Nella tenera notte di Atene la Bunge vince la Challenge Cup (da “Sette Sere”)
articolo per il settimanale “Sette Sere”
Olympiacos Pireo – Bunge Ravenna 1-3 (and. 1-3) 26-28, 25-23, 20-25, 18-25
Olympiacos Pireo: Rauwerdink 15, Bohme 10, Oivanen 11, Aleksiev 10, Petreas 5, Drzyzga 2, Stefanou (L); Christofidelis, Roumeliotakis 1, Zoupani 1, Stivachtis, Daridis (L), Andreadis, Tselios. All.: Munoz Benitez.
Bunge Ravenna: Poglajen 6, Georgiev 9, Orduna 2, Marechal 12, Diamantini 6, Buchegger 21, Goi (L); Vitelli 1, Raffaelli 11, Pistolesi, Gutierrez 4, Marchini (L). All.: Soli.
Arbitri: Tillman (UNG) e Steinmetz (GER)
Spettatori: 13000 (60 ravennati)
Che notte!!! La Bunge esce dal mega-catino del Pireo con il trofeo internazionale che mancava dal 1997 (Cev Cup vinta a Ginevra), tornando a imporsi in una terra che porta abbondante fortuna pallavolistica (due CoppeCampioni col Messaggero ad Atene nel ’92 e ’93 e quella della Teodora a Salonicco nel ’88)
Nella fantastica atmosfera del Peace and Friendship – tempio del basket, dove la pallavolo non entrava dalle Olimpiadi del 2004 – le squadre, con i sestetti annunciati cominciano contratte, condizionate dalle misure difficili da prendere in un impianto così gigantesco, sbagliando soprattutto in battuta e nel secondo tocco, mantenendo il punteggio in una continua e tachicardica parità. E’ un muro di Buccheger a far scappare Ravenna sul 21-19, prima che la ricezione ravennate collassi e mostri il fianco alla rimonta biancorossa. Finale ai “rigori”: Oivanen sbaglia quello decisivo: 28-26
Ma né i 13mila del Pireo né i loro eroi escono dal match che però perde ulteriori contenuti tecnici (errori e imprecisioni in serie, netta prevalenza delle difese a terra e a muro sugli attacchi) e vive soprattutto dell’entusiasmo e dell’adrenalina che una notte magica come questa può regalare. I greci conducono a lungo, ma un muro di Diamantini vale il -1 sul 16-17, quello di Raffaelli il 20 pari e quello di Marechal il 21-20! Ma un filotto biancorosso dal 21-23 al 25-23 finale ricaccia in gola l’urlo dei 60 indomabili tifosi di Ravenna (alcuni dei quali presenti qui anche nel 1992) e costringe a nuova sofferenza.
Purtroppo il livello di gioco è l’unico grande assente nella serata del Pireo e il punteggio si alimenta soprattutto con errori o giocate avventurose. Marechal paga con la panchina la sua serata di poca sostanza, entra Raffaelli che sembra più in palla e chiuderà fra i migliori. La tripletta di Buccheger (terminale quasi unico dell’attacco ravennate, attaccante di altra caratura rispetto a tutti i compagni e gli avversari) permette il pareggio a 18. Raffaelli, dopo un lungo scambio e fra mille sospiri, mette il ventitreesimo punto, Buccheger, su difesa di Goi, apre la porta di Maratona e il muro di Raffaelli ci fa entrare tutti in parata trionfale: i ragazzi della Bunge, la città di Ravenna, la gente della nostra pallavolo e i settant’anni d’amore che legano uno sport e una città.
La monumentale tifoseria ateniese si zittisce delusa per qualche minuto, ma merita ampiamente l’onore delle armi per una lezione di tifo che può definirsi esemplare, nonostante le preoccupazioni della vigilia. Si segnaleranno solo pochi episodi che risultano antipatici e sgradevoli, se paragonati alla grande cavalleria tipica dei palasport italiani, ma che, su platee così vaste ed eccitate, finiscono col dover essere considerati “nulla”.
Ravenna strappa la coppa, la riempie di spumante e la porta a casa come testimonianza di uno straordinario lavoro di mercato di Bonitta, di conduzione tecnica di Fabio Soli e di “chimica” in salsa romagnola che questa città ha dimostrato di saper preparare anche con poche risorse.