Duillio Pizzocchi: cintura nera di serate di piazza
Dal settimanale “Sette Sere)
Premessa: le due battute migliori a cui lego la figura di Pizzocchi sono
1) “Lavoravo allo zoo ma mi hanno licenziato… dicono che ho lasciato aperta la gabbia del leone… ma chi cazzo vuoi che se lo rubi un leone???”
2) “Cosa so del “Bosone di Higgs”??? Ah, io so solo che a quello là di Lucio Dalla non gli hanno lasciato niente…”
Ho accennato alla prima battuta nell’articolo, mentre l’altra l’ho evitata per paura di accuse di omofobia… Pizzocchi ha ammesso che le aveva dimenticate entrambe e mi ha fatto piacere sapere che ha subito deciso di re-inserirle già dallo spettacolo della sera in cui ci siamo parlati
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(da Sette Sere del 06/08/2020)
Per Duillio Pizzocchi (nato a Bologna nel 1957) abbiamo creato un titolo ad hoc: “Cintura nera di spettacoli di piazza”. “Me la merito! – accetta subito il protagonista di mille macchiette comiche – mi esibisco da tanti anni ovunque lo si possa fare: piazze, sagre, spiagge, Feste dell’Unità, ovunque ci possa essere gente che ha voglia di divertirsi con un mio spettacolo…”.
Ci sarebbero anche le numerose performance televisive, dagli inizi di Rete7 col Costipanzo fino a Zelig, ma è nel contatto diretto che Pizzocchi dà il meglio di sé.
Poi arriva il 2020… “A marzo, con le notizie drammatiche di quei giorni, l’ho detto a tutti: questo anno lo dichiaro perso. Non riuscirò a lavorare”.
Invece… “… a giugno c’è stato un risveglio. Mi hanno chiamato a Tresigallo, a Riccione, a Poggio Berni… In ogni situazione gli organizzatori hanno interpretato a modo loro le indicazioni di sicurezza, ma la sostanza è che le serate sono ben riuscite e con buon pubblico”.
E ad agosto? “Già 15 date in programma!” . Complimenti! Più del solito? “No! Ad agosto la media è 24, ma viste le premesse va molto bene così”.
Il Covid è entrato nel repertorio dei tuoi monologhi? “Metto questo tipo di battute all’inizio, così per rompere il ghiaccio ed agganciarmi alla realtà. Poi preferisco non parlarne più. E’ giusto che la gente si rilassi, almeno l’oretta che sta con me”.
Durante il lockdown hai sfruttato qualche opportunità di esibirti via web? “No. Ho vissuto l’esperienza con uno stacco completo. Mi hanno anche sollecitato a partecipare a iniziative di solidarietà a sostegno della nostra categoria di attori, ma ho declinato tutti gli inviti, pur rispettando chi li ha sottoscritti. Mi sono messo a scrivere un mio libro di fatterelli che di solito non finiscono nei miei spettacoli. Si intitola Fuori Scena, è stato pubblicato da poco”.
C’è la mitica battuta sul guardiano dello zoo licenziato? “Ah quella no! Me la fai ricordare tu adesso. Nello spettacolo di stasera gliela ributto dentro!”
Ci dici una parola sul povero Titta? “Ci scrivevamo sui social. Commentavo sempre quelle belle foto di tette che pubblicava. Ci siamo incontrati una sola volta, a Porto Fuori: abbiamo passato i primi cinque minuti a riderci in faccia senza dirci niente, pensando solo a quello che ci scrivevamo su facebook. Fa bene la sorella a tenere in vita quella pagina. E’ un modo per tenere in vita anche lui. Se si farà un ritrovo dedicato a lui verrò senz’altro a roteare. E se roteo io…”.
Marco Ortolani.