In questo futuro (che è il nostro)
Quindi, nel bel mezzo di questo 2021 “accelerato”, Claudio si appresta a realizzare l’evento che avrebbe realizzato nel 2025 (vedi ottime riflessioni di Baricco su “Il Post” che pubblicherò a parte).
Il mondo ha “utilizzato” l’emergenza sanitaria per soddisfare la propria smania di guardare nello spioncino del futuro, cacciando dentro al concetto di “emergenza” quei concetti che in parte nemmeno desiderava, ma che considera tutti come sviluppo inevitabile, obbediente ad un superiore Fattore Esterno, determinato dalle seduzioni di una rivoluzione tecnologica permanente e da congiunture internazionali che inducono a proteggersi contraendo la propria sfera fisica di movimento.
Per farlo non ha esitato a mentire ripetutamente a se stesso, a minacciare e scontrarsi con toni insolitamente aggressivi con i pochi che non condividevano e a pretendere che governi, sindaci, giornali, tv, medici cantassero quella sola canzone che ormai girava sul piatto producendo la sua musica spaventosa e ammaliante allo stesso tempo.
Ci saranno ancora i concerti, le vacanze, gli stadi, le feste, le palestre, i cinema con dentro la gente vera? Sì; ma la loro fruizione sarà molto più costosa e soggetta ad una tale paranoica rottura di coglioni di restrizioni e regolette che le depotenzierà quasi completamente. Rimarrà inizialmente appannaggio di benestanti super-appassionati, disposti a sfidare ogni scomodità, ma presto si convinceranno anche loro che è meglio lasciar perdere e considerare gli eventi che prevedono spostamenti e contatti come qualcosa démodé, da nostalgici sfigati, da alternativi perdenti.
Tutto congiurerà a farci credere che la nostra dimensione di tempo libero, di relax, di arricchimento culturale e spirituale sia completamente racchiusa nei device che stiperemo dentro la nostra casa e dai quali non ci separeremo mai nei pochi casi in cui ne usciremo, per le più limitate esigenze alimentari e professionali.
Muoversi costerà molto, sarà pericoloso e ostacolato e non ne varrà più tanto la pena. Nel frattempo avremo imparato a ricavare emozioni dagli spettacoli virtuali (la cui qualità è in vertiginoso aumento) e a condividerle in canali di comunicazione elettronica sempre accesi, puliti, sicuri, controllabili, popolati solo da coloro che abbiamo scelto, con filtri per escludere chi non ci piace, trasformabili e sostituibili in ogni momento.
Il 70enne Claudio è fra i primi a metterci la faccia, dopo aver saturato i cuori e i polmoni di milioni di spettatori “veri”, sgomitanti, urlanti, sudanti, lacrimanti.
Si adegua al nuovo dall’alto delle sue grandi visioni e favorito anche dai fatali conti da pagare all’età, che lo avrebbero comunque costretto a chiudere la straordinaria e lunghissima stagione dei suoi energici incontri con il pubblico. Un pubblico che, lievitando l’età media, stava comunque entrando in progressiva difficoltà nel rapporto con gradoni di stadio, resse ai cancelli, decibel a palla, orari notturni e scomodità assortite.
Nell’intervista di presentazione per la RAI Claudio porta la mascherina, anche se è in mezzo ad un parco. Poi la toglie, per attivare una linea confidenziale con l’intervistatrice. Ma poi la rimette, inutile e sciocca dal punto di vista sanitario, ma necessaria e funzionale (a prescindere dalla sua utilità, che diventa l’ultimo dei problemi) quale bandiera di appartenenza consapevole al nuovo mondo, quello del 2025; così come il saluto finale “alla orientale” con un inchino a mani giunte, senza toccarsi (disgustoso). Perché nonostante i due siano super-vaccinati, come si affrettano a rassicurare in omaggio al leviatano sanitario, devono sottolineare che un tempo è trascorso e non tornerà più. Che è il caso (a prescindere dalla situazione sanitaria, che diventa un problema marginale) di conformarsi ad una nuova realtà e che più in fretta lo si farà e meno si soffrirà nella perdita di quel carrozzone di vecchia umanità che siamo destinati ad abbandonare e che avremmo comunque abbandonato entro il 2025. Ci dobbiamo solo sbrigare un po’ più in fretta, perché c’è una strana e infantile smania di crescere, di tuffarci in un mondo di soli cristalli liquidi e di macchine che parlano per noi.
Con ogni probabilità Claudio, ancora una volta, non sbaglierà e saprà cavalcare da par suo anche questa battaglia (l’ultima per lui, almeno credo) come fece in passato con l’affermarsi della TV, dei videoclip, dei CD, del web. Lo spettacolo streaming sarà straordinario e le magie tecnologiche nella ripresa televisiva e nella riproduzione del suono (nonché la possibilità di rivederlo all’infinito e chissà quanti altre opzioni “premium” arriveranno ad inventarsi nel prossimo futuro) renderanno competitiva questa modalità di fruizione con quelle che si producevano in passato nel groviglio di corpi e fiati che popolavano i suoi “live”. E lo stesso varrà per partite di calcio, gran premi di formula uno, visite a monumenti, a musei, a città, rievocazioni storiche, eccetera.
Facciamo anche due conticini: il concerto costa 12 euro. Se fossi tirchio e volessi condividere la spesa con qualche amico invitato nel mio salotto arriveremmo a pochi euro pro capite. Vederlo dal vivo a Roma, in condizioni normali, sarebbe costato almeno un centone, più tutte le spese per raggiungere il luogo e soggiornarvi, i problemi di traffico, parcheggio, abbigliamento, ecc.
La mancanza di pubblico, negli eventi, determinerà risparmi clamorosi degli organizzatori sulla necessità di forza pubblica, di assistenza sanitaria pronto intervento, di pulizie, di servizi di ogni tipo. Mancherà il “botteghino”, ma potrebbe diventare ugualmente un affare con l’abbattimento di varie altre voci di spesa.
E la mancanza dell’urlo della folla? L’Uomo è un animale dalla straordinaria adattabilità. Presto diventerà una di quelle cose di cui si parlerà al passato, come il fumo al ristorante, come le botteghe dei maniscalchi, come le cabine del telefono.
Ma… detto a bassa voce: voi siete pronti?