Carmine, il segno che accompagna tutte le sue (e nostre) età-tattattà
“Una corsa a mezz’aria fra un sogno e la realtà”. La voce di Carmine Di Giandomenico – al telefono, dalla sua Teramo – ritrasmette per intero il senso di quel ritornello che gli ha riempito la mente, il cuore e la vita negli ultimi due mesi, fino a diventare l’ossessione di una sfida ardita, di quelle acrobatiche che ha accettato, in passato, quando gli hanno chiesto di creare usando l’olio o il cioccolato; ma resa ultimativa ed estrema dall’inestimabile valore sentimentale della materia su cui avrebbe dovuto applicare la sua arte: una nuova canzone di colui che, da sempre, riempie di note ed emozioni la sua vita personale e professionale.
Una canzone nuova, una speranza di luce, un segreto rivelato, un privilegio talmente prezioso da non dormirci su la notte per settimane; da farlo sprofondare in un’altra “realtà-tattattà” parallela; da violentare per settimane la stanza di lavoro che solo oggi, a vari giorni dalla pubblicazione, ha cominciato a meritare l’onore di una ripulita e una riordinata.
“Mi ha contattato Guido Tognetti – e il ricordo di Carmine risuona ancora vibrante, se pur probabilmente ripercorso tante volte in questi giorni – avevo già lavorato con Claudio per la grafica del sito patapan.it (un sogno ardito dei primi Anni Duemila, che si scontrò con alcune pesantezze informatiche limitanti, ndr) e nel 2012 per il package di “Un Piccolo Natale In Più”. E’ stata una delle tante magie di questa esperienza verificare come Claudio ricordasse e rispettasse fin nei dettagli il lavoro che facemmo in quell’occasione”.
E’ evidente che per illustrare “Uomo di Varie Età” – il brano più autobiografico, l’architrave di un lavoro monumentale come “In Questa Storia che è la mia” – non bastasse solo un fumettista (che, per definizione!, vive a mezz’aria fra il sogno e la realtà), ma servisse qualcuno capace di compenetrare l’intera biografia e la sterminata vicenda artistica di Claudio con un rispetto, un affetto, un’attenzione che non si possono certo improvvisare. Serviva un grande disegnatore. Ma serviva anche un grande fan. Qualcuno di segno, di sapienza e di cuore.
“Ero al festival di Lucca – prosegue Carmine nel suo parlare “per immagini”, scontato per un disegnatore, ma tratto caratteristico e inconfondibile anche del modo di comporre di Claudio – e la chiamata di Tognetti mi è sembrata quasi irreale. Non potevo rifiutare, ma ho percepito, dopo aver ascoltato la canzone, di come la responsabilità fosse gigantesca: dover dare immagini a quel brano e a quella scrittura che già ne possedeva tantissime, come se Claudio fosse anche un pittore, oltre che un autore di canzoni. E curarne anche la regia!”.
“Ho ricevuto del materiale fotografico di Alessandro Dobici su cui ricostruire i passaggi della sua carriera. Mi sono lasciato trascinare dalla potenza del testo. Ho presentato alcuni bozzetti minimali che Claudio ha approvato e poi ho cominciato a realizzare le tavole, giocando sulla parallasse (visione di un’immagine da differenti punti di vista, ndr) e sui cambi di scena…”.
E ne è uscito il video. I fans ne sono stati stregati e, soprattutto i più esperti di vicende baglioniane, si sono entusiasmati nella caccia ai particolari che Carmine ha sparpagliato a profusione in ogni tavola.
C’è una tavola di cui sei più orgoglioso? “Quella di Claudio al balcone, che riceve dalla radio l’ispirazione per scatenare la corsa della sua creatività”
E quella più difficile da realizzare? “Quella davanti al Gazometro”.
E la difficoltà di conoscere prima di tutti una canzone nuova di Claudio senza potersi confidare con nessuno? “Non me ne parlare! Ho adottato una tecnica di autodifesa per tutelare il mio lavoro e quello di Claudio. Social spenti. Ritiro assoluto. Qualche messaggio telegrafico ogni tanto per dire che stavo bene. Dovevo fare così, non potevo sbagliare, la situazione lo richiedeva”.
Guardare e riguardare il video di Carmine è una scoperta continua. Ci sono pepite che affiorano ovunque… “Ho cercato di restituire il senso di scoperta che offre ogni ascolto di un brano di Claudio. Mi è capitato di recente, ad esempio, di trovare in Quante Volte chiavi di lettura a cui non avevo mai pensato”.
Non bisognerebbe svelare i segreti dell’artista, ma… almeno per uno non resisto: fra le prime tavole, mentre il testo dice “e su una sedia sei quanto un re” sul muro è proiettata la silhouette di papà Riccardo, in una delle immagini più tenere e iconiche della storiografia di Claudio.
Altri agganci sono più intellegibili, come i richiami alle copertine dei dischi o la straziante coreografia (che lasciò anche chi vi scrive, a suo tempo, attonito) del Tour Rosso sul brano Fammi Andar Via. Carmine, nella nostra lunga conversazione, me ne svela altri gustosissimi, baglioniani e non, con dottissime citazioni del pittore olandese neoplasticista Mondrian e persino di Raffaello. Ma non ve le dico!!!
Una quantità di “sapienza” che riempie di stimoli chi guarda il video, mentre Claudio – ormai più proiettato verso la leggenda, che verso la storia – incanta e pittura con la voce l’ennesima tela di una galleria irripetibile.
Ma tu, Carmine, che tipo di fan sei? “Io sono più un fan da ascolto a casa che da partecipazione ai concerti. Lavoro quasi sempre ascoltando le canzoni di Claudio. I miei colleghi si chiedono come possa trarne ispirazione, mentre loro si orientano su altra musica più aggressiva o sul silenzio assoluto; io dico che ogni suo verso è un’immagine. Come può non aiutarmi questo suo modo di comporre???”
Gli hai rubato qualche anteprima? Ci puoi dire cosa farà dopo questo lavoro? E’ proprio giunta “l’ora della sua uscita di scena”?
“Naturalmente non so niente. Ma di una cosa sono sicuro: Claudio non smetterà mai di produrre arte e bellezza. Ha ancora una capacità enorme di emozionare e potrà farlo anche con modalità diverse dalla canzone”.