Simone Bendandi argento azzurro in Giappone

Premetto che non vorrei disturbare… “Ma no, nessun disturbo. E’ da ieri che cerco di dormire ma, fra il fuso orario e l’adrenalina che non se ne va, sono riuscito a chiudere gli occhi solo per pochi minuti”.

Simone Bendandi, 42enne ex palleggiatore, è il tecnico ravennate dello staff guidato da Mazzanti reduce dall’impresa che ha incantato l’Italia, non solo quella pallavolistica, non quella solo sportiva. Il miracolo delle teen-agers di talento che, con un lavoro duro e meticoloso (“non so se avete idea di quanto mazzo ci siamo fatti…”) sono arrivate a un passo dal titolo mondiale, fermate solo da una Serbia perfetta anche negli ultimi, decisivi punti del quinto set della finale, quando le ragazze azzurre hanno manifestato un’ombra (forse l’unica) di insicurezza.

“Sono con la testa come dentro a un Luna Park – dice Simone con voce ancora vibrante di emozione – Siamo partiti quasi preoccupati di andare a giocarci un mondiale così lontano dai nostri affetti e dalle nostre case. Pensavo che saremmo finiti nell’anonimato di qualche riga di giornale. Poi, giorno dopo giorno, arrivavano valanghe di messaggi che, a parte i complimenti, ci facevano capire come le nostre famiglie, i nostri tifosi, ma anche tutto il Paese ci fosse molto vicino. E’ stata una spinta determinante per dare il meglio di noi”.

Queste ragazze hanno fatto innamorare tutti… “Erano tutte animate da una volontà incredibile. Hanno lavorato duro, sapevano dove volevano arrivare, anche se erano esordienti ad un mondiale. Io che fino a pochi anni fa non avrei mai pensato di muovermi nel volley femminile, ho scoperto quanto sia entusiasmante il lavoro sulla motivazione, sulla psicologia… E ci sono potenzialità ancora enormi da esplorare, anche in campo tecnico e fisico, ovviamente”.

C’era una bella cellula romagnola… “Sì, anche se in passato era ancora più forte. Sentire qualcuna delle nostre tipiche “esse” dallo scoutman Taglioli, da Serena Ortolani o da Laura Melandri (centrale bagnacavallese aggregata in azzurro per qualche tempo, ndr) era piacevole. Anche Mazzanti (marito di Serena, ndr) è ovviamente legato a Ravenna, abbiamo ricordato spesso il suo anno alla Teodora in B1 e la comune conoscenza di Sergio Guerra”.

Il flash più emozionante dal campo… “Sarò banale e scontato: ascoltare l’inno prima della finale, stringermi ai miei collaboratori, guardare le ragazze e la bandiera, sentire tutto l’affetto del Paese… è stata una roba… una roba…”

E uno fuori dal campo… “Una situazione apparentemente banale ci ha reso felici. Abbiamo cenato in un ristorante italiano di Osaka. Il proprietario conosceva bene il nostro volley, aveva le foto di Leo Lo Bianco. Ho risentito il sapore del pane e, per quanto non si sia vissuti ad Alcatraz, dopo settimane all’estero fa piacere. Abbiamo cantato il karaoke di Toto Cutugno e Celentano. Sembrano stupidaggini, ma quella sera ci siamo sentiti ancora più forti e uniti”.

Ora un po’ di vacanza? “Ma quale vacanza! Domani sono in sala pesi a Scandicci per preparare la stagione di A1. La mia vacanza è stata di poche ore. Sarebbe una gran cosa almeno riuscire a dormire un po’…”.

 

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