Renzo il Rosso: “Me li ricordo io, i primi duetti di Claudio!” (da “Sette Sere”)
(mio articolo per il settimanale “Sette Sere”)
Un Super-Sanremo! Ascolti record (i più alti da 19 anni a questa parte, con punte fra il pubblico laureato e i giovanissimi mai raggiunte da un Festival) e consensi sfrenati per le coraggiose scelte del direttore artistico Baglioni, per i conduttori da lui scelti, Hunziker e Favino, per la qualità delle canzoni, per l’efficacia dei comici, la regia, i costumi… per la sensazione di uno spettacolo curato e destinato a lunga memoria.
Poca Romagna sul palco. Solo la forlivese Alice Bissi, dal fascino intatto, e la grande Laurina Pausini, che ha cantato nonostante i postumi di una laringite, uscendo addirittura dal teatro per abbracciare il pubblico all’esterno: una trovata scenica di strepitoso successo.
Ma c’è qualcosa di romagnolo che è stata una chiave decisiva per il successo del Festival. Ce ne parla Renzo “il Rosso” Vallicelli, leggendario trombettista, chitarrista e front man di orchestre di liscio.
“E’ vero – ricorda volentieri Renzo – fui testimone della prima occasione (ad eccezione di quella funesta in cui venne contestato a Torino nel 1988 dai fans di Sting e Springsteen, ndr) in cui Claudio Baglioni accettò di dividere il palco con altri artisti, lui che si era sempre proposto come attrazione unica. Avvenne proprio alla Ca’ del Liscio, nel 1995, con poco pubblico: c’erano Cristiano De André, Mariella Nava, gli Avion Travel, i Pitura Freska… non proprio artisti di grido. Ma Claudio dimostrò un’umiltà eccezionale nel mettersi a loro disposizione per i duetti, con una simpatia che abbiamo ammirato a Sanremo, ma che all’epoca non era così conosciuta. Ricordo che ebbe gesti molto carini per me e Luana che ci emozionarono”.
Da quel momento Baglioni cominciò ad esplorare la collaborazione con altri artisti, duettando con tutti (all’album manca praticamente solo il grande rivale Vasco Rossi) esaltando questa caratteristica nei 10 raduni a Lampedusa, nei duetti in TV di fine Anni Novanta, nel tour con Morandi. Un’ intesa con i colleghi che è stata la radice della loro entusiastica adesione al Festival 2018.
“E prima della Ca’ del Liscio era anche venuto a sentirci al Bul Bul di Castrocaro! – aggiunge divertito Renzo – si è sempre dichiarato legato alla musica delle nostre orchestre (alcuni membri della sua band vengono da quel retroterra, ndr) e affascinato dalla preparazione tecnica e dal nostro modo di fare show, dalla ritmo serrato di prove, esibizioni, creazioni musicali, ”.
E’ stato l’unico cantautore “classico” ad avvicinarsi al vostro mondo? “No, ricordo sicuramente l’esempio di Lucio Dalla, con la coreografia di Attenti al Lupo, che nelle balere andò a lungo fortissimo”.
E di Laura cosa diciamo? “Laura! (la voce al telefono sembra allargarsi nel più affettuoso dei sorrisi)… le voglio un gran bene, è stata grande come sempre, una performance fantastica! sono legato a suo padre Fabrizio da un’amicizia storica, nata ai tempi di una lunga tournee in Svezia. La Pausini è la romagnolità migliore, quella che scoprì quel furbone di Baudo e che ancora piace tanto e che vediamo anche in grandi attori come Marescotti e in tanti comici… E’ un valore che ancora esiste e piace!”
Chi altro ti è piaciuto al Festival? “Ho visto la Vanoni ancora ai suoi massimi espressivi, con una bellissima canzone. Ma è stato in generale un gran bel Festival. Claudio ha messo i tempi della conduzione in mano a Michelle, che è stata pienamente all’altezza; Favino ha curato intermezzi di grande qualità con Claudio che, di tanto in tanto, proponeva le sue ballate d’amore, che hanno, ancora adesso, una potenza ineguagliabile”.
Un Claudio dedito alle “contaminazioni” artistiche con i suoi colleghi… avviene così anche nelle vostre orchestre? “Sì, da un po’ di tempo è frequentissimo e bellissimo! Si sono perse le rivalità e i campanilismi degli Anni Settanta, in cui c’era un forte senso di appartenenza alla propria orchestra. Adesso mi chiamano spesso come ospite e, alle rivalità di un tempo… ci beviamo finalmente su!”