Contro il cambiamento climatico non bastano le manifestazioni

Oggi, in tutto il mondo, si svolgono manifestazioni contro il cambiamento climatico.

La crescita di un interesse verso questo tema è sicuramente un fattore positivo.

Un fattore molto meno positivo, invece, è dato dalla convinzione di molti (e, temo, soprattutto di molti giovani), che la lotta ai cambiamenti climatici si risolva soprattutto in una serie di proclami, di marce, di slogan, di individuazione di nemici generici (“le multinazionali”, “i governi” e, nel caos creativo, persino “le trivelle”). O che ci chiami al massimo a qualche spicciolo magico da versare a misteriosi numeri di telefono che salvano delfini, foreste, tartarughe, ghiacciai e quant’altro (ma che, fondamentalmente, sono gestiti da furbastri che puntano al lavaggio low cost delle coscienze). O che possa risolversi con la taumaturgica scelta elettorale di un partito più colorato degli altri o del leader che risolverà tutto in modo indolore per noi.

Bisogna stare attenti. Le “multinazionali” sono le aziende che hanno pensato, costruito e distribuito i jeans che indossate, i telefonini di cui non potreste fare a meno, le bibite che preferite, l’auto che guidate, eccetera. I “governi” sono quelli che avete votato; sono quelli che avete insultato per aver introdotto una micro micro eco-tassa sui sacchetti di plastica ai supermercati. Le “trivelle” sono quel gruppo di ingegneri e lavoratori che tirano fuori il gas che vi serve a farvi stare a casa in canottiera anche a gennaio, a far sì che “qualcosa succeda” (a costi che potete sostenere), ogni volta che spostate la levetta “on” della vostra caldaia.

La lotta ai cambiamenti climatici è un impegno concreto e non sempre piacevole. Anzi, è una vera e propria seccatura. Una “maletta” come si dice in Romagna. Ma è l’unica e ultima via che rimane.

Se il Pianeta potesse parlarvi vi ringrazierebbe della partecipazione alle manifestazioni di oggi, ma vi supplicherebbe di abbassare quel cavolo di riscaldamento, di imparare a vivere l’alternanza naturale delle stagioni, provando il freddo d’inverno e il caldo d’estate (così vi ammalate anche di meno); di limitare l’uso dell’auto privata (astenersi dal rispondere “e io come faccio?” perché non è un tema a cui il Pianeta sa rispondere); di ridurre il monouso (forchettine, bicchierini, vaschette, sacchettini, sportine… tutta quella roba che costa poco o nulla e quindi apparentemente non può fare così male); di modificare drasticamente l’alimentazione (riducendo la carne e certi pesci); di non buttare nemmeno una briciola di cibo; di pensare al mondo di ridurre la vostra produzione di spazzatura e di essere perfetti nella differenziata; di eliminare l’abuso e lo spreco indiscriminato di acqua, favorito dal fatto che costa così poco. E poi la carta, l’energia elettrica e mille altre cose la cui cura massima sta passando rapidamente da “consigliata” a “indispensabile”.

Se siete da soli il vostro impegno vale per uno. Se siete un capofamiglia vale per quattro. Se siete direttori scolastici o presidenti di una società sportiva può valere per cento. Se gestite un grosso ristorante per cinquecento.  Se siete sindaci o influenti giornalisti o calciatori può valere per mille o più.

E sono convinto anche che, se il Pianeta potesse parlarvi, vi farebbe la richiesta – terribile e difficile da delimitare, ma su cui prima o poi dovremo confrontarci – di fare meno figli.

Ma smettetela di dare ogni colpa agli “altri”. Le multinazionali inseguono i sogni di quello che vorreste possedere. I governi sono quelli che hanno dato risposte alle vostre paure e alle vostre speranze nel giorno che li siete andati a votare.

E allora migliorate le vostre paure e le vostre speranze. Rendete eco-compatibili i vostri sogni! Le multinazionali e i governi prenderanno la vostra, la nostra faccia. E daranno la mano che vogliamo a tutti i problemi del mondo, compreso quello del clima.

Marco Ortolani


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *