Baglioni-Ricci: la storia di tutte le guerre che andrebbero evitate
E’ la storia di tutte le guerre, di tutti i conflitti, di tutti i traumatici contrasti commerciali, sentimentali, politici, umani. Sin da quando si è bambini, sin da quando si nasce (e il primo grido è un pianto).
Due “parti” sono arciconvinte della loro “ragione” e ritengono inevitabile lo scontro. E vanno avanti, perché è “giusto”, perché non si può fare altrimenti.
Nel contrasto fra Baglioni e Ricci, Claudio aveva già “vinto” la sua battaglia con le armi che preferisce, quelle dell’arte, dell’ironia e dell’eleganza. A Sanremo aveva dedicato pochi e leggeri secondi alla vicenda, aiutato dall’autorevolezza e dalla simpatia di Fiorello. In conferenza stampa aveva chiuso la questione con una sola frase “Non ho tempo di occuparmene”.
Era finita lì. Aveva vinto. Avevamo vinto. Gli ascolti oceanici del Festival avevano ridicolizzato il livore di Ricci.
Ora, a seguito dell’iniziativa legale di Claudio, si torna inutilmente a parlare di botulino e di fascismo anziché di musica e arte. La “controparte” ha già fatto capire di aver gradito l’assist e di essere pienamente disposta a volteggiare sulla materia con tutta la potenza di fuoco di cui dispone (il grande rilievo e ascolto che hanno le trasmissioni di Ricci, la credibilità, ahimè piuttosto diffusa, della sua persona).
Provate a leggere i commenti dei “baglioniani” alle esternazioni di Ricci: sono pieni di parolacce, di insulti, di minacce, di volgarità. Sintomo quasi un godimento nel gettarsi nella contesa. Non ci siamo. E’ lo stesso “pane” di Ricci. Il suo terreno preferito, la sua mission, la sua televisione, la sua ragione di vita. L’ambito in cui lui “gioca in casa”, dove è quasi impossibile batterlo. Un’arena che è una specie di “Ricci Stadium”.
“Eh, ma noi abbiamo ragione! Claudio è un grande ed è stato accusato ingiustamente!”
E’ vero. Noi lo sappiamo. Noi. Ma quando l’onda di merda si alza e tutti si sporcano, dopo diventa difficilissimo ricordare l’origine dello scontro e distinguere i giusti dagli ingiusti. Così come sotto un bombardamento la gente, piena di paura, fatica a ricordare chi avesse “ragione” e se fosse giusto buttare quelle bombe e auspicare quel conflitto. Così come in una lacerante separazione coniugale si fatica ad assegnare con certezza una “colpa”.
Dall’esterno si tendono a dire parole di saggezza del tipo “non esiste una guerra giusta” (per la guerra), oppure “le colpe sono di entrambi” (in una separazione), oppure “bisogna trovare un compromesso” (per una vertenza commerciale).
Allora facciamolo PRIMA questo passo indietro. Non aspettiamo che cadano le bombe, che ci si consumi nei litigi, che si disperdano energie per la distruzione anziché per la costruzione.
Anche se siamo sicuri di aver ragione. Soprattutto se siamo sicuri di aver ragione.
“Quanno ce vo’ ce vo’” è una frase che scopre il fianco, che mostra più debolezza che forza. Che denota il gusto per buttarsi in uno scontro, anziché la propensione ad evitarlo.
E poi cos’è che “ci voleva”? Qual è l’obiettivo finale di questa battaglia?
Dei soldi? Gliene mancano?
Della popolarità? Gliene manca?
Del consenso? Gliene manca?
Vuole che gli si dia ragione? Le persone che ci interessano gliel’avevano già data. Per quelle che sostengono Ricci… una querela, e neanche questa, potrà mai cambiar la vita.
Vuole distruggere Striscia la Notizia? Ha possibilità di farcela? Di passaggio… potreste anche smettere di guardarla e di alimentare quegli ascolti, invece di lamentarvi di quello che trasmette e di quello che “è diventata”. Questa sarebbe la condanna più dura e inaccettabile per Ricci, che punta a mantenere il ruolo della sua trasmissione di opinion leader, di condizionamento di mode, consumi, tendenze culturali (culturali?), elettorali e sociali.
Non c’è nulla che giustifichi questo “passo” di Claudio. Arrivo a pensare che sia una manovra dei suoi avvocati (loro sì, parti interessate!) a cui possa aver acconsentito con troppa leggerezza.
Adesso (e per anni, visti i tempi medi di cause come queste e il godimento con cui le parti, tutte e due, ci si sono tuffati sopra) ci toccherà periodicamente parlare di pedofilia, di fascismo, di botulino… ci toccherà avere un “nemico”, rimestare il torbido e la polemica, anziché andare sempre avanti. Antonio Ricci non aspettava altro. Non gli andava data questa possibilità. Forse sarà condannato a pagare dei danni. Ma è molto abile. Saprebbe rivestire dei suoi “messaggi” anche questa eventuale situazione.
Gioca in casa ed è fortissimo.
Le persone squallide ti trascinano nel torbido e ti battono con l’esperienza.
ORTO sempre OLTRE.. APPLAUSI