Ravenna: i “nostri” Maradona (sottotitolo: “mo c’sa sit? maradona?”)
Il settimanale “Sette Sere” mi ha chiesto di contestualizzare il mito sportivo di Maradona alla realtà della nostra città.
Ho scritto un testo introduttivo e mi sono occupato in specifico del mondo che conosco (la pallavolo), mentre altri colleghi hanno individuato i “loro” maradona nei mondi del calcio, del basket, dei motori, del nuoto, della canoa, eccetera.
Vi propongo la mia introduzione e il breve ricordo dei due “maradona” che ho avuto la fortuna e l’onore di seguire e ammirare da vicino.
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Lo hanno chiamato “dios”. E per dare la spiegazione “terrena” di questa iperbole, che a molti è sembrata blasfema, si è scomodato un suo illustre e stimato connazionale come Julio Velasco. “Diego non è stato il dio infallibile e onnipotente delle grandi religioni monoteiste – ha scritto il grande allenatore-filosofo – ma un dio di tipo ellenico, pieno di limiti, di debolezze, di vizi, di ambizione a mischiarsi con le vicende terrene, anche al più basso livello”.
Maradona non ha mai visitato la nostra provincia, a causa della tradizione modesta del nostro calcio.
E allora ci vogliamo chiedere: chi sono stati “i maradona” del nostro territorio?
Chi, dalle nostre parti, ha creato una piccola o grande “leggenda” legata alle proprie gesta sportive?
Chi aveva nel proprio bagaglio tecnico “la giocata” che accendeva la luce? chi ha fatto la prodezza che, nelle opportune proporzioni, si può assimilare all’irreale punizione contro la Juve o alla discesa libera contro gli inglesi?
Non vogliamo profanare il ricordo di un animale sportivo che dipinse arte in movimento a beneficio di tutto il mondo. Ma siamo certi che tanti “maradona di periferia”, con la M minuscola, possano aver calpestato anche un nostro campetto, una palestrina, una piscina, una spiaggia…
Se ci pensate, in qualcuno di questi ambienti, dopo una bella giocata, vi sarà probabilmente capitato di dire a qualcuno: “Mo c’sa sit? Maradona?”
IL VOLLEY
La pallavolo, a Ravenna, è lo sport che più ha la possibilità di accostare un “Maradona di provincia” alla grandezza di un Maradona vero, per i grandi successi che hanno conseguito le nostre squadre.
In campo maschile, fra il 1990 e il 1992, ha giocato nella nostra città quello che è stato votato “Giocatore del Secolo” da una giuria internazionale. Si tratta del californiano Karch Kiraly, un fenomeno catapultato nel nostro volley grazie alla potenza economica del Gruppo Ferruzzi. Le giocate di Karch che più rimarranno nell’immaginario di chi ebbe la fortuna di applaudirlo, furono sicuramente le difese: folate di vento biondo e felice propiziate da un irripetibile senso della posizione e da una mentalità guerriera.
Pochi anni prima, a fine carriera, venne a giocare nella Conad Yuri Panchenko che, fino a poco tempo prima, era da considerarsi fra i primi 10 più grandi giocatori del pianeta.
Fra le donne la grandezza prende dimensioni “solo” europee, per limiti della nostra Nazionale di quel tempo. Ma Manuela Benelli (che giocò in serie A dal 1980 al 2000) fu, in un certo senso, ancora più “maradoniana” di Kiraly, per una genialità e sensibilità del suo tocco che rimarrà per sempre ineguagliata, vista la deriva muscolare che questo gioco ha preso nei decenni successivi. La sua “maradonata” preferita era il palleggio di seconda in campo avversario: un tocco in parallela, da zona 2 a zona 5 che le avversarie inseguivano trafelate, mentre il pubblico muggiva l’immancabile coro “Manù! Manù! Manù!”