che non possano essere (né a Hollywood, né nelle nostre più semplici vite) i soldi (di solito degli uomini) o il richiamo sessuale (di solito delle donne) a determinare gli equilibri di relazione.

Alla base è solo questo che muove la Grande Indignazione di certa opinione pubblica. Una sacralità del sesso visto solo in modo arcaico, solo come sublimazione di un sentimento intenso e assoluto e non come attività umana, come tante altre, che si può fare bene, male, benissimo, malissimo, così così, al cui ricordo, in futuro, ci può in seguito pentire o esaltare o dimenticare. Non condivido questa “preferenza morale” che viene accordata dall’opinione pubblica a chi ha una vita sessuale monogama (il mito della grande attrice che sta ancora con il ragazzino che conobbe all’università) o anche a chi non ha alcuna vita sessuale, nei confronti di chi sceglie un percorso più “movimentato”.

Scusate se l’ho fatta lunga. Ma sono assolutamente convinto che se troviamo equilibrio su questo genere di cose che riguardano la nostra persona, poi saremo meglio in grado di affrontare problemi più grandi, o anche grandissimi, che – un numero impensabile di volte – hanno una radice che si colloca proprio in problemi di fondo irrisolti come questi.

 

(aggiunto qualche giorno dopo)

 

Il serrato dibattito sul caso Argento-Weinstein mi ha fatto delineare queste posizioni “politiche”.
1) Posizione “fascista”. Weinstein è un uomo che si è conquistato ricchezza e potere. E’ normale che ambisca a soddisfare, in un modo o nell’altro, tutti i propri desideri.
Una giovane ragazza che entra nella sua sfera d’azione entra automaticamente nella sua disponibilità. E’ meglio, quindi, che scappi per tempo. Una gazzella non deve avvicinarsi al branco dei leoni. Se lo fa, si sa benissimo come può andare a finire. O, se non lo sa, lo impara. E magari le piace.
2) Posizione “berlusconiana”. I rapporti fra le persone, come ogni cosa, sono disciplinati dal denaro. Weinstein, mette mano al portafogli e compra quello che gli serve. La differenza fra una ragazza “libera” e una prostituta è solo nella differenza di prezzo. La prima è più gratificante, ma costa un po’ di più.
Per Asia il discorso è lo stesso: offre sul mercato il suo valore di attrice (per il quale c’è una modestissima richiesta) e il suo corpo (per il quale, invece, i clienti disposti a pagare molto non mancano).
Tutto chiaro, tutto scritto, comprese le clausole sul diritto di recesso.
3) Posizione “cattolica”. Un uomo ultracinquantenne con la pancia (ma anche senza la pancia) deve essere da tempo venuto a patti con la sua sessualità, riservandola alla vita coniugale che si sarà nel frattempo costruito o a donne “congrue” alla sua condizione fisica (non ci sarebbero stati scandali se fosse stata coinvolta una donna di pari età o una molto meno attraente) o ripiegare nel mare ipocrita della prostituzione o della pornografia. Se corre ancora dietro alle seduzioni delle ragazze è uno stupido e, sostanzialmente, un coglione in cerca di guai.
La giovane deve fidanzarsi per tempo con un bravo ragazzo. Se gira per il mondo da donna libera, in cerca di emozioni forti, c’è il consistente rischio che le trovi. Potremo avere per lei cristiana pietà, ma non riusciremo ad esprimere una solidarietà troppo convinta.
4) Posizione “democratica”. Il sesso è teoricamente un bene di cui godere liberamente e consapevolmente. Di fatto, però, è opportuno praticarlo fra soggetti dello stesso rango sociale e della stessa età, perché in casi di sbilancio è da supporre che la parte debole sia in soggezione (perché priva della “consapevolezza”) e la parte forte “se ne approfitti”. Nel caso Weinstein-Argento (dove la differenza è estrema), il primo è quindi fondamentalmente un porco e la seconda è fondamentalmente una vittima.
5) Posizione femminista. Qualsiasi donna che si lamenti di un uomo ha ragione. E’ irrilevante andare a verificare cosa sia successo. Se il rapporto sessuale ha generato un qualsiasi tipo di disagio, di pentimento, di insoddisfazione, di frustrazione, di malessere, il maschio che ha provocato queste sensazioni negative è colpevole.
6) Posizione ultramarxista. Chi ha accumulato potere e ricchezza è colpevole a prescindere. In un qualsiasi conflitto la parte meno abbiente o meno potente ha una ragione storica superiore a quella della circostanza specifica.

7) Posizione “Ortolani”. Stiamo tutti tranquilli. E’ semplicemente vita, storie che si incontrano. La vicenda Weinstein-Argento è di valenza nulla. E’ successo quello che è ovvio e addirittura auspicabile che succeda. Lo è a tutela del diritto degli uomini a cercare di essere seduttivi anche quando la loro gioventù seduttiva se ne è andata (se mai c’è stata) e anche delle donne, che potranno liberamente scegliere se valorizzare il loro corpo (con i vantaggi che ne conseguono) o se fare giri più lunghi e faticosi (attraverso lavori, studi, allenamenti o altro) per arrivare allo stesso risultato.

Sarebbe più bello un mondo dove il fattore sessuale venisse azzerato e contassero solo gli altri fattori? Non vale nemmeno la pena di chiederselo. La verità è che in questo mondo, per questa umanità, il sesso è capace di piombare sulle cose come una mela che cade sul bilancino dell’orafo, facendo impazzire la lancetta e modificando qualsiasi equilibrio. Simulare che non sia così, proporre un meccanismo alternativo (ideale e irrealizzabile) rende la costruzione filosofica poco credibile, lasciando strada, per contrappasso, alla crescita dei fans della posizione “1” e “2” fra quelle qui sopra elencate.

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