Il Tempo del Duemila

Pensavo a quanto si è allungata la vita degli Uomini.

Parliamo dell’Italia.

Nel  1960 l’aspettativa di vita era di 69 anni. Oggi è di 82,5 anni ed è una delle più alte del mondo.

Quindi la modernità ha “regalato” agli italiani 13 anni e mezzo. Un quinto di vita in più.

Questo solo dato aritmetico sarebbe già materia per un lungo dibattito che non mi pare venga fatto spesso. Ci sono dei meriti? E, se ce ne sono, abbiamo sufficientemente riconosciuto e ringraziato queste persone? Sicuramente se fosse accaduto il contrario avremmo in mente una lunga lista di colpevoli.

Ma c’è altro.

Non sono stati regalati 13,5 anni di vecchiaia.

Si è immensamente dilatata quella che potremmo definire “gioventù”, a partire dal tempo di sessualità attiva (grazie anche ai farmaci per gli uomini), passando per la quantità di tempo enormemente aumentata da dedicare alle cose più connesse al concetto di gioventù: la fruizione di spettacoli popolari, la pratica di sport, viaggi e vacanze, la frequentazione di luoghi di incontro dove mettere alla prova la propria capacità seduttiva.  Un tempo, soprattutto per le donne, la “gioventù” era un soffio di vento, un periodo che cominciava con l’adolescenza e terminava pochi anni dopo con il matrimonio, a cui seguiva un deperimento estetico e fisico repentino, dovuto al lavoro, alle gravidanze, alla scarse opzioni per l’estetica (pelle, capelli, denti, tono muscolare, ecc). La non disponibilità di denaro consegnava poi le donne alla casa, alla famiglia, alla coppia (volenti o nolenti).

Poco di più era concesso agli uomini, comunque condizionati dalla fatica del lavoro manuale.

E c’è altro ancora.

Ho saputo dalle amiche insegnanti che è abbastanza normale, per ragazzi adolescenti, andare a dormire intorno a mezzanotte. Io ricordo che negli anni Settanta non mi era consentito di superare le 22.30, l’ora in cui finiva la normalità delle trasmissioni televisive di prima serata che accompagnavano la maggioranza degli italiani al buio e al silenzio della notte.  E per molti giovani era di prassi il “riposino” pomeridiano, che mi risulta praticamente abolito o comunque in disuso.

E come se la vita degli italiani si fosse arricchita di un’altra ora, ora e mezza quotidiana. Sette ore la settimana. Trenta al mese. Trecento l’anno. Che sono 12 giorni. Quasi mezzo mese in più l’anno. Decine d’anni recuperati in un tempo di vita.

Infine.

La modernità ha praticamente abolito la noia. Ogni cittadino porta con sé in ogni momento un telefono che è messaggeria, socialità, televisione, radio, giradischi, videogame, agenda, rubrica, edicola, cinema. Un uomo del Duemila non è mai solo. E’ sempre “on”, pronto a mandare messaggi al mondo o a riceverne. Il tempo della mia gioventù era pieno di attese dal dottore, di un passaggio in auto, di un autobus, di un programma televisivo. Attese vuote, fatte di nulla, di puro tempo che passava senza che succedesse niente, fissando il vuoto.

La vita degli italiani si è allungata di moltissimo, ma si è anche altrettanto “allargata”, riempita di cose, di eventi, di messaggi, di emozioni, di esperienze, svuotandosi di vuoti, di bui e di silenzi. Una vita vissuta oggi ne vale tre, forse cinque, forse dieci di quelle del passato.

Io credo sia un fatto molto positivo.  Viviamo un presente molto fortunato.

 

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