A Verona, in TV, al Centro
Epocale concerto di Claudio Baglioni in diretta televisiva, dall’Arena di Verona gremita da 17mila spettatori più molti milioni davanti ai teleschermi.
Con le telefoto della Rai raccontiamo una notte magica (che poi sono state tre…).
Verona è la città dell’amore, il sentimento a cui Claudio deve gratitudine, soldi, fama e del cui mito è sacerdote incontrastato da 50 anni. Nel prologo della diretta canta “Signora Lia” (non proprio il top del suo repertorio…) sotto il Balcone di Giulietta. Un sobrio omaggio ai suoi inizi musicali. Di qui in poi, di sobrio, non ci sarà quasi più niente…
Dal balcone di Giulietta a Piazza Bra ci sono meno di cinque minuti di favoloso ed elegantissimo passeggio. Claudio entra come un gladiatore nell’Arena che ha voluto e saputo trasformare in anfiteatro, con il pubblico tutto attorno e la rappresentazione teatrale al centro. Il regista Duccio Forzano è un genio, lo sapevo già e ho anche av
uto la fortuna di conoscerlo. Ci regala subito una “caramella” con l’immagine dell’ingresso che si trasforma dal bianco/
nero dei primordi nel pieno di colori di un presente trionfale…
Valigia in mano. Repertorio, movimenti scenici, testi, accordi tutti in un cervello e in un cuore che hanno il primo problema (brillantemente risolto) di affrontare una folla traboccante ed eccitata
Il maestro Roberto Pagani disegna le armonie alle tastiere. “Al Centro” non c’è soltanto un genio del nostro tempo, ma un’assemblea di talenti artistici con pochi eguali. Ognuno dei musicisti, ognuno dei performer, ognuno dei tecnici è
un’eccellenza. Se si deve fare la storia non c’è posto per i mediocri…
Si comincia. Millenovecentosettantadue. Ventuno anni di età, il solo sostegno di una famiglia di ceto modesto, le vele gonfiate dal solo vento del talento. L’album è un’ “operina” (cit) ricca di contenuti tutt’altro che banali, ma la capacità creativa nel trattare in modo innovativo gli argomenti sentimentali e sensuali (“mani sempre più ansiose di cose proibite… la paura e la voglia di essere nudi…” ecc) surclassa ogni altra cosa e fa deflagrare un successo immediato
che non si esaurirà più. “Ti amo lo giuro su Arturo…” canterà per dissacrare quella canzone monumento e portare l’attenzione del pubblico su altro. Ma non c’è nulla da fare. Il miracolo della gioventù innamorata è l’esperienza più totalizzante in ogni vita. E ancor’oggi, dopo 50 anni, le signore che furono prese per mano da quelle note, nelle loro prime esperienze affettive, accendono commosse il loro lumicino di gratitudine.
Porta Portese. Militari, bancarelle, ragazze a passeggio, affari, fregature… un’umanità varia che avrebbe potuto essere il tratto distintivo della prima produzione di Claudio se… il Tevere non fosse andato così lento
e la maglietta non fosse stata così fina.
“Quindi un gesto come dire… vacci solo a quel paese”... Dovendo concentrare in tre ore cinquant’anni di lavoro e 500 canzoni, un brano come “W l’Inghilterra” poteva e forse doveva essere accantonato. La sua esecuzione può intendersi legata alla polemica dell’autore televisivo Antonio Ricci che avanzava accuse di molestatore al protagonista del brano (che carica un’autostoppista inglese e dopo qualche parola di circostanza cerca di metterle le mani sopra la “roba” (quanta! porca l’oca!). E’ un punto programmatico ben preciso: i ragazzi devono avvicinarsi e conoscersi. Non è sessismo, non è molestia fino a quando la donna ha il (sempre sacro) potere di dire di no, come d’altronde fa la protagonista della canzone.
Sullo sfondo Paolo Gianolio, servitore fedele, muto e geniale del talento di Claudio
La vita “al centro” può essere anche molto piacevole…
Belle, braviss
ime, affidabili e (immagino io) pazienti e devote. Con loro Claudio può vincere l’usura del tempo, mantenere durate XXL dei suoi spettacoli, aggiungere variazioni e sensualità
“Ho scritto di un’età prima che questa arrivasse…” Anche dagli ordini dell’Arena più distanti e lontani dal palco si rimane coinvolti dal finale de “I Vecchi” in cui Claudio lancia uno straziante sguardo al cielo…
La vista del concerto accanto al grande musicista e amico Vincenzo mi permette di cogliere sfumature che mi sarebbero sicuramente sfuggite. Per esempio l’aumentato ruolo dei fiati a scapito degli archi. “Trombe e trombette” dice il mio amico che non apprezza particolarmente la variazione. Io sospendo il giudizio. Ma, per essere bravi, lo sono sicuramente!
Coreografia a base di sensualità maschile su “Via”.
I collaboratori e i fans di Claudio si impegnano per una grande coreografia. Così, appena arrivano le prime note di “Strada Facendo” i cartoncini in dotazione al pubblico trasformano l’Arena in un arcobaleno giallo, rosso e blu (colori dal significato ben noto a chi ha seguito il suo percorso artistico), mentre lo striscione rende omaggio ai “50 anni di noi e di te”. Sopraffatto dall’emozione Claudio interrompe l’esecuzione del brano per alcuni, lunghissimi secondi.
Su “Avrai” l’Arena si concede qualche minuto di minimalismo. Sulle tribune si accendono i lumi dei telefonini (viene meglio rispetto agli accendini di una volta) e gli acrobati e gli scenografi possono prendersi un po’ di riposo.
L’effetto dei più coinvolgenti.
Notate anche la time-line in basso: segna 1 ora e 39 minuti. Significa che quando uno spettacolo “normale” dovrebbe già avviarsi verso la fine, Claudio ha affrontato solo 10 dei 50 anni della sua storia musicale, quelli delle sue opere giovanili. Per l’evoluzione artistica ed intellettuale propria di questo secolo ci sarà poco spazio, sacrificato in scaletta per preservare i brani che tutti conoscono e tutti possono cantare. Una scelta nazional-popolare, “sanremese”, buona però per celebrare solo la parte emozionale e sentimentale di una genialità con molte altre sfaccettature.
I figuranti si muovono catatonici sul mappamondo che il formidabile scenografo Peparini propone su un palco caleidoscopio che accompagna ogni brano con supporti visivi. Per una volta la visione dalle prime, costose, file di platea è peggiore di quella dei “popolari”, che godono di uno spettacolo così vasto nella sua completezza e non sono disturbati dal viavai dei performer (l’opzione “al centro” nega agli allestimenti scenici il comodo e pratico rifugio delle “quinte”). La nostra ottava fila di gradinata, in questo senso, è stata perfetta 🙂
Scaletta molto rigorosa, ogni movimento, ogni parola, ogni esecuzione provata e riprovata, tempi morti azzerati. Ci sono state poche occasioni per il relax. Qui, prima le coriste e poi Claudio, se ne concedono un paio…
Il brano è del 1985, ma è solo da una quindicina di anni che “La Vita E’ Adesso” si chiude con il catartico “Salta sulla vita!” che anche a Verona non manca. Molto emozionante il primo “saltino sulla vitina” di un affascinato Enrico, di soli 10 anni, seduto (anzi, per l’occasione… in piedi!) nel posto a fianco al mio.
La foto restituisce poco o niente di quella fantastica energia.
Semplici rose per la coreografia di Noi No, brano di civile insubordinazione alle ingiustizie, eseguito anche a Palermo, davanti all’Albero Falcone.
magliette, foulard e colori per “Le Vie dei Colori”.
“Con queste braccia che son qua per te aperte…
E’ già da tanto che suono… l’uomo della storia accanto sono io…”
Mi è sempre piaciuto molto il doppio valore della parola “accanto” che si può interpretare anche come “a canto”, cioè una storia fatta di canzoni.
E per battere il mio tempo l’ho dovuto vivere…
Se nel sole di domani ci perdessimo
se anche fossimo lontani
noi saremo insieme sempre tutti qui
Per sempre “arenati”.
Altri 50 di questi anni!